Milano Fashion Week – la moda torna protagonista dal 22 al 27 febbraio con 70 sfilate, 92 presentazioni 37 eventi in calendario. E l’Oriente in primo piano.
Apre il russo Grinko, chiude l’italianissimo Giorgio Armani la Milano Fashion Week. Di nuovo.
Un calendario fitto che propone ben 70 sfilate, 92 presentazioni di cui 4 su appuntamento e 37 eventi.
Tra i ‘big’ N21, Alberta Ferretti, Gucci, Fendi, Marras, Ermanno Scervino, Prada, Etro, Versace.
Diverse le location cittadine, tra cui, ancora una volta, la Sala Cariatidi di Palazzo Reale. Tra le novità, lo Spazio Cavallerizze presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia.
Alcuni debutti molto attesi come l’approdo della Maison francese Vionnet a Milano e la sfilata di Bottega Veneta che dopo una breve pausa torna a sfilare in città con una collezione unificata uomo-donna. Ma il focus è indubbiamente sulle tante label emergenti che la Camera della Moda Italiana supporta e rende visibili. Soprattutto made in Pechino e Shangai. La moda diventa così una passerella, una vetrina ancor più internazionale. L’Oriente macina e corre veloce. Si sa. E’ la seconda economia mondiale dopo gli Stati Uniti. E strega tutti. Se Gucci fa sfilare modelle orientali caleidoscopiche con tanto di ombrellino parasole e outfit coloratissimi con un rimando esplicito al Sol Levante, gli stilisti orientali arrivano a frotte. Quasi tutti cinesi con un passato formativo a Londra, al prestigioso College di Design Saint Martins.
In Giappone, ma ancor più in Cina, c’è un imponente mercato del lusso e di capi e accessori firmati. La creatività è ormai di casa. Aumentano ogni anno le iscrizioni di studenti cinesi alle scuole di moda. Un segnale di forte interesse nel settore. E sempre più stilisti occidentali si ispirano alla moda cinese. Un interscambio culturale ed estetico sempre più produttivo. Basti pensare che alcuni marchi made in Italy sono stati acquistati del tutto o in parte da imprenditori cinesi. In primis Krizia, e Francesco Scognamiglio rilevato per il 30% dal Fondo Y Capital di Young. E ci sono sempre più stilisti giovanissimi da tenere sott’occhio. Pieni di talento. Lo sa bene Giorgio Armani che li punta da tempo. Sono due stagioni che alla settimana della moda italiana i designer orientali sfilano tra gli applausi e feed back positivi degli addetti ai lavori.
Ribelle, spiritosa, anticonvenzionale. Una che arriva dalla Cina, ma del “Made in China” ha poco o niente è Annakiki, la prima a sfilare alla Milano Fashion Week supportata da White in collaborazione con la Camera della Moda Italiana.
Figlia di artigiani tessili, mastica costumi e arte sin da piccola. A otto anni realizza la sua prima gonna. La giovane Anna Yang crea la sua griffe nel 2013 . L’ironica stilista indipendente cinese fa un sapiente uso del colore grafico creando abiti che sembrano opere pittoriche, i tagli sono sartoriali, la visione innovativa. Moderna, destabilizzante, fantasiosa, ecosostenibile, porta nella sua collezione gli insegnamenti di famiglia e la sua grande passione per l’arte. Usa tessuti come lana e filati con molti inserti e ricami cuciti a mano. La collezione invernale del prossimo anno propone una donna venuta dalla luna con rigonfiamenti sulle spalle e tute aderenti color argento metallizzato. Total look dai bagliori metallici. E poi tanto rosa, nero vernice, rosso carminio e le immancabili righe. Gessati che sono pura avanguardia e combinano nuovamente l’argento al nero. Trasparenze, maniche over, e qualche incursione di giallo. Ci piace.
Allo Scalone Arengario in Piazza Duomo arriva anche la poliedrica designer cinese Angel Chen all’interno del progetto “International Designer Exchange Program” di Mercedes-Benz con la sua collezione Autunno/Inverno 2017.
Il volto teen del boom cinese caratterizzato da un’estetica orgogliosamente beffarda e audace e da una fusione di colori e tessiture contrastanti riunisce Oriente e Occidente.
