In trent’anni Arman Avetikyan ha costruito una sua identità di visionario mischiando arte e sperimentazione, utilizzando la maglia come tessuto. La sua moda è architettura geometrica e evoluzione di una dimensione urbana.

Arman Avetikyan
When your own initials are enough: è questa la password per entrare nel mondo di Arman Avetikyan e il suo brand Froy. Sono passati poco mesi, ben otto mesi dall’essere nominato nuovo talents nell’arena del super concorso ambito Talent Lineapiù, programma di sostegno ai giovani designer di maglieria, oggi giunta alla V edizione. Un periodo breve, ma sicuramente sufficiente per dimostrare le proprie competenze e il proprio potenziale.
La collezione dell’artista armeno, che ha iniziato i primi studi nella facoltà di Architettura in Russia e ultimata in Italia, specializzando poi in Fashion Design alla Moscow State University of Design and Tecnology, e laureato in Design della Maglieria al Politecnico di Milano, con un passato negli uffici stile di varie Maison e per ultimo quella di Giorgio Armani, hanno infatti tracciato un percorso all’insegna di uno stile minimal- poetico, che ha conquistato l’attenzione dello star system. Tanto che per la sua capsule Froy realizzata con gli esclusivi filati di Lineapiù dell’azienda toscana, è arrivato il momento esplorare nuovi mondi utilizzando la maglia come tessuto, conciliando tradizione e innovazione, sfruttando i materiali e processi per ottenere superfici ibride, versatili e parlanti. A cui fare seguito una extension una collezione che lega culture lontane, cogliendo le connessioni tra estetiche distanti solo in apparenza.
Progetti che stanno dando vita a un universo poliedrico e articolato intorno allo stilista 30enne.

Sketch della capsule Froy realizzata con i filati di Lineapiù
Qual è il suo approccio creativo quando pensa ad una collezione e quale è stato il punto di partenza di questo progetto con Lineapiù?
Le mie installazioni realizzate interamente da me anche nelle strutture sia nell’occasione della Milano Design Week sia ora a Pitti Filati 85, in un certo senso, è una sintesi del mio modo di lavorare. Tutto in una collezione ruota intorno al tema della polis in cui si incontrano e interagiscono persone di estrazioni, origini e professioni differenti. Una città in cui si produce la vita di ogni giorno, una macchina che produce persone. Non si tratta però di una macchina industriale: come il caleidoscopio umano di una grande città, anche questa macchina genera molteplicità: ogni vita che produce è unica. Pezzi di maglieria classica che sono stati rivisitati come un prisma creativo, attraverso giochi di nero, blu e bianco e combinazioni di filati che materializzano forme e lavorazioni, dettagli. Oggi ho una visione molto chiara e precisa della creatività. Quando disegno penso a qualcuno che vive la strada in una dimensione urbana. La moda è di per sé la simbiosi tra industria e creatività, in cui prodotti nascono come essere viventi. Ho 30anni e il mondo nomade del viaggio nella città del mondo fa parte della mia vita di tutti i giorni. Ho lasciato l’Armenia quando ero piccolo per andare in Russia per poi arrivare in Italia. Ecco, come potrei definire la mia moda un mix tra sofisticatezza e urbanità.

Arman Evetikyan By Froy
Con questa sua capsule a Pitti Filati 85 ha lanciato un nuovo concetto della maglieria. Come ha lavorato e quale percorso di ricerca ha voluto intraprendere?
Ho pensato ad una identità nuova e multiculturale che si fonde in ogni singolo filo per eseguire una maglia. Muovermi in realtà differenti, talvolta scomode è la mia matrice espressiva che si fonde nel marchio Froy, che omaggio alla mia identità negata del mio cognome che un tempo era vietato in patria. E l’elemento chiave di questo mio processo sono la geometria e le culture tradizionali, che confluiscono vivide nei miei disegni. La maglieria essendo un complemento di moda può diventare un pezzo unico proprio come le tele pittoriche. Almeno dal mio personalissimo punto di vista.

Arman Evetikyan By Froy
Dopo queste installazioni quali sono i progetti di sviluppo futuri?
Al momento, sono in corso delle valutazioni per dare visibilità al brand e a Lineapiù che mi ha dato una borsa triennale che garantisce per 6 stagioni la sponsorizzazione tecnica dei filati per la creazione del campionario.
Come si vede da qui ai prossimi anni?
Un giorno spero di poter vendere la mia collezione attraverso una rete di monomarca e di debuttare sul web con uno store di e-commerce.
Quale sono i sogni nel cassetto che conserva per il futuro?
Credo che tutto quello che ho oggi sia già un bel sogno, ma come diceva Goethe “Qualunque cosa tu possa fare o sognare di fare, incominciala! L’audacia ha in sé genio, potere e magia”. Ammetto di essere sempre stato audace e di avere una peculiare identità visiva.
