Per Hedi Slimane moda inclusiva e diversità costituiscono un valore positivo. La fantasia può contrapporsi alla noia di una stanca coerenza di vecchio stampo sartoriale. I presupposti delle collezioni di Slimane sembrano evidenti: meglio congedare la grigia logica commerciale, la pura razionalità schiacciante dei numeri. Per scoprire fino in fondo la passione di una sperimentazione libera e intensa.

Portrait Hedi Slimane
Non sempre chi è parte del settore della moda riesce a mantenere una lucidità sufficiente per apprezzare le potenzialità degli altri competitors. Hedi Slimane costituisce uno di quei rarissimi casi. Quindi è direttore creativo, giornalista, design nella produzione di mobili in edizione limitata; curatore di mostre, si veda Robert Mapplethorpe alla Galleria Thaddeus Ropac di Parigi. Ma anche artista culturale acuto e intuitivo. Le sue foto e installazioni sono state ospitate al Moma di New York, alla Galleria Almine Rech o Fondazione Pitti.
Nel corso degli anni è direttore artistico di Yves Saint Laurent per il marchio Rive Gauche, Dior Homme, Saint Laurent e Celine.
Slimane riesce a essere creatore di forme, ideatore di strategie concettuali, ma anche brillante interprete e indagatore di sensibilità altrui. È tra i protagonisti di una generazione che ha fatto dell’identità un valore fondente.
Non solo il capo o oggetto di moda diviene singolare presenza magica, dal carattere inconfondibile e dalla personalità spiccata, ma viene definito anche un nuovo ruolo per il designer di moda. Chi crea capi o oggetti per il fashion non deve più sentirsi adepto di dogmatiche ideologiche ma trasformarsi in un battitore libero.

Saint Laurent Collezione SS 2015
In questa prospettiva è possibile sperimentare linguaggi visivi applicati al progetto, sempre nel rispetto dell’anima di ciò che stiamo creando. Il pericolo però è sempre in agguato, ed è costituito dall’annullamento delle singolarità.
Per non subire la pressione dell’omologazione che giunge dalla società contemporanea bisognerà reagire focalizzando all’estremo la propria identità. Estendendo questi presupposti ad altri, il fiorire d’identità molteplici darà poi origine a un mosaico articolato, complesso, positivo che caratterizza la situazione attuale. Le collezioni significative, che lasciano il segno nello spettatore, assomigliano allora a delle utili scosse energetiche, secondo Hedi Slimane, per scoprire nuovi sogni e nuovi mondi territoriali.
I nuovi oggetti di desiderio assumono un grado di fascinazione particolarmente intenso.

Celine Collezione SS 2019
La lettura della moda borghese dell’ultima collezione Celine che ha sfilato a Parigi, ha per esempio proposto una accumulazione di idee e di valore diverso in riferimento alla rievocazione di una Parigi degli anni Settanta, dove a dominare le tendenze della moda, le notti decadenti, i sapori della vita erano YSL e Karl Lagerfeld, l’insicuro-irritabile-egocentrico Yves e l’eccessivo irriverente Karl, diventati nemici a causa di “sovrapposizioni affettive”.
Ci si sarebbe potuti aspettare un appiattimento estetico a seguito della grande quantità e varietà di riferimenti offerta, invece, per contrasto, è emersa la specificità di ogni singola presenza in un confronto immediato con ciò che ci circonda. Trasportando questo sistema di raffronto nel clima contemporaneo, che forze contrastanti sono presenti nel dibattito culturale attuale. Nonostante al giorno d’oggi la moda sembra tutta omologata, tuttavia ogni cosa disegnata da Hedi Slimane è, invece, ben distinguibile. Certo che se ci limita ad analizzare le sue collezioni, in una maniera appiattita, cioè senza inserirlo in una parabola storica, le occasioni prospettiche diventano difficili. Così com’è difficile, nella enorme quantità di riferimenti in gioco, una cernita critica che sviluppi dei pensieri precisi.

Celine Collezione SS 2020
Al termine di una sua collezione, si potrebbe chiedere quale può essere il capo o accessorio che hanno colpito maggiormente per una sottile qualità specifica. La risposta è “sempre nella coesistenza della precisione e rigore di ogni singolo capo che difende una sorta di french touch, legato alle mie esperienze dallo studio presso École des arts du Louvre, ai geni che ho conosciuto, Yves Saint Laurent e Pierre Bergè, a Karl Lagerfield. In definitiva gli oggetti che mi creano soddisfazione sono quelli capaci di creare “evocazioni”, di evocare sentimenti, uno stile che non è altro una disciplina fatta di rinunce, della consapevolezza di ciò che si è e ciò che non si è”.

Celine Collezione FW 2019-2020
Ma cosa è cambiato, veramente, nel corso degli anni è l’attenzione e la scelta del pubblico verso le sue proposte in veste di designer, e che cosa ha influito in tale cambiamento.
Nonostante una certa fisicità di base del suo lavoro, che prescinde dal corpo, dai luoghi legati alla femminilità o virilità, quello che emoziona i suoi progetti è “la curiosità di cambiamento, il desiderio di approfondimento” e il senso autobiografico “del suo fare”.
La generazione di Slimane, con questi suoi presupposti, ha fortemente caratterizzato gli anni Novanta, ma anche aperto il campo a una generazione successiva, che ora prosegue nella stessa direzione. O meglio, alcuni elementi di continuità sono stati accostati ad altri che segnano una differenziazione. Infatti, pur nella ricerca delle rispettive identità, le collezioni Yves Saint Laurent per il marchio Rive Gauche e Dior HOMME, linea che ha disegnato fino alla collezione autunno-inverno 2007-2008, avevano tra loro numerosi tratti in comune: i colori, le forme, scelte concettuali che si contrapponevano al moderno athleisure in modo netto e deciso.

Celine Collezione FW 2019-2020
La generazione attuale, invece, non avverte più alcun senso di opposizione ad alcunché e, quindi, tutti procedono in ordine sparso. “Ogni designer è potenzialmente libero di confrontarsi in modi totalmente originali con una società multiforme e in continua trasformazione”.
Volendo terminare con una considerazione del lavoro che sta svolgendo su Celine: proprio l’esigenza di Slimane e della sua generazione è di puntare su una marcata identità progettuale, libera e dinamica, costituendo in ultima analisi, il filo conduttore che lega i fatti del direttore creativo a partire dagli anni Ottanta fino alla più stretta attualità.
