Alla Milano Fashion Week Uomo, da Prada a Ferragamo va in scena una contemporaneità che passa dalla tradizione.
“Il tempo degli eccessi è terminato”. Basta paillettes, basta patina. E’ una moda che si cala nel mondo reale quella che abbiamo ammirato in questa settimana all’ombra della Madonnina. Senza le accentuazioni degli ultimi anni.
E’ l’elogio del tailoring e della semplicità. Lo ha sottolineato nel backstage Miuccia Prada e lo ha ribadito Giorgio Armani che ha chiuso superlativamente la Milano Fashion Week dedicata all’uomo.
Doppiamente protagonista, prima del suo défilé lo stilista che fattura 2,65 miliardi di euro (2015) ha ospitato uno show collettivo made in Oriente dedicato a tre giovani talenti: il malese Moto Guo, il giapponese Yoshio Kubo e Consistence, marchio composto dalla coppia di creativi cinesi e taiwanesi Tien Lu e Fang Fang. Sempre attento ai designer emergenti, questa volta si è superato mettendo a disposizione il suo leggendario Teatro creato dall’archistar Tadao Ando.
Era il 1974 quando un Re Giorgio ancora senza corona presentò la sua prima collezione nella Sala Bianca di Firenze, al tempo il centro della moda italiana. Da allora ne ha fatta di strada creando un Impero. Sempre fedele alla sua identità raffinata e senza tempo, Armani ha presentato una collezione pura e teatrale. Un’eleganza sottolineata dagli ampi scialli. Col suo inalterato spirito luxury. Stesso discorso per la linea Emporio Armani: linee morbide, tessuti touch wave con effetto damier sugli smoking, e colori armoniosi: grigio, blu, fango e verde, bagliori di oro e rosso per la sera. In passerella irrompe anche lo sportswear e poi gli accessori. Non manca mai il cappello. E il total black in chiusura. Tutto accompagnato dalle note In sottofondo di “Amami” di Mina e Celentano. Così italiano, così elegante, cosi Armani.
Armani
Ma riavvolgiamo il nastro della Milano Fashion Week e partiamo dall’inizio, venerdì scorso, col debutto clamoroso di Alessandro Sartori, all’Hangar Bicocca, nuovo direttore creativo di Ermenegildo Zegna.
Un atteso ritorno a Milano di un nome che insieme ad Armani interpreta magistralmente la quintessenza del Made in Italy. Il designer ha aperto le danze a Milano Moda Uomo con una collezione essenziale e fluida, classica ma modernissima. Esempio perfetto di questa kermesse: perfetta commistione di lavoro sartoriale e modernismo dall’accento sportivo. Una sintesi equilibrata di radici artigiane e dinamismo moderno, arte del tailoring ed estreme contaminazioni dello sportswear informale. L’essenza pura della contemporaneità. La sartorialità di un moderno globetrotter. Sulla catwalk meneghina protagonisti modelli sulla quarantina tres charmant, con trench color marsala, cappotti e completi ampi, scivolati e cosy, semplici e deluxe. Mai ingessati. Disegni geometrici jacquard ed effetti trapuntati. Molti pull a collo alto sotto felpe in neoprene. In mano cartelle di cuoio e bustoni, cappelli in alpaca e cachemire. I colori? Grigio, ruggine, bianco ghiaccio, blu intenso, camel.
Ermenegildo Zegna
L’appuntamento internazionale della Milano Fashion Week Uomo con le novità del prèt-à-porter per l’autunno-inverno prossimo delle Maison italiane più influenti ha presentato un calendario fittissimo, con molte sfilate miste uomo-donna e diverse new entry.
La passerella unificata è diventata il trend topic, per alcuni una scelta ecologica come ha spiegato a chiare lettere Vivienne Westwood: “Mettere gli abiti del partner significa comprare meno, fare una scelta per preservare la terra”. Trentasette defilé nonostante alcune defezioni (assenti gli eccellenti Bottega Veneta e Gucci), eventi immancabili, party e presentazioni, modalità sempre più amata e scelta dalle maison di accessori di lusso. E ancora i cocktail spumeggianti tra i quali Myar, David Yurman e Isaia e Jonofui , gli attesi opening con l’apertura delle boutique Philippe Plein & Plein Sport e Louis Vuitton con il primo pop-up store in Italia, e gli esclusivi party after-show come quello Dsquared2 domenica sera.
Ha esordito alla Milano Fashion Week tra gli applausi anche il nuovo direttore creativo di Salvatore Ferragamo Guillaume Meilland.