L’eredità del suo paese, l’innovazione artigianale, la combinazione dei colori e dei tessuti, i ricami meticolosi e tradizionali. Nella collezione PE 2017 si era ispirata all’antico testo cinese ‘Shan Hai Jing’ che narra storie di mostri marini usando tessuti made in Shanghai e argento vero. Nata a Shenzen ma formatasi alla Saint Martins a Londra, la stilista 24enne il cui idolo è idolo John Galliano, si è affermata come nuova promessa della moda contemporanea. A dimostrarlo è la sua presenza tra i primi “30 Under 30” asiatici nella lista stilata nel 2016 dall’autorevole rivista americana Forbes. “E’ il momento perfetto per essere dei creativi in Cina” racconta, pur sentendosi cittadina del mondo come i suoi colleghi presenti alla Fashion Week in corso.
Per la prima volta in calendario alla Milano Fashion Week c’è Xu Zhi, designer indipendente promosso da Giorgio Armani e dalla Camera della Moda.
Ancora una volta Armani ospita un emergente orientale. Dopo la sfilata collettiva dedicata a tre giovani talenti internazionali, ritorna quindi il format dello show individuale.
Le creazioni dello stilista, anche lui formatosi alla Saint Martins College of Arts and Design di Londra, di scena presso l’Armani Teatro di via Bergognone, sono caratterizzate da intricate sovrapposizioni di forme e tessuti, in nome di un virtuosismo che genera un forte impatto visivo per una donne poetica e indipendente. Ma anche semplice. Approccio sartoriale al vestire e cura dei dettagli sono il fil rouge delle sue proposte. Interpellato Re Giorgio ha spiegato che Xuzhi Chen si distingue da altri emergenti «grazie a un punto di vista preciso e all’impegno di tradurlo in capi di grande qualità».
Ma la più famosa acquisizione cinese nel campo della moda è sicuramente quella del marchio Krizia, rilevato nel 2014 dalla stilista Zhu Chongyun. Secondo Forbes una delle 25 imprenditrici più influenti nell’industria mondiale della moda. Per dare qualche numero, in Cina ha creato un gruppo di pret-à-porter con 5 marchi, 4.000 dipendenti e un giro di affari di quasi 420 milioni di dollari. Un impero. Chongyun ha deciso di comprare l’azienda creata nel 1956 da Mariuccia Mandelli, forte di un’economia solida, in continua crescita. Lo sviluppo del mercato dalle riforme del 1979 è stato smisurato, compreso quello della moda. “Prendendo un marchio così importante io metto le basi per sfondare sul mercato cinese dove, lo sottolineo, i marchi italiani sono molto molto amati” ha raccontato. E intanto all’orizzonte si profila la possibilità di spostare la produzione oltreoceano.
Grande attesa anche per Atsushi Nakashima e Ricostru.
Dopo la laurea presso il Nagoya Fashion College nel 2001, il giapponese Nakashima è entrato ufficialmente nel fashion system. Nella sua gavetta vanta il posto di assistente personale di Jean Paul Gaultier e di direttore creativo di Jill Sander Navy Accessories dal 2011. Il debutto a Marzo 2012 durante la Mercedes-Benz Fashion Week di Tokyo, seguiti da numerosi attestati, premi e riconoscimenti. Per la stagione in arrivo, con l’avanguardia sapiente che lo contraddistingue, ha presentato una collezione pulita, un bilanciamento di teatralità e semplicità. Ha mixato con savoir faire tessuti con proprietà termiche, tessuti tecnici e stoffe pregiate come pelle, taffetà, seta. Con un effetto finale armonioso, morbido, un intreccio tra bellezza atavica e tecnologia futuristica, con una sempre impeccabile sartorialità.
A chiudere la Settimana della Moda milanese torna Ricostru, un brand ma anche un collettivo di design fondato in Cina nel 2011 da Rico Manchit Au, seguendo la filosofia della “ricostruzione vista come il principio creativo, tradotto in capi essenziali e confortevoli, puliti nel disegno, lussuosi al tatto”.
La designer cinese, che ha studiato all’Istituto Marangoni a Milano, è stata protagonista di The Vogue Talent Corner nel 2012. Già supportata e ospitata a Settembre scorso da Giorgio Armani come Guest Designer, presenta capi cozy e linee essenziali dalla mano luxury. Enfant prodige della moda orientale secondo molti, attendiamo con interesse la risposta del mercato a questa nuova collezione autunno/inverno.