L’alta moda di Parigi, vista alle sfilate di gennaio, mette in risalto il processo di trasformazione attuato dal design e l’aspetto fisico della persona, potendosi così definire il linguaggio di un abito in grado di regalare al corpo una forte carica estetica.

Givenchy Spring Summer 2020 Haute Couture Show
Courtesy @imaxtree.com
Se il design è l’atto di trasformazione figurativa che dalla concezione dell’idea giunge all’oggetto, la Haute Couture chiaramente gli appartiene. Produrre alta moda è in questo un processo di design: nei due ambiti, infatti, i momenti di trasformazione, i modi e i mezzi espressivi procedono parallelamente. In entrambi esistono la ricerca sulla forma, sul tessuto, sul decoro o ricamo sul tessuto, l’invenzione, l’atto creativo, l’espressione tramite parole, ricordi, evocazioni, disegni, ma anche le verifiche ergonometriche, le verifiche tramite le maestranze artigianali. Anche il rapporto, tra ideazione, progettazione e realizzazione è assolutamente lo stesso. Si modifica solo il mezzo espressivo che scaturisce solo dal couturier e il suo team.
Inoltre si pensi la relazione tra la architettura o l’arte e la moda, che nell’Haute Couture è molto stretta. Apparentemente l’arte ha un forte impatto visivo, l’Haute Couture deve essere eterea, soffice. Ma se anche è soft, il disegno scaturisce su qualcosa di hard definito nel corpo. Del resto, quando si progetta un abito Haute Couture, si pensa ad una tipologia ben precisa, proprio come quando un artista progetta un’opera.

Giambattista Valli Spring Summer 2020 Haute Couture Show
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Per il direttore creativo di una Maison contemporanea, vedo sempre più necessaria la via della specializzazione e della creatività, applicata alla produzione artigianale, sorretta da un costante stimolo di ricerca.
È finito il tempo dell’improvvisazione e dello spontaneismo. Contro un vago e improvvisato creatore, credo piuttosto ad un ricercatore rigoroso e controllato. Rifiuto le mezze misure, sono contro le invenzioni fine a sé stesse, anche perché credo che in tema di Haute Couture resti ben poco da inventare: viceversa il lavoro dello stilista è ormai diventato quello di condizionare forme e tendenze nuove tutto quanto è già stato fatto.
La condizione del designer d’abito, è quella di una progettazione individuale che si modifica e cresce attraverso i modi e le possibilità di unione di più materie. Alla base un’intuizione personale, quindi gli interventi che determinano la trasformazione della materia originaria, legati ad una scelta di immagine o a fenomeni particolari che avvengono nella fase della trasformazione: il tutto alle dipendenze delle risorse umane che permettono la produzione di un pezzo unico.

Antonio Grimaldi Spring Summer 2020 Haute Couture Show
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Quando si pensa ad un abito di Haute Couture, si pensa in genere a qualcosa che finirà per essere mostrato per un’occasione speciale, come fatto unico, visualizzando a priori, immaginandolo in “scena”, sia in sfilata sia per quella occasione, senza però mai dimenticare che il capo è destinato ad essere visto una sola volta: questo comporta una serie di valutazioni in termini di consumi, costi e immagine che a loro volta dipendono da una struttura assai vasta.
In qualsiasi tipo di progettazione per il settore dell’Haute Couture, esiste sempre a monte una sintesi di tutte le fasi di trasformazione, che dipende dalla tipologia strutturale della singola Maison cui bisogna demandare le decisioni prese durante la trasformazione.
Ogni collezione richiede studio, ricerca di materiali, progettazione, realizzazione del prototipo, presentazione e creazione dell’immagine. Per tutto ci si avvale di artigiani professionisti, di esperti nel ricamo e nell’alta sartoria, di esperti di comunicazione e di marketing. Ogni fase della catena richiede un controllo assai vigile e rigido dei codici della couture.

Giorgio Armani Privè Spring Summer 2020 Haute Couture Show
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Quando si pensa un abito di Haute Couture non lo si pensa mai immobile, appeso su una gruccia o su un manichino, ma lo si immagina in movimento, in cammino.
Contemporaneamente l’educazione di ogni singolo stilista derivata dagli studi personali affinata dalla conoscenza delle metodologie di progettazioni porta ad immediate trasposizioni nel figurino, come approccio primario alle soluzioni geometriche, che sono la reale matrice del costruire un capo. Ma esistono contemporaneamente nel momento della concezione di detto abito anche delle intenzioni, che forse sono le più forti matrici, derivate da ogni singolo “credo” personale in continua evoluzione, quali l’importanza della gestualità e del movimento, la presenza più o meno equilibrante del colore ed il suo intenzionale significato, e a volte la suggestione poetica di quello che si è visto e vissuto.

Christian Dior Spring Summer 2020 Haute Couture Show
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Credo molto in tutto ciò che viene costruito, elaborato, provato personalmente dallo stilista senza il tabù di partire dalla massima elementarità e semplicità per ottenere anche il più grande degli effetti.
Per esempio alcuni stilisti provvedono a sagomare i campioni, pressando la carta, tagliando il tessuto, elaborando con la premiere lo sviluppo su una mannequin ferma su un cubo.
Disegnare Haute Couture è un gesto studiato ma istantaneo, che si fa con immediatezza.
Disegnare per l’uomo significa gettare sulla carta un’idea spontanea per poi verificarla al massimo della necessità, sfrondarla e ridurla agli elementi di base della Couture.

Givenchy Spring Summer 2020 Haute Couture Show
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Poi subentra il corpo femminile con la sua interpretazione che trasforma l’abito in oggetto vivente.
Il progetto di moda deve accordarsi con una realtà a volte quasi impalpabile, che parla solo di comportamenti, di metamorfosi lente o veloci, di flussi e riflussi. Un tempo il mestiere del couturier era più facile: il grande sarto dettava ciò che era in o out. Oggi la Haute Couture deve interpretare i bisogni anche se rimane pura bellezza di creazione.
Lo stilista non è persuasore dell’eleganza, che invece è, secondo me, il rapporto tra una persona e il mondo esterno, tra sé e il proprio comportamento. Un vestito può essere l’alleato, ma non è mai elegante di per sé stesso.

Chanel Spring Summer 2020 Haute Couture Show
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L’abito possiede dei valori durante l’iter creativo: sono quelle suggestioni che mettono in atto un rapporto di scambio con chi lo indossa. L’oggetto diventa vivo proprio perché subisce delle trasformazioni da parte di chi lo usa. L’abito si adatta al corpo, gli dà dei valori e ne assume degli altri. Il fatto che questi valori esistano e continuo ad esserci fa si che l’abito non subisca nessuna condizione, oltre quella naturale del suo deterioramento.
L’atteggiamento di chi acquista e quello dell’oggetto usato sono così paritetici che danno il via ad una vita continuata.
