È la figura del nuovo dandy italiano, trasgressivo, coraggioso e autentico.
Alessandro Squarzi è riconosciuto come uno dei migliori rappresentanti dell’attuale mondo sartoriale per il suo stile attento, impeccabile, ma anche per un’eleganza décontracté, che non mette mai a disagio.
Nella classifica di Esquire UK è primo tra i “The 40 Best-Dressed Men In The World”.

Ha il collezionismo nel sangue Alessandro Squarzi, sorriso romagnolo e aria maschia, ma affabile, con un’eleganza décontracté che non mette mai a disagio.
Fascinoso 50enne, ma soprattutto imprenditore del settore moda, talent scout e icona dello street style, con un seguito Instagram di 127mila fan.
Un self made man che dell’arte del “ben vestire” sa tutto, tanto che ha raggiunto lo stamp of approval definitivo con la posizione all’interno della classifica “The 40 Best-Dressed Men in the World” stilata da Esquire UK, un’autorità nel mondo della moda maschile.
Oggi è proprietario di quattro showroom e di due marchi: il marchio di veri parka vintage con interno in pelliccia AS 65 e la linea d’abbigliamento Fortela, realizzata con tessuti d’epoca.
Condividendo la passione per l’eleganza e l’esclusività, Alessandro Squarzi e Bagutta hanno dato vita a una mini collezione di 11 modelli di camicie, perfette per accompagnare ogni momento day and night.
La collezione Bagutta-Alessandro Squarzi sarà presentata in occasione della 92° edizione di Pitti Immagine uomo.
Lo abbiamo incontrato nella sua casa di Milano, su un set fotografico street style, e gli abbiamo chiesto quali siano i suoi punti di vista.
La vista che m’ispira
Il mare al tramonto, in particolare quello del porto di Rimini, dove il sole viene “mangiato” dal mare, con il profilo di una barca in lontananza.
I segni distintivi del mio stile
Essere fuori moda. Una bandana per dare un tocco di colore sotto il collo delle camicie, sempre sotto a un doppiopetto che indosso per lavoro, insieme alle mie Edward Green; Vans e jeans e camicie Fortela per il tempo libero. E uno scooter: ne ho sempre guidato uno.

L’ultimo locale che mi ha impressionato
Il negozio Visvim, a Tokyo, di Hiroki Nakamura, fondatore e designer del marchio. Impressionante il gioco tra la semplicità dell’allestimento e le collezioni dalla lavorazione artigianale e dai tessuti sperimentali, esposte su un vecchio banco cubano o nei display.
Un oggetto da cui non mi separerei mai
Per deformazione professionale, ho sempre in tasca una bandana e, per affetto, la mia collana con corniola, che mi ha regalato mia figlia Allegra quando è andata a Londra per la prima volta.

Una scoperta recente
Il libro di Yosho “Con Te o senza di Te”, che è un inno all’amore, a quell’amore che si prova solo quando non nasce dalla necessità di soddisfare un proprio bisogno, quanto piuttosto da un senso di pienezza e gioia, intensa e straripante, che è la nostra vita e che va condivisa.
“L’amore è un lusso. È abbondanza.
Significa possedere così tanta vita che non sai più cosa farne,
quindi la condividi.
Significa avere nel cuore infinite melodie da cantare;
che qualcuno ascolti o meno è irrilevante.
Anche se nessuno ascolta, devi comunque cantare, devi danzare la tua danza.”
Yosho
Nel mio frigo troverete sempre
Carote e sedano, perché non cucino molto, ma un pinzimonio con del pane fragrante è un ottimo soccorso. Acqua e una birra Menabrea, perché è una buona bionda a bassa gradazione alcolica.
L’ultima cosa aggiunta nel guardaroba
Due abiti in lino irlandese, realizzati dal mio sarto di fiducia Gianfranco Bomezzadri. È come indossare una nuvola. Il lino irlandese ha fili sottili come ragnatele, fino a quattro volte più leggeri, per giacche da 400 grammi e pantaloni da 200. Difficile da lavorare e cucire, ha bisogno di sarti molto esperti, ma quando cammini sventola: ti fanno credere di camminare volando.

La mia icona di stile
Mio padre per la sua eleganza colta e originale, perché ha interpretato in maniera personale lo stile, dando l’impressione di essere al di sopra del tempo e delle mode, come un vero arbiter elegantiae. Quello che ha trasferito a me nel tempo.
L’ultima cosa che ho comprato ed amato
Il Patek Philippe 3970: un modello intriso di storia, perché è stato acquistato nel momento che è nata mia figlia Allegra.

E quello che comprerò prossimamente
Un mocassino di pelle, con punta allungata, color cuoio e dettaglio Morsetto di Gucci. Un must-have nel tempo.
Il regalo più bello che ho fatto di recente
Un nuovo bomber della US. Air Force. Sarò un po’ old style, ma questo modello nato in ambito bellico-coloniale e utilizzato anche nel ‘900 da americani e italiani è stato presto preso in prestito dallo sportswear. Per un urban user, come sono, è il capo che serve per girare in città con eleganza e praticità e per questo motivo l’ho regalato a Mario Maran, direttore generale del marchio Bagutta, nonché eterno viaggiatore, mentre eravamo in Giappone per un viaggio di lavoro.
Il regalo più bello che ho ricevuto
L’Omega JFK da parte di Alessia con la scritta “Ti amo”, incisa sulla cassa prima di sposarmi.
Clicca qui per leggere l’articolo relativo alla collezione Omega 1957 Trilogy Limited Edition.

Un posto indimenticabile che ho visitato di recente
Los Angeles, perché riflette il mio spirito gypsy e un po’ pensieroso. Adoro scoprire il mondo con tutte le sue sfaccettature e credo che la vita sia un viaggio senza fine.
I libri sul comodino
“Con te o senza di te” di Osho, che rileggo spesso; “Il Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry, che ammiro per aver trasportato nei suoi scritti la propria esperienza di pilota militare e civile, sublimandola in una meditazione sulla vita che si configurò come un’etica eroica fondata sull’ascesi e sul sentimento dell’onore e della fraternità.
“Il vero amore comincia quando non ci si aspetta nulla in cambio.”
Antoine de Saint-Exupéry

L’artista che collezionerei, se potessi
Due piccoli pezzi dello scultore Mitoraj, famoso soprattutto per le sculture marmoree e per i bronzi, ispirati all’arte classica, che raffigurano personaggi mitologici – Eros, Icaro, Afrodite, i Centauri – dagli enormi volti spaccati o velati, e dai torsi privi di arti, volutamente danneggiati per ricordare il passare del tempo.
Se non vivessi a Rimini e Milano, vivrei
Los Angeles. Dove vi è la giusta commistione di mare e montagna, ma anche di quartieri ricchi e di cafe e club, abitati soprattutto da artisti e creativi. Per darvi un’idea dell’atmosfera, quello che più mi ha colpito è quello di Sunset Junction, che si trova all’interno di Silver Lake, che si è guadagnato il primo posto nella classifica Forbes.
