Il Made to Measure è sempre pù praticato da artigiani e maison con una novità: le misure del cliente sono inserite in un computer che diventa l’assistente del sarto.

Il Made to Measure è la salvezza degli indecisi. Di chi proprio non riesce a ordinarsi un abito se prima lo specchio non gli conferma che la per la sua linea un sobrio due bottoni è molto meglio di un doppiopetto con l’abbottonatura in duplice fila. Per questo motivo il signore esigente vuole soltanto abiti su misura, ma preferisce, prima vederli addosso.

È questo il successo del Made to Measure: il cliente va in boutique e viene fatto accomodare in un salotto o meglio in un atelier come quello della Sartoria Dolce& Gabbana, a Corso Venezia 15 a Milano.
Uno spazio, inno alla vanità maschile, arredato con preziosi pezzi di design di Giò Ponti e Ercole Barovier. In questi 210 metri quadrati lavorano 12 sarti ed qui, fra innumerevoli modelli, il cliente sceglie e prova quelli che più lo ispirano. Se è necessaria una qualsiasi modifica, i sarti specializzati su misura prendono nota e sono capaci di realizzare i “desideri vestimentali” più impensati dei clienti più esigenti. Esecutori di uno stile che traduce in abito tutto ciò che l’Italia ha di meglio. Con un occhio di riguardo verso l’estetica siciliana. Ma non solo.

Made to measure: tasca a filetto o toppa. Revers classico o a lancia. Fodera in tinta o a contrasto colore.
Non è una questione di risparmiare tempo: anche in questo caso il manufatto vedrà la luce solo dopo due settimane di lavorazione. Perché sbaglia di grosso chi pensa che un abito Made to Measure sia un lavorato puramente industriale.
Al contrario, ogni abito di qualità, per quanto tagliato in “serie”, è diverso dall’altro: talvolta i completi per lo stesso cliente, realizzati con le medesime identiche misure, risultano diversi l’uno dall’altro: sia per i materiali o tessuti diversi, sia per le diverse mani che lo hanno confezionato addirittura stirato.

Ecco la prima scoperta: le grandi maison da Giorgio Armani a Zegna, da Vitale Barberis Canonico a Larusmiani, da Prada a Dolce&Gabbana, passando per Isaia e Cifonelli, propongono questo tipo di servizio, definito industriale dai non addetti al settore; hanno invece la capacità di cogliere e integrare il meglio delle due lavorazioni, quella meccanizzata e quella sartoriale.
Si pensi soltanto al taglio automatico o al laser programmato dagli esperti secondo un impeccabile stile sartoriale: il computer realizza con la massima precisione, in modo super efficiente e con un enorme risparmio non solo di tempo, ma anche del tessuto se si ragiona su centinaia di metri.

E si pensi che ci sono dei clienti che ordinano una pezza di un centinaio di metri creata appositamente per loro, scegliendone motivo, peso e trama e chiedendo il nome intessuto nella cimosa. Va da sé che si tratta di un vezzo non per molti.
Non solo accorta meccanizzazione, dunque: alle rifiniture del Made to Measure di qualità si applicano decine di pazienti artigiani, dalle ricamatrici che bordano le asole a mano, ai maestri del ferro da stiro e anche della pressa, che deve essere azionata con intelligenza e destrezza.
Si pensi che per la giacca degli abiti su misura occorrano circa trenta fasi di pressatura, affinchè mantenga per sempre la propria struttura unica.

Va da sé che alcune aziende sono particolarmente attente alla biosostenibilità delle proprie produzioni: il Gruppo Prada fin dal 2014 ha redatto e imposto anche ai fornitori una procedura di severo controllo delle sostanze chimiche contenute nei prodotti, e dal 2016 si attiene alle linee guida dei requisiti eco-tossicologici per gli articoli di abbigliamento e pelletteria della Camera Nazionale della Moda Italiana. E Pino Lerario, titolare del brand pugliese Tagliatore, non manca di sottolineare la grande professionalità dei suoi 180 validissimi artigiani.
Prada ha realizzato a Valvigna, nella valle del Chienti, una fabbrica “Ideale” firmata dall’architetto Guido Canali in linea con le più avanzate soluzioni bioenergetiche, nel rispetto dell’ambiente e delle persone che operano nel sistema. Una corte verde, equilibrio tra gli spazi appartati e aperture paesaggistiche. La palazzina che ospita gli uffici è due piani e tutta in vetro. Alta solo cinque metri: la fabbrica ai piedi di una collina, è un inno all’armonia con il corpo centrale che ospita passarelle sospese che uniscono l’architettura alla natura.
E lì che ogni singola persona è assolutamente convinta, che nessun abito che esce da lì sia un semplice codice con packing, ma un vera opera di stile.
