Fondata a Torino nel 1919, Aurora Penne è l’unica azienda del settore della scrittura 100% Made in Italy. Un marchio globale che abbina ricerca e innovazione all’alto artigianato. Il segreto del suo successo è custodito in una strategia dove tecnologia e talento umano si intrecciano per guardare al futuro. Una filosofia che Cesare Verona, Presidente e Amministratore Delegato, ci racconta in questa intervista.
Cesare Verona, Presidente e Amministratore Delegato di Aurora Penne
Oggi Aurora è guidata dalla quarta generazione della vostra famiglia. Quanto ha contato la direzione di un unico nucleo familiare nel successo dell’azienda?
Secondo me molto! Le imprese familiari hanno un vantaggio competitivo rispetto alle public company e alle aziende quotate con azionariato diffuso, in cui la pressione del fondo o della trimestrale obbligano a mostrare risultati in maniera molto rapida. Invece le realtà familiari possono prendere decisioni controcorrente, cioè non necessariamente ed apparentemente remunerative sul breve, ma giuste per la strategia di medio lungo termine. Per mia impostazione personale l’azienda è un’entità superiore, più importante della quarta o della quinta generazione. Teoria che dimostra perché l’Italia sia un paese particolare, in cui esistono molte realtà familiari che performano risultati migliori in ebitda rispetto alle public company e ai marchi quotati.
Nella collezione Oceani Aurora rende omaggio all’acqua con 5 stilografiche prodotte in edizione limitata, ciascuna di 480 esemplari. Nella gallery le serie Artico, Antartico e Atlantico dotate di pennino d’oro massiccio prodotto in house e certificate col punzone 5TO.
Negli ultimi anni avete raggiunto