Insieme a balze e maxi volant ecco le ruches, il dettaglio couture di stagione che arriccia gli orli creando nuove silhouette e disegnando confini dal sapore vittoriano.

Un particolare che arricchisce il look e fa emergere il lavoro sapiente del couturier. L’alta sartoria consacra le onde da molti lustri. Ma di cosa si tratta esattamente e perché ancora oggi sono elemento caratterizzante di molte collezioni?
La ruche è una striscia di tessuto, storicamente di tulle o pizzo, arricciata o pieghettata e applicata come ornamento su colli, orli, maniche e tasche di indumenti femminili. Molto in voga nel XIX secolo (falpalà nel 1700) sui vestiti sontuosi delle dame, oggi torna ad increspare gli abiti di haute couture facendoli evaporare. Tracciando nuove linee. Delle vaporose meringhe di stoffa che lasciano a bocca aperta. È il quid romantico che dona quel tocco di magia in più all’alta moda e aggiunge volume sapientemente.
Il periodo di massimo splendore delle balze risale al Secondo Impero. Gli ombrellini parasole di metà 800, ad esempio, erano un accessorio obbligatorio per custodire il pallore. A quel tempo erano molto piccoli, circa 12 cm di diametro, infarciti di pizzi, merletti e da una vistosa cascata di ruches. I volanti erano una vera mania, applicati , diciamolo pure, con voluta esagerazione. Si racconta di un abito da ballo dell’Imperatrice Eugenia con 103 tulle applicati in modo certosino. Volanti che si imbastivano anche sulle maniche per renderle strutturate e gonfie. Delle vere armature poetiche.
Sotto gli abiti castigati, lo ricorderete, le donzelle portavano la crinolina, la sottana ottocentesca. E fu proprio intorno al 1860 che iniziò a ridimensionarsi. La moda fece spazio alla crinolette. E poco dopo arrivò la “bustle skirt”: una gonna che amplificava e sottolineava il fondoschiena grazie, nuovamente, ai volants. Un accessorio/ornamento rubato alle case di tolleranza che finiva dritto nelle case delle giovani borghesi. Una piccola grande rivoluzione per le matrone vittoriane che poco alla volta divenivano più sensuali.


Credits: Luisa Via Roma
In epoca moderna, il Carmen-look prende ispirazione dai costumi delle danzatrici di flamenco: abiti con ampie scollature, spalle scoperte rifiniti da ruches e gonne con innumerevoli arricciature. Stile ripreso tra gli altri da Yves Saint Laurent durante la seconda metà degli anni ’70 e riproposto quasi in tutte le collezioni in chiave innovativa. Come sulla passerella Autunno inverno di quest’anno in cui la Maison , con pezzi molto iconici (letteralmente a ruba tra le celebs la pelliccia a cuore rosso), sceglie le ruffles (detta all’inglese) come elemento di decoro dallo spirito rockettaro sull’abito in lana sablè doppiata.
Oggi l’haute couture chiama e le ruches rispondono! Già da questa estate fino alle nuove catwalk abbiamo contemplato un grande ritorno delle increspature. Su tutti MSGM che ha proposto una cascata di coloratissime ed esagerate balze, leitmotiv della collezione, come ha spiegato lo stilista Massimo Giorgetti. Un tripudio di femminilità unita in modo indissolubile allo sportwear, fil rouge distintivo. Una declinazione contemporanea di romanticismo. Top e camicie e gonne a più strati ondeggianti su corpi filiformi. E cappotti classici color cammello con ruches quasi tecniche a contrasto rosa. Maxi volant teatrali sulle amate/odiate slip-on.
È una fioritura di ruffles anche la nuova collezione autunno inverno firmata Fendi. Una donna moderna e sentimentale dai contrasti vividi e dinamici. Le arricciature si ammirano non solo su abiti, top e shorts, ma anche sugli accessori. Borse, la baguette e la Peekaboo, e i must have mules che diventano sculture da far innamorare i più ostili.