Francese, 37 anni, ha lanciato il nuovo corso del menswear firmando una collezione asciutta ed elegante. Molto legata all’heritage del marchio. Anche in questo caso contraddistinto da due anime: il tailoring unito all’urban sport comodo e attuale. Pantaloni dalla vita alta essenziali, giacche dritte, pull in cashmere color tabacco, cannella e melanzana abbinati a guanti in tinta dall’effetto tricot, cappotti grigio perla di una raffinatezza estrema. Ma anche sacche in pelle oversize da portare come zaini e i due modelli di scarpe che riassumono la doppia identità: una reinterpretazione dei boots da lavoro americane e delle classicissime ed eleganti loafer.

Ferragamo
Sulla pedana di Dolce e Gabbana a far discutere durante la Milano Fashion Week, più che la collezione, è stata la scelta di spostare dal parterre alla passerella i più noti influencer mondiali.
“Figli di” blogger e socialites che in rete si sfidano a colpi di like. Massima espressione dell’Oggi, giovani, intraprendenti e in piena ascesa, secondo la coppia di couturier. Una gioventù dorata, i nuovi principi e principesse seguiti da milioni di followers in tutto il mondo. Che non disdegnano l’abito sartoriale. Dolce&Gabbana nella sua sfilata uomo-donna ha proposto con nonchalance il completo in broccato e il giubbotto in peluche animalier, il piumone maxi decoratissimo e il denim con applicazioni scintillanti. In testa corone e orsacchiotti.
Altro debutto da citare alla Milano Fashion Week è quello del nuovo direttore creativo ex Prada Francesco Risso da Marni, trentenne beniamino del fashion system.
Il nuovo design director Uomo ha mescolato con spensieratezza codici e linguaggi. E tanta ricerca nei materiali. Pantaloni over scozzesi dall’effetto stropicciato stretti in vita, camicie pesanti a quadretti con squarci sulle spalle, ampi pull a righe portati sotto pellicce voluminose e volutamente arruffate. E poi flash di luce a contrasto azzeccatissimi, quadri, righe, tasche applicate, patch di pelliccia, colori vividi, fantasie astratte e zig-zag quasi a dire “siamo fatti apposta per adulti-bambini che non si prendono mai troppo sul serio. Primordiale, atavico, ancestrale. Un Nuovo Uomo Marni che rimescola le carte e colpisce nel segno.
Dolce & Gabbana
Marni
Disinvolto è l’aggettivo adatto per descrivere la collezione uomo Versace.Per il prossimo autunno-inverno ha mixato temi e codici diversi ma forse complementari, sviluppati per un’unica tribù cosmopolita: uomini d’affari con i loro completi sartoriali accanto a giovani nottambuli con sneaker da trekking ai piedi. «Questa è una collezione che celebra gli uomini delle differenti tribù Versace». Parola di Donatella Versace.
Un appunto particolare della Milano Fashion Week va ad Antonio Marras.
Lo stilista sardo è ormai un artista a 360°. Più che una sfilata ha messo in atto una visione alla Triennale di Milano: una vera e propria performance artistica con modelli e modelle che hanno dato forma a quadri viventi. Sullo sfondo una scenografia di 1.300 metri quadrati. Emozione e poesia, arte e haute couture mescolate con savoir-faire e genialità. E dettagli ricercatissimi. Marras ci ha talmente colpite che abbiamo voluto dedicargli un articolo in uscita su The Ducker venerdì 20 gennaio.
Antonio Marras
Lo spazio industriale, quasi spoglio, inatteso. Una location asciutta e intimista a far da cornice alla collezione più sobria ed essenziale di sempre. Si è presentata sotto questa nuova veste Miuccia Prada con un abbigliamento minimal. Il velluto onnipresente ha dato vita ad abiti dal gusto retrò, e poi tanto montone e pelle. Maglie dalle fantasie semplici e lavorazioni knitwear. Un messaggio chiaro, una ritrovata raffinatezza che guarda agli anni Settanta. Radical e contestatore, giovane e quasi primitivo. Mai banale.
Ha fatto riflettere come sempre l’eccentrico ed energico Jeremy Scott (preferendo per la prima volta Milano a Londra) presentando un Uomo Moschino in chiave militare tra scene di combattimento e camouflage. O avveniristico con uniformi rubate alla saga di Star Trek. E poi l’inverno grigio metropolitano targato Ermanno Scervino, il multicolor globetrotter Etro, il dinamico Philipp Plein che ha portato per la prima volta in passerella Plein Sport, una linea di activewear di lusso. Il montone, fil-rouge da Tod’s, le sarte certosine protagoniste indiscusse alla presentazione Pal Zileri e molto altro.
Arrivederci Milano, ci rivediamo a fine Febbraio con la Women Fashion Week. Ora è il momento per buyer e giornalisti di volare a Parigi.
Moschino
