Oggi, il designer cinese Miao Ran, torna alle origini, raccontando esperienze e sentimenti personali e, nella moda, mescolando elementi contrastanti tra di loro, alla ricerca di soluzioni e combinazioni capaci di ricreare l’effetto più naturale possibile, mantenendo però un tocco eccentrico.

Trasformare la tradizione in avanguardia estetica trasportando l’approccio sartoriale alla costruzione del capo, l’importanza del tessuto e ai dettagli su indumenti quotidiani provenienti dal workear e dallo sportswear è la caratteristica che rende Miaoran, la linea di abbigliamento fondata nel 2014 in Italia da Miao Ran, una delle espressioni più interessanti tra quelle delle nuove generazioni di designer cinese.
Una generazione cresciuta nell’esperienza seminale di Rei Kawakubo, Yohji Yamamoto e Issey Miyake, che alla fine degli anni Ottanta hanno rivoluzionato l’idea del bello, di eleganza e di stile introducendo nel lessico della moda, fino ad allora prettamente occidentale, forme dell’abito che ponevano al centro della progettazione l’individuo invece del corpo.
Per i designer orientali il contenuto del capo, sia un messaggio o un elemento strutturale come design e materia, è parte integrante del suo aspetto.

È forse per questo che sono strettamente connessi con l’estetica maschile contemporanea e riescono meglio di altri ad avvicinare la loro ricerca alla realtà del quotidiano?
“Se questo è quanto si percepisce osservandoci dall’esterno allora può essere” commenta Miao “forse è una conseguenza della cultura e delle tradizioni orientali, ma non posso affermarlo con certezza. Credo fortemente che si debba creare e non seguire un trend, mi interessa il rispetto della propria identità che può essere sì soggetta a mutamenti ma non repentini e vuoti. Il percorso progettuale si affianca a quello personale e la mia moda non cambia, cresce piuttosto insieme a me.
Non mi piace guardare la contemporaneità dell’uomo, l’abbigliamento maschile di oggi.
Penso che la moda sia un qualcosa che ci fa stare bene, che ci aiuta a sentirci a proprio agio con il nostro corpo e quindi con il mondo in cui ci muoviamo, mondo che spesso stride con la mia visione di bellezza.
Allora la moda, l’estetica, devono diventare a mio avviso un qualcosa di bello, non disturbante e fastidioso, che ingentilisca gli occhi e l’animo di chi la guarda e non cada nel gioco del brutto fine a se stesso. Oggi ci troviamo per strada, a passare tra vetrine prive di ricerca e bellezza, a camminare tra persone che quella stessa ricerca non la fanno, disinteressate a comunicarsi tramite l’abito, ma per mezzo del proprio corpo, privo di vestiti e anche di significati, senza veli.
Ci si dovrebbe tutti rinnovare. E cercare le proprie ispirazioni nella bellezza, nell’arte, nella natura, in qualsiasi cosa che non sia reale, in qualcosa di nuovo e che ancora non esiste”.

Come si è trasformato Miaoran dal 2014 ad oggi?
“Date le diverse esperienze personali e non, Miaoran è diventato molto più maturo, anche se l’essenza e il sangue del brand sono rimasti i medesimi.
Alla base c’è la ricerca, l’astratto delle ispirazioni e l’improvvisazione che si unisce allo studio delle forme, che portano ad altre forme e costituiscono il filo rosso delle collezioni che ho sviluppato in questi anni.
I materiali, i tessuti che uso sono prestati ai concetti che penso e sono anch’essi un segno dell’evoluzione del brand perché si legano a un particolare momento in cui la collezione è pensata.
Ho imparato sempre di più a condividere il mio lavoro, perché la crescita presuppone la possibilità di discutere delle proprie idee. Per questo sono sempre maggiori le mie collaborazioni con il mondo dell’arte, nelle forme più trasversali, in questo modo le idee possono crescere e svilupparsi.
Questo ha permesso al brand di maturare molto, nell’approccio alla creazione e di conseguenza anche nei capi che vengono prodotti. Detto ciò, mi interessa il futuro, i nuovi progetti e oggi Miaoran è pronto a nuove sfide e a crescere su qualsiasi fronte”.

Come è cambiata la moda nell’ultimo decennio secondo Miao?
“Per me è interessante rispondere a questa domanda, me la faccio spesso. Sono in Italia da esattamente dieci anni. Bisogna innanzitutto capire di che tipo di moda si parla, io sono nato in Cina e sono venuto in Europa e in particolare in Italia, a Milano, per l’idea di moda che avevo.
Questa idea, che rispondeva ai canoni di bellezza cui facevo prima riferimento, si è andata pian piano perdendo nel corso del tempo. La moda, in questo senso, non esiste più, per mancanza di riferimenti e anche di ricerca” prosegue Miao “Invasi da prodotti studiati per essere venduti in quantità enormi, non c’è poesia nella creazione e nemmeno desiderio nella fruizione. E la moda è ferma, ferma al brutto perché pare sia l’unico a portare qualcosa di diverso. Importante invece è sperimentare nel bello e cercare di avere tra le mani qualcosa di nuovo per andare avanti”.
