Continuano gli appuntamenti che febbraio, il mese della moda, ha tenuto in serbo per gli addetti del mestiere. Dopo la New York Fashion Week, è tempo di tornare nel vecchio continente e dare uno sguardo a ciò che le passerelle londinesi hanno proposto per l’autunno/inverno 2018/2019.
Accanto alle canoniche sfilate, il British Fashion Council, organizzatore della manifestazione negli Store Studios, principale hub, al centro di Londra, ha dato vita al Fashion Week Festival.
Un’opportunità unica, aperta al pubblico, per celebrare il mondo del fashion. Più di 150 brands internazionali hanno curato i pop-up shops dove gli amanti della moda hanno potuto acquistare i capi subito dopo gli show, continuando a perseguire la formula del see now and buy now.
Tanti i nomi che hanno sfilato in questi giorni, dal 16 al 20 febbraio. Grande attesa per lo show di Burberry, che ha organizzato uno show spettacolare per salutare Christopher Bailey che ha ceduto il timone come direttore creativo. J.W. Anderson, che ha presentato per la prima volta una sfilata co-ed uomo e donna. Molto attesi anche gli show di Christopher Kane, Mary Katrantzou, Simone Rocha e Ports 1961, che per la prima volta ha sfilato nella City.
Dopo 17 anni Christopher Bailey lascia il brand inglese con una sfilata trionfale. Colui che ha dato un volto a Burberry ha riproposto tutti i momenti più salienti della sua vita e di quella del marchio. Un tripudio di arcobaleni ha calcato la passerella celebrando l’uguaglianza sociale e i diritti civili. Per questa collezione, sono stati aperti gli archivi degli anni ‘80 e ‘90 volgendo uno sguardo al passato per scrivere le nuove pagine del futuro. Un’esplosione di colore, le felpe oversize con stampa graffiti o i famosi loghi inconfondibili; parka, puff jackets hanno reso lo show un evento d’eccezione sulle note di ‘Don’t leave me this way’, il grande designer ha abbracciato il suo pubblico.
J.W Anderson ci porta in un set industriale realizzato dall’artista Martin Belou, dove menswear e womenswear coesistono. I confini diventano labili, elementi femminili rivivono nel guardaroba maschile contaminato dallo sportswear e dal daily wear. Uno stile inventivo e innovativo, caratterizzato da un tocco di concretezza, dove lo stile di Anderson rimane tangibile. Soluzioni elaborate, mai scontate, che esplorano nuovi confini e linguaggi verso una grammatica stilistica tutta nuova.
Per Mary Katrantzou è il trionfo dell’ornamento a vincere. Come opere d’arte la collezione della stilista evidenzia un gusto artistico e visionario che si muove verso decorazioni apparentemente incongrue. Il puntinismo di Paul Serat e Paul Signac, i tappeti persiani, i movimenti architettonici delle Bauhaus sono racchiusi in piccoli capolavori tessili da indossare. Una collezione superlativa, dove gli abiti in velluto coesistono con completi maschili e cappotti dai tagli asimmetrici. Un collage straordinario, che ci riporta sui banchi di scuola, durante una lezione di storia dell’arte.
Sembrano dame vittoriane, le modelle di Simone Rocha. Poesia e grazia sono racchiuse nelle creazioni della designer provenienti da un mondo magico lontano. Creature incantate portano in vita abiti rubati dalla storia del costume inscritti nel contesto moderno. Pantaloni in grisaglia guarniti da lunghi fiocchi di velluto nero ed elaborati abiti in tulle e lamé coabitano un ambiente sopraffino. Pizzo e broccato, cotone, tulle, organza e vernice, lamé e popeline dai volumi sono i tessuti impiegati nei volumi esagerati e nelle linee affusolate. Un trionfo della femminilità.
Ports 1961 vola oltre manica per presentare un look deciso, mascolino, dalle linee semplici e lineari. È un minimalismo apparente, dove spiccano i dettagli costruttivi e tessuti pregiati mettendo in luce le abilità di Nataša Cagalj, direttore creativo di Ports 1961. Maniche extra-lunghe ed elementi modernisti sono i capisaldi di una collezione essenziale e concettuale.