I profumi Chanel, in equilibrio tra formule ed emozioni, raccontati dalle parole del maestro d’arte Olivier Polge, “Naso” del laboratorio di fragranze della Maison.
E’ un universo ricco di poesia quello che Olivier Polge vive dal 2013 come creatore delle fragranze e dei profumi Chanel. Ricordi, sensazioni e referenze intangibili si affiancano quotidianamente alla concretezza del patrimonio iscritto nella storia della Maison Chanel. Figlio d’arte, il maestro Polge ha dato vita a creazioni come N°5 L’EAU, Gabrielle Chanel, Blue Parfum, Paris Riviera e le fragranze della collezione di alta profumeria Les Exclusifs De Chanel come 1957, Boy Chanel e Misia. Un microcosmo delicato ed impalpabile dove scoprire il talento, l’esperienza e quel pizzico di magia che si libera nell’atto della creazione di una fragranza. Al cospetto di un Maestro e dell’allure sempre presente di Coco Chanel.

Il profumo Chanel Gabrielle Essence edito nel 2019
Tuo padre Jacques Polge divenne creatore delle fragranze e dei profumi Chanel nel 1981, ereditando la posizione che prima di lui fu ricoperta da figure come Ernest Beaux e Henri Robert. All’epoca avevi quattro anni. Cosa ricordi del periodo della tua infanzia?
“I profumi sono sempre stati importanti per me. Nei ricordi dell’infanzia si legano alla figura di mio padre ed erano spesso oggetto di conversazione nella nostra sfera familiare. Crescendo, in adolescenza, spostai l’attenzione su altri settori, immaginando di intraprendere una carriera completamente differente da quella paterna. Solo più tardi, intorno ai vent’anni, dopo uno stage nel suo atelier e mentre studiavo storia dell’arte, ho realizzato tutto ad un tratto che quel mestiere mi piaceva”.
E’ vero che tuo padre ti disse che non era una buona idea diventare un maestro profumiere e seguire le sue orme?
“Sì, è stata davvero questa la sua prima reazione quando un giorno gli domandai consiglio. Può essere che in un’epoca in cui un genitore osserva i suoi figli crescere, aprire le ali e spiccare il volo, forse mio padre ha compreso che non sarei poi andato così tanto distante da lui”!

Olivier Polge nel laboratorio di fragranze Chanel
Sei un grande appassionato di musica classica e suoni da sempre il pianoforte. Nel nuovo capitolo della serie di film dedicati al savoir-faire della maison Chanel dal titolo “I am a Nose”, racconti di aver scoperto agli inizi della tua carriera che la musica classica e i profumi condividono la stessa lingua. Cosa significa esattamente?
“Sono sempre stato convinto che tra la musica classica e le essenze esistano delle strette similitudini. Non è mai facile parlare di profumi, spesso è complicato trovare dei riferimenti con un altro universo. Invece il profumo e la musica classica, pur appartenendo a mondi differenti, sono dotati di referenze sensibili e condividono un lato immateriale. Per quanto mi riguarda, sono coinvolto in ugual misura da entrambi. Nei nostri laboratori di fragranze Chanel è consuetudine parlare di note e di accordi, creando una partitura così come nella musica classica”.
Il profumo Chanel N°5 L’EAU, edito nel 2016 è uno dei protagonisti del film Chanel Parfumeur Chapter 2 “I am a Nose”.
L’olfatto è un senso primordiale, possiede un lato misterioso che ha sempre affascinato scrittori e romanzieri. Chi ha letto “Alla ricerca del tempo perduto” di Proust ben ricorda le famose “madeleines”. I dolci che, con la loro intensa fragranza, richiamavano nella mente dell’autore un déjà vu inconscio, potente e istintivo, verso la propria infanzia. Esiste questo lato primordiale nel mestiere d’arte della profumeria?
“Si. La memoria olfattiva è stata mirabilmente raccontata anche da Baudelaire. Nelle sue opere e in quelle di Proust troviamo come protagonista l’impatto che il profumo produce attraverso la sua forza evocativa. Il lato primordiale del profumo riesce a muovere un istinto completamente libero dall’atto intellettuale, perché abbraccia la sfera intima dei sentimenti. E’ sempre affascinante riuscire a rendere tangibili le emozioni, equilibrandole instillate in una essenza”.
Alcune immagini tratte dal del film Chanel Parfumeur Chapter 2 “I am a Nose”.
Essere un Naso, cioè un maestro nell’arte della profumeria significa avere molto talento, ma anche una eccezionale conoscenza della materia prima. Ogni elemento provoca un’emozione olfattiva. Come tieni a mente le relazioni tra materia e sensazione?
“Non è facile! Il vero mestiere di un maestro profumiere è lavorare sulla propria memoria, costruendo una relazione continua tra essa ed il senso olfattivo. Nella realtà può capitare a tutti di percepire un profumo che non si sente da oltre vent’anni e di riconoscerlo immediatamente con estrema precisione, senza pensarci. Il lavoro di un “Naso” è scoprire tutte queste parti della memoria e lavorare attraverso questa sensibilità”.
Quante persone lavorano con voi nell’atelier di profumi Chanel?
“Nei nostri laboratori lavorano tra le 60 e le 70 persone. Da Chanel fabbrichiamo tutto ciò che creiamo. Anche l’estetica dei nostri profumi passa per la materia prima. Di conseguenza io mi occupo anche dell’approvvigionamento, della fabbricazione e del controllo qualità”.

