Terminata la Paris Fashion Week, diamo uno sguardo alle sfilate digitali che hanno riguardato l’universo Haute Couture 2021 per la primavera estate.
Schiaparelli
Daniel Roseberry, alla terza stagione con Schiaparelli, decide di sfidare il pensiero comune sulla Haute Couture e dedicarsi a qualcosa di alternativo, nel massimo rispetto della tradizione e dell’arte della Maison.
“Qui la fantasia non è applicata ad abiti da principessa o a capi educati. Qui la fantasia è dentro. Sono abiti che ti rendono consapevole del tuo corpo, che ti fanno pensare a come ti muovi nel mondo.”
Le silhouette sono modificate, perché “ho voluto prendere pezzi che non “dovrebbero” essere mostrati in questo contesto. I pantaloni, un bomber, per invitare le persone a vederli in modo nuovo”.
E anche le tecniche e i tessuti seguono il moto di ribellione scegliendo gli elastici in vita per i pantaloni di pelle, il denim re immaginato in seta duchesse delavè e fatto scintillare da lucchetti dorati.
“Tutto questo segue l’eredità della casa e della sua fondatrice. Elsa era una grande tecnica, amava i materiali e soprattutto le innovazioni. È stata la prima couturier a utilizzare tessuti sintetici, la sua ambizione era quella di sperimentare, di essere disobbediente”.
L’arte del ricamo rimane potente e preziosa, i riferimenti ai look storici è più che evidente, a partire dalla mantella tempestata da perline, fino al degno del metro trasformato in uno strascico in faille di seta.
“Questa collezione è un omaggio sia alla magia che al lavoro che c’è dietro la magia stessa”.
La couture alternativa di Daniel Roseberry rilegge i codici della Maison Schiaparelli
Dior
È Matteo Garrone, per la seconda volta, a raccontare il punto di vista di Maria Grazia Chiuri sulla Haute Couture: il regista italiano con il film Le Château du Tarot trasporta la collezione nel toscano Castello di Sammezzano, luogo visionario e fantasioso quanto eclettico.
Il mondo di ispirazione è quello dei tarocchi, amati da Monsieur Dior e ripresi da Chiuri per affrontare questo momento incerto, dove il desiderio è più forte è quello di guardare avanti e concentrarsi in un viaggio interiore affidandosi anche alla magia beneaugurante.
Il riferimento è quello dei Tarocchi Visconti di Modrone, il mazzo più antico conosciuto, realizzato nel 1442 e trionfo di patine d’oro, forme geometriche e disegni floreali. Da qui nascono le figure e gli abiti sperimentali quanto straordinari: la giacca Bar viene riletta in velluto nero, il grigio Dior è per il tweed, il cashmere e l’organza di camicie, gonne e cappe, il pizzo è intarsiato con decorazioni dipinte a mano, il velluto d’oro animato da stelle. Un unione e uno scambio tra femminile e maschile che è anche un percorso formativo più che necessario in questo momento, perché come diceva Calvino ne Il Castello dei destini incrociati «il mondo si legge all’incontrario».
Le Arti divinatorie tanto care a Dior raccontate nel fashion film di Matteo Garrone
Azzaro
Riflessi, luccichii, specchi e ambientazioni oniriche per la couture di Azzaro disegnata da Olivier Theyskens.
Lo stilista belga sceglie linee pulite e fluide da accompagnare a esplosioni di cristalli luminosi, tagli semplici e raffinati da tempestare di paillettes, elementi vintage tanto quanto cari a Loris Azzaro.
Il velluto di seta e il lurex, texture altamente tattili, aumentano l’effetto materico agli abiti drappeggiati od oversize, i cristalli scuri ricoprono il corpetto del long dress total black, i cappotti con motivo jacquard sono ricamati con schegge di platino.
Gli spacchi asimmetrici seguono le forme del corpo, il ricamo costellazione attraversa fiero l’abito cocoon realizzato con balze di tulle , il motivo storico dei tre anelli è riposizionato sulla schiena degli abiti dalle maniche extra size.
Specchi, riflessioni e ricami lucenti per la nuova Couture di Azzaro
Valentino
I rituali senza tempo della Couture, il processo manuale che produce oggetti eterni, capi pensati “per esprimersi ed essere come si vuole”. Pierpaolo Piccioli riprogramma l’alta moda di Valentino, la rende naturale, fluida e libera disegnando un guardaroba dalle possibilità infinite.
Ciò che risulta complesso perde ogni impedimento e diventa semplicità pura, il tessuto si trasforma tra le mani degli artigiani, le silhouette lunghe e asciutte sono parte di una vestizione alla quale viene tolto ogni artificio.
La materia si prestano a questo gioco, la maglia è tessuto lavorato, le superfici solide sono ricoperte di petali o si smaterializzano in nastri piegati, ciò che è prezioso si nasconde dietro a un’intimità semplice e protettiva.
Colori caldi e freddi, neutri o esplosivi per immergersi nell’aspetto emotivo della Couture raccontato attraverso il progetto digitale con Robert Del Naja, pronto a documentare il lungo processo di Atelier, il making of e il work in progress magico e magnifico.
La pura bellezza esplosiva della Couture di Valentino, secondo Pierpaolo Piccioli
Giambattista Valli
In un momento storico e umano così complicato, dove la moda si sposta verso fit e portabilità facili, Giambattista Valli mantiene vivo il suo spirito fiabesco e romantico, perché la couture per lui è sempre stata e rimarrà “una questione di volumi”.
Non lesina sui metri di tessuto, sulle balze, sulle stratificazioni articolate a tal punto da diventare costruzioni architettoniche di dimensioni esplosive.
Fiocchi, tulle, maniche a palloncino, piume e pois dorati, ma anche tagli asimmetrici e fiori per rifinire le strutture maestose di abiti, gonne e mantelle.
Perché la differenza sta tutta nella creazione, “opera di un designer nel caso del ready-to-wear, e di uno scultore per la couture”.
Volumi esagerati e tessuti effetto candy per Giambattista Valli
Fendi
Kim Jones si concentra sull’estetica del Bloomsbory, gruppo di artisti inglesi del primo 900 nonché circolo culturale dedicato alla letteratura, all’arte e alla musica. Il loro ritrovo nel Sussex, a poca distanza dalla casa di Jones, lo ha incuriosito fin da piccolo facendogli scoprire le dinamiche ele creazioni libere del gruppo capitanato da Virginia Wolf e Vanessa Bell.
Il romanticismo degli abiti si unisce alla storia della maison romana dalla quale vengono estrapolati i codici di riferimento, pellicce intarsiate, ricami, jacquard intrecciati e i monogrammi Karligraphy presi dall’ultima sfilata firmata da Lagerfeld.
Jones non tralascia l’importanza della famiglia, parte fondamentale della tradizione Fendi giunta alla quarta generazione e porta in passerella la “sua” facendo sfilare Kate Moss, Lila Moss, Demi Moore, Naomi Campbell, Bella Hadid, Cara Delevigne, Christie Turlington, James Turlington, Delfina Delettrez Fendi, Leonetta Fendi, Farida Khelfa, Adowoa Aboah e Kesewa Abowoa.