Chiamiamola maestria quell’arte del creare che rende unico il design di Vivienne Westwood, sia quando è il risultato di processi sociali come la moda punk. Portando con un’evoluzione abiti ben fatti costruiti da abili mani di artisti.

Oltre cinquant’anni di una icona punk
Maestria come sinonimo di bravura, capacità, abilità, padronanza, esperienza, destrezza, superiorità, eccellenza, perizia. Maestria che richiama le arti della moda, nate per soddisfare il consumatore che chiedeva abiti pensati, ripensati: qualità e immaginazione.
Tutte queste caratteristiche le troviamo nella figura Vivienne Westwood, personaggio storico della moda punk british e della cultura giovanile che, dagli Anni’60 in poi, ha trasformato il mondo della moda in una cronaca autentica di un cambiamento totale.

Icona, punk, attivista
“Ho speso tutta la mia vita cercando di capire il mondo e quello che vi sta attorno, seguendo non solo i miei profondi interessi ma attraverso la compassione. Non ci sono sfaccettature, tutto è connesso… Il mio lavoro è un modo per comunicare al mondo attraverso la mia esperienza, il mio punto di vista è eretico, il mio nemico che è lo status quo~.
Un pensiero che Dame Vivienne Westwood mette in atto nella sua vita: da fashion designer che ha fatto dell’eresia una moda ad attivista politica sociale impegnandosi in tantissime campagne sociali, dalla salvaguardia degli Oceani a Greenpeace, dalla solidarietà ad Assange alla campagna contro la Brexit.

Creare lo stile punk come alternativa di pensiero
E nonostante le sue dichiarazioni di rottura contro la cultura ufficiale, Vivienne Westwood si è guadagnata la nomina di Dame del Regno Unito, conferitale dalla regina Elisabetta II. Proprio perché la sua è una cultura fondamentale che ha cambiato sapendo proporre un’alternativa a un mondo stanco e senza pensiero.

È lei stessa che ricorda la nascita di questa straordinaria carriera partendo dal primissimo negozio di Londra al 430 di King’s Road, Let it Rock, e della sua storia d’amore con Malcom McLaren che poi divenne il manager dei Sex Pistols.
Le lancette del grande orologio che funziona da insegna sopra la porta continua a girare nel senso antiorario ancora oggi come un tempo, dove ogni collezione creata diventava il nome del negozio da Too Fast To Live, Too Young To Die, Sex, Seditionaries. E quando lei ha pensato che il punk fosse ormai una contro-cultura esaurita, il nome è diventato quello che ha ora: World’s End.

La regina del punk
Poi, negli anni’90 per Dame Westwood arriva un’altra grande consapevolezza, quella della richiesta di un pubblico neo-bourgeois che chiede, ieri come oggi, degli abiti distanti dal revival ormai logoro dell’impertinenza dei Sixties, ma anche dell’eccesso e stravaganza degli anni Novanta.

“Dobbiamo imparare a evolverci in persone migliori leggendo, acculturandoci, e soprattutto studiando i cambiamenti del mondo perché quest’ultimo ha tre diavoli. Il primo è l’idolatria del nazionalismo che occupa il posto della religione. Il secondo è la bugia/ fake news organizzate dagli altri per non renderci partecipi della realtà che viviamo. La terza è la distrazione continua (Attention Deficit Trait) ovvero l’incapacità di resistere alle notifiche, selezionare le opportunità e scegliere le cose da fare”.

Dal punk alla couture
Moda, dunque, come memoria ma anche come padronanza dei segnali che arrivano dalle riflessioni del mondo che cambia. Da qui nasce assieme ad Andreas Kronthaler, suo marito e stilista, l’acronimo NINSDOL, diventato una specie di marchio su magliette, abiti e borse. Mentre la collezione Propaganza sfocia in quella AR, Active Resistence mentre Vivienne Westwood abbraccia tutte le cause politiche e sociali in cui c’è da reclamare giustizia, solidarietà, uguaglianza, rispetto per il pianeta (Climate Revolution) e per le persone.
Oggi la trasformazione è completa passando il testimone creativo della sua linea nel 2016 a suo marito, tanto che ora Vivienne Westwood-Andreas Kronthaler presenzia sull’etichetta delle sue creazioni, mentre Dame Vivienne, fedele ai suoi principi e alla sua cultura inglese. Lavora per rendere moderno il significato di “impegno”.

La regina assoluta del punk
“C’è una Vivienne stilista, una Vivienne attivista, e una Vivienne persona.” afferma Andreas Kronthaler “Mi piacciono tutte, ma preferisco la Vivienne persona”. In queste parole si riassume per intero quello che vedremo nel documentario Westwood: Punk, Icona, Attivista. Una produzione cinematografica, in uscita nei cinema italiani dal 20 febbraio, che attraverso lo sguardo (punk) della regista Lorna Tucker, traccia i contorni professionali e privati di questa icona intramontabile della moda inglese, che dagli esordi a oggi non ha mai smesso di far parlare di sé.

Il meglio del punk
“Trovare la luce nel buio, perché non c’è luce senza buio” dice Vivienne Westwood. Una citazione che può apparire punk, ma la sostanza è una soltanto: vestirsi è un atto politico, che può servire a costruire un’alternativa e non soltanto a protestare ma proponendo. Lei lo fa suggerendo a tutti noi un nuovo atteggiamento, una nuova immagine e una nuova figura che ci aiuti a costruire una nuova personalità, ma alla fine alle persone, sta la libertà della scelta e a comunicarla con e senza abiti. Speriamo che questo pensiero sia accolto dalle nuove generazioni di designer riuscendo a vedere in pedana adesso a Londra quel senso di qualità e immaginazione che New York ci ha negato.
