Loewe, da quasi 170 anni, è una delle più importanti Maison del lusso al mondo, caratterizzata da un passato avanguardista, un’incrollabile fiducia nel presente e una visione rivolta al futuro.
Sotto la direzione creativa di Jonathan Anderson, Loewe esalta il lusso e l’artigianalità.
Diventare il direttore creativo di un marchio come Loewe per rilanciarlo non significa solo disegnare collezioni e creare oggetti. Vuol dire inventare un nuovo universo di riferimenti estetici, artistici e culturali, cercando di riformulare il passato.
Operazione complessa, che nel gioco della moda mette in campo arte e alto artigianato, e nel caso specifico due caratteri nazionali spagnolo e britannico facendoli convergere in una sola combinazione vincente.
Questo è stato il compito non facile di Jonathan Anderson che ha cominciato da ogni singolo negozio cambiando espositori e appendiabiti e via via tutto il resto, affinché gli oggetti e vestiti siano esattamente quelli che vorrebbero che Loewe fosse senza diventare vetusto o museo del passato.
Una scelta guidata anche dalla convinzione che, per non essere divorata dall’incessante turn over dei social network, la moda debba vivere anche fuori dal mondo digitale, offrendo un’alternativa concreta e culturalmente rilevante.
JW Anderson: creazioni tra lusso e arte.
Questo lo si può notare nella collezione uomo Autunno Inverno 2018-2019 che è stata presentata dietro le finestre imbiancate della sede della Maison in Place Saint- Sulpice, avvolta da un’intensa illuminazione. Quest’ambiente quasi ascetico funge da guardaroba e allo stesso tempo da spazio espositivo in disuso.
Sulle pareti, dodici distinte sequenze fotografiche scattate dal fotografo americano 85enne Duane Michals, che vedono il modello Erik Frey come protagonista di una serie di trucchi magici dell’attore inglese star della campagna Loewe Josh O’Connor.
Scattate al Teatro Reina Victoria di Madrid, le immagini contestualizzano la collezione all’interno della fantasiosa opera di Michals, assumendo i caratteri surrealisti della pantomima per un effetto drammatico.
Per contro, la collezione attinge a una sobria mascolinità, per la quale l’illusione è accantonata per lasciare spazio a elementi archetipali affinati dall’arte.
La tenue palette di colori dalle sfumature della terra e muschio richiama i grandi spazi aperti, mentre le nuove finiture in pelle creano patine brunite ed effetti simili al velluto a coste.
Capispalla dalle linee classiche sono presentati in shearling e motivo a quadri in lana melton, cuciti insieme o accostati con impunture a vista. Allacciature da rugby in stile college sono gli intramontabili motivi da ragazzo, contrapposti a un’ossessione per i talismani che emerge negli ornamenti, caratterizzati da miniature di ceramiche e file di nodi di corda e filo.
Da controaltare la collezione donna Loewe si colloca nello spazio de l’Unesco a Parigi, si popola di sculture neo-dadaiste dell’artista Tetsumi Kudo (1935 – 1990) che affiancano i mobili e il camino disegnati da E.W. Godwin (1833 – 1886).
Anche se apparentemente discorde, il contributo di Godwin alla tradizione Arts & Crafts fu fortemente influenzato dal giapponismo vittoriano, fornendo un sobrio completamento ai grotteschi microcosmi post-umani di Kudo. L’austerità regna sovrana, interrotta solo da attimi decadenti di primitivismo, mentre linee ispirate alla metà del secolo sono traslate attraverso una lente contemporanea.
All’interno di quest’ambiente, la collezione si declina in continui rimandi di naturale e industriale, rappresentato dalla manualità artigianale delle lavorazioni e dalle definizioni industriali del prodotto. Ed è quest’aspetto che permette a Jonathan Anderson di dare una lettura leggera, accennata, personale degli anni Settanta, partendo dalla pelle che assume la duplice funzione di superficie e ornamento.
Liscia con impunture dà la struttura ad abiti in cotone plissé, unita a pizzo o applicata in pannelli verticali su casacche fluide e pantaloni. Giacche e cappe svasate creano ampi volumi in gabardine di cotone, soffice shearling o jacquard optical a taglio vivo.
Le regole sartoriali sono riconsiderate proponendo il classico completo con pantaloni in jersey di lana, jacquard di seta e scacchi o maniche a kimono.
I colletti delle camicie si estendono in linee arcuate, mentre i blazer si annodano come fiocchi. Scialli multi-filato definiscono con sensuali grovigli abiti colonna, unendo vari tessuti in un unico capo. L’accento grafico di pois e pied de poule è applicato alla lingerie in una romantica astrazione materica.