Fantastico, creativo, caotico. Il circo è fonte d’ispirazione per Dior Haute Couture: abiti sartoriali, stampe ricercate, tessuti pregiati, intarsi di ricami. Una celebrazione di una femminilità potente e libera, in un rapporto di fiducia assoluto proprio dell’arte.

Il circo è la fascinazione dell’universo intimo e poetico, che affronta ‘grandi temi ma con pudore’ e ci parla dei nostri oggetti ‘familiari, d’amore, d’infanzia, di disputa e di ossessione’. Nella vita alcune cose le portiamo con noi, ad altre, invece, ci aggrappiamo letteralmente.
Spesso queste cose sono idee. Il circo è il luogo meraviglioso dove le cose si fanno, si vedono e si vivono per davvero. Quindi per una volta queste idee si materializzano. E improvvisamente questo offre al corpo una sincera eloquenza fisica, perché aggrapparsi a una porta o a una sedia libera la mente, le dona ali nuove.
“Il circo è un luogo in cui si fa, si vede, e si vive per davvero”
Maria Grazia Chiuri porta il circo a Parigi

Dior Haute Couture Spring-Summer 2019 – Scenography © Adrien Dirand
Maria Grazia Chiuri prova gli stessi sentimenti totalizzanti per il lavoro che fa e parte quindi dal circo come metafora della vita e della moda per progettare la più potente delle sue collezioni couture per Dior.
Il tema del circo continua a riaffiorare nelle spettacolarizzazioni del processo creativo della Maison.

Il circo di Christian Dior Couture
Christian Dior amava recarsi al Cirque d’Hiver, dove Richard Avedon – straordinario complice di Monsieur Dior nella restituzione sotto forma d’immagine dell’essenza della sua moda – scattò nel 1955 la celebre foto Dovima e gli elefanti, ancora insuperata nel rendere la magia e la grandiosità della couture.
O nel ricordare grandi artisti del Novecento come Pablo Picasso, Erik Satie, Serge de Diaghilev, Léonide Massine che progettarono nel 1917 “Parade” uno spettacolo per il Circo Medrano a Roma che arrivo a Parigi. Un racconto fatto di parole, musica e “gouache” per parlare dei conflitti tra rive guache e rive droite della Senna, tra l’avanguardia che voleva uscire dai caffè di Montparnasse e l’arte borghese invisa ai bohémiens, più che quelli sui campi di battaglia.

Il mondo del circo esplorato da Federico Fellini
Impossibile poi citare il regista Federico Fellini la cui visione della vita era talmente intrisa di amore per questo genere di spettacolo e la figura del clown, che gli veniva naturale suddividere e rappresentare tutte le persone che lo circondavano, comprese le maggiori personalità della vita pubblica perché non sono altro che il simbolo della drammaticità e parodie dell’ umanità.
È da questo caos immaginifico che parte la Chiuri per questa collezione haute couture primavera-estate 2019, dedicata al costumista teatrale Gerard Vicaire, introducendoci al suo mondo attraverso una citazione dell’opera Le Costume de Clown Blanc, Gérard Vicaire la Passion pour Seul Habit di Sylvie Nguimfack-Perrault (Editions Chapitre Douze, 2016): «Quel clown è un uomo o una donna? Né l’uno né l’altro. È un clown» citazione che apre il phamplet della sfilata.
“Veri capolavori della Couture…….un’energia che ha fatto deflagrare la memoria e l’immaginazione” Maria Grazia Chiuri”

L’eleganza acrobatica del circo di Monsieur Vicaire
Vicaire, scomparso a 91 anni lo scorso novembre, è noto come sarto specializzato in abiti da clown ma in realtà era un vero couturier, che ha dedicato la sua arte alla variazioni di un solo abito speciale, per raccogliere le emozioni che scatenano l’allegria e la malinconia.
Chiuri racconta con grande sensibilità questi veri capolavori della Couture che in lei hanno scatenato “un’energia che ha fatto deflagrare la memoria e l’immaginazione” dove la moda diventa arte, fino ad evocare emozioni e poesia.
E l’effetto è molto visibile a partire, dalla costruzione di un circo reale ed immaginario all’interno del giardino del Musée Rodin, fino alla sequenza armonica delle artiste del circo londinese Mimbre, tutto al femminile, che eseguono eleganti acrobazie vestite con dei body Dior per inserire un leggero riferimento femminista e l’attiva costante ricerca di una poetica dell’inatteso che sottolinea la fiducia e il legame che si creano fra i corpi delle acrobate.
Così come il maestro di cerimonie del circo ad aggiungersi al mix con il suo superbo frac, indossato con una camicia di chiffon bianca con colletto da marinaio.
Una genealogia sedimentata dalle tante suggestioni: la pelle della donna tatuata, memoria di quel circo vittoriano e dei suoi fenomeni grotteschi, diventa una tuta dai disegni meravigliosi che plasmano il corpo, diventando narrazione da indossare sotto gli abiti.
I colori polverosi, declinati e intrecciati in una palette infinita, come quelli che impastano il sipario dipinto da Pablo Picasso per il balletto Parade, simboleggiano anch’essi quell’usura, quella polvere sottile che riveste gli abiti da scena. Le gonne ricamate o incrostate di paillettes opache da lunghe si accorciano fino a diventare tutù che alludono ai codici del circo, abitato da acrobate, domatori e cavallerizze.

Il favoloso circo di Dior
Maria Grazia Chiuri fa appello a questa incredibile varietà di suggestioni per comporre una sua personalissima Parade, composta da pantaloni ampi, leggerissimi, stretti alla caviglia, che possono diventare tute magnificenti. Shorts neri si abbinano a camicie bianche trasparenti, completate da gorgiere o da nastri che sembrano sfilacciati dal tempo. Ritroviamo inoltre busti in pelle, marinière, e giacche impronta nera di quelle da domatore. L’abito geometrico del clown, bianco, sobrio o sfarzoso, è reinterpretato nei materiali, nei ricami e nelle proporzioni.
“Un abito della Couture racchiude un concetto di timeless perché il tempo, mutando, gli dà una nuova bellezza. Credo che sia questo l’aspetto della Haute Couture che interessa alle nuove generazioni che hanno un atteggiamento più riflessivo rispetto alla durata delle cose. E questo è anche il motivo per cui alcune espressioni della moda che sembravano superate stanno vivendo un nuovo interesse” di Maria Grazia Chiuri

Il circo fascinazione del nostro universo intimo
Una lettura didascalica quanto emozionale e legata alla moderna femminilità di cui è l’indiscussa “profetessa Chiuri” ci porta a riflettere sulla bellezza, sulla diversità della razza, o del tempo che scorre, la relazione tra abito e corpo e soprattutto del fattore reale con cui fare i conti.
