Un marchio che trae ispirazione da contesti inusuali ma che, soprattutto, prendono in considerazione una matrice “nomad-cool” ma dal twist contemporaneo. Ecco che ogni stagione c’è un tema nuovo. Tutto nasce da una storia, che lo stilista interpreta attraverso gli abiti. Così Simon Porte Jacquemus diventa narratore, film-maker e costumista al tempo stesso. Una voce fuori dal coro.

La storia di Simon Porte, in arte Jacquemus, enfant prodige delle collezioni uomo e donna francesi
Simon Porte Jacquemus ha un superpotere: quello che tutti noi diamo nella moda, la relazione fra l’indumento e la forma del corpo che lo indossa, lui lo vede nell’ispirazione nella vita di tutti i giorni, per creare collezioni dal tratto classicamente francese – righe marinière e motivi intrinsecamente French – e surreale.

Cresciuto in un paesino della Francia meridionale, Jacquemus ha cucito la sua prima gonna a 7 anni e a 12 ha scritto a Jean Paul Gautier per chiedere un posto da stilista. A 19 anni si è trasferito a Parigi per frequentare l’École Supérieure des Arts et techniques de la Mode, ma dopo la morte improvvisa della madre Valérie, ha deciso di cogliere l’attimo, ritirarsi dalla scuola e lanciare il suo brand, lavorando nel negozio di Comme De Garçons per finanziarsi.
“Lavorare in una boutique mi ha insegnato molto sui vestiti, su come essere sicuri di ciò che si è, su come trattare con le persone e interagire con il cliente.” dichiara Simon “La moda è poesia. È un modo di raccontare una storia, di dire qualcosa in questo mondo, perché con quello che indossi, mandi sempre un messaggio. Però, la moda è anche un business. Per questo vendo poesia. Per me non ha senso fare moda se non la vendi. Per questo, quello che vedi alle mie sfilate è esattamente quello che vendo. Mi piace essere trasparente in questo senso.”

Debutta con una collezione minimalista: “Il minimalismo è stato più una necessità che un concept studiato”. Non aveva molti soldi e, dopo aver comprato i tessuti che cercava al Marché Saint Pierre, trovò un piccolo laboratorio di una donna che confezionava tende; le chiese di fargli una gonna a vita alta, senza bottoni, ma con una zip laterale e senza le tasche, perché tasche e bottoni non poteva permetterseli. Con la terza collezione, interamente in lana cotta, tagli a vivo e pochissimi dettagli, è notato da Rei Kawakubo a Tokyo in uno showroom che lo rappresentava. Lui ovviamente non c’era: non poteva permettersi il viaggio. Incontrai lei e il suo compagno Adrian Joffe subito dopo e da lì che capì molte cose. Finivo di lavorare in boutique e tornavo a casa a disegnare tutta la notte” . Due stagioni dopo, Joffe inizia a ordinare la sua collezione per Dover Street Market a Londra, vendendola con grande successo.

Un uomo determinato, cosa che gli ha permesso di creare collezioni sofisticate, sexy, nostalgiche, delicate nelle loro tinte colori, con le proporzioni calibrate, dall’eleganza fantasiosa sostenuta da materiali di qualità. Ma nello stesso tempo grintose, espressione di un modo di vestire che si traduce “sans chichi” ovvero “senza tanti froufrou ma dritta al punto”.

Ecco che Jacquemus per la prossima stagione autunnale porta in passerella il Marocco, ispirandosi ai famosi Suq (o souk) marocchini, ossia i mercati divisi in corporazioni, per lo scambio di merci.
Il designer ha deciso di portare in passerella questo tipo d’ispirazione proprio perché durante lo scorso inverno lui stesso si è perso all’interno di questo tipo di mercato. Ovviamente nella collezione il provenzalismo è immancabile. Silhouette morbidissima, colori molto caldi e gli immancabili copricapi e micro accessori. La collezione è anche un’ode alla diversità con un cast di modelle molto eterogeneo e allo stesso tempo omogeneo sia per la sfilata sia per le campagne su carta stampata e social.
Un cambio di passo, che dalle astrazioni artistiche, velate da una poesia innocente, approda a uno stile glamours, per un marchio che si sta rivelando innovativo nel suo tradizionalismo e molto inclusivo.

E allora via libera per la prima collezione uomo per la prossima estate, che si traduce in una varietà di uomini diversi: dalla tuta di cotone o bleus de travail, ricamata con il logo sul lato sinistro del torace, alle felpe con il cappuccio da boxer, dalle casacche da calcio in filato prezioso e inserti di seta per un “tipo sportivo”, alla classica camicia o polo a righe con i bermuda e un cappello da pescatore per un “spirito nomad-cool.”
“Vedo l’uomo Jacquemus come vedo la donna Jacquemus: è una storia sincera… Non ho fatto gli uomini fino ad ora perché non sentivo il bisogno di fare uomini ed io non potevo immaginarlo… “ dichiara Simon Porte “Mi sono innamorato e ho iniziato a immaginare che l’uomo Jacquemus esista. Quest’uomo è il fratellino della mia donna dedicata al ricordo di mia madre. Un ragazzo forse meno sofisticato rispetto al mio universo femminile, ma carico di sensualità. Qui a Marsiglia in riva al mare si è sempre nudi, si vive a contatto con la natura in maniera libera. Mi è sembrato normale celebrare questo tipo di vita e mi sono battuto perché questo primo défilé fosse qui tra gli scogli della Calanque de Sormiou, un piccolo paradiso. Un posto che racchiude il Mediterraneo e la sua essenza. Potrebbe essere Mykonos o una spiaggia del Marocco, della Sicilia o della Spagna. Ma volevo che questa storia avesse un che di caliente, passionale”.

Tra i dettagli giocano un ruolo importante i calzoncini da mare blu abbinati a trench fluttuanti e pantaloncini da surf realizzati nello stesso materiale, con il motivo a foglia arancione e giallo ispirato ai quadri di Matisse.
I capi must, base di molti outfit, sono la camicia con le stampe di girasoli, il fiore preferito da Jacquemus, e il maglioncino patchwork che sembra essere costruito cucendo assieme pezze di tessuti da lavoro. Il marsupio da trekking è l’accessorio immancabile del viaggiatore instancabile. Spazioso, legato alla vita o portato a tracolla con tasche e cinghie, e con appesi talvolta i souvenir dei suoi viaggi.

Le sue radici tornano al mare, alle coste e l’estate italiana per la sua collezione donna primavera – estate 2019.
Scollature profonde a V, fessure, minigonne con sfumature di colore, abiti sfrangiati e sexy che si muovono, camicie maxi da portare come copricostume, giacche sartoriali come mini dress con cintura in vita e volumi sinuosi.
L’iconico cappello di paglia è sostituito da maxi bag di paglia sfrangiate, mentre ai piedi, le modelle sfoggiano sandali dal tacco a charm, con la J di Jacquemus colorata che penzola e prende vita a ogni passo.
È il caso di dirlo: le sue collezioni sono l’omaggio ai suoi ricordi d’infanzia legati a doppio filo alla sua città natale Mallemort e alla sua adolescenza come nel caso della prima visita alla spiaggia della Calanque de Sormiou, scelta come location per la sfilata uomo.
Il risultato è convincente, accattivante e dinamico, oltre che del tutto innovativo. Merito di risaltare i valori della dedizione al duro lavoro e che dimostra ancora una volta come l’esperienza non sia l’unica carta disponibile nel mondo della moda e del lavoro in generale.