Il maestro Olivier Polge a Grasse, nel sud della Francia, dove la Maison Chanel coltiva la speciale tuberosa, ingrediente principale del profumo Chanel Gabrielle Essence edito nel 2019.
Qual è il primo passo nella creazione dei profumi Chanel? Possiamo parlare di ispirazione?
“La prima tappa del nostro mestiere riguarda la formula del profumo. Una formula che potremmo in qualche modo comparare con una ricetta di cucina molto complicata. Può accadere che il primo passo verso la creazione di un profumo sia la scoperta di una materia prima straordinaria, dalla quale si parte per lavorare sulle associazioni attorno alle idee che essa ispira. Questo caso può essere comparato in qualche modo a uno schizzo, così come quelli usati nella gioielleria o nella moda. Generalmente si provano a combinare elementi e materie prime bilanciandoli”.

Chanel N°5 L’EAU, nella immagine tratta dal video Chanel parfumeur, Chapter 2, “I am a nose”.
Quindi occorrono molti mesi per arrivare alla creazione finita?
“Assolutamente sì, perché l’arte della profumeria è anche istintiva, un mestiere sperimentale. Occorre capire quali differenti essenze si possono combinare: non esistono regole predefinite o imposte. Ci si trova sempre in una prospettiva costruttiva nei confronti degli elementi e della formula. Ma c’è anche qualche cosa di magico. Credo che sia essenziale aggiungere qualcosa di personale come la sensibilità. Occorre lasciarle spazio, senza mai soffocarla. Nel panorama musicale troviamo una similitudine: agli inizi del XIXº secolo a Vienna la musica tonale sbocciò grazie alle domande sull’ispirazione e sulla personalità”.
Nel 2016 hai creato il nuovo profumo Chanel N°5 L’EAU. Come sei riuscito a reinterpretare l’icona N. 5, rispettandone la storia e il mistero, rivisitandola in una chiave contemporanea?
“Tutto il mondo ha l’impressione di conoscere il profumo Chanel N°5. E’ una fragranza che possiede una storia, diventata un’icona, perché dotata di una allure molto riconoscibile. Per creare il profumo N°5 L’EAU ho scelto di mantenere gli elementi forti del suo antenato, in particolare l’accordo floreale, gli aldeidi e il legno. Nello stesso tempo però ho voluto vestire le suggestioni del N°5 in una maniera diversa, aggiungendo ingredienti che non esistevano all’epoca della sua creazione nel 1921. Siamo quindi riusciti a infondere una nuova texture, rispettando però le particolarità delle origini”.
“Se ragioniamo sulla moda dell’epoca in cui nacque il profumo Chanel N°5, comprendiamo che stile e gusti erano molto diversi da oggi. Negli anni ’20 le fragranze erano un bene prezioso, da usare col contagocce. Il profumo N°5 L’EAU possiede una texture più leggera. Abbiamo lavorato sulle proporzioni per trovare un nuovo equilibrio dotato di una particolare trasparenza e di maggior respiro. Qualità che ritroviamo nello stile della donna contemporanea. Le tecniche moderne di distillazione oggi sono diventate molto più precise: si possono estrarre gli aspetti più freschi degli ingredienti. E quindi N°5 L’EAU possiede quella allure frizzante che non esisteva negli anni ‘20″.
I caratteristici fiori a forma di stella, di colore bianco opalescente, della tuberosa di Grasse coltivata dalla Maison Chanel.
I profumi della tua infanzia sono legati alla Provenza. Ed è lì, in Provenza, che si coltiva la tuberosa di Grasse, un fiore che svolge un ruolo fondamentale nel profumo Chanel Gabrielle Essence edito nel 2019. Possiamo sapere di più su questo fiore coltivato a Grasse ed estratto secondo un processo esclusivo della Maison?
“Per la Maison Chanel sono estremamente importanti i fiori bianchi. Sono convinto che Gabrielle Chanel subisse il fascino del gelsomino e delle sue associazioni con l’ylang-ylang e il fiore d’arancio. Era necessario per me comprendere il suo istinto nei confronti di quelle materie prime. Così siamo andati nel sud della Francia dove esisteva ancora l’ultima produzione della tuberosa e lì abbiamo iniziato a coltivarla, estraendola con un procedimento esclusivo della Maison. Abbiamo voluto liberare la tuberosa da quelle tradizionali note di cuoio, cerose, verdi e animali per alleggerirla e renderla più contemporanea, ma sempre vellutata. La sua nuova morbidezza gioca ora con l’intensità del gelsomino, l’esotismo del’ ylang-ylang delle Comore, e la freschezza dei fiori d’arancio della Tunisia”.

Il celebre “Naso” posa nel campo fiorito della Tuberosa di Grasse
Photo credits: CHANEL
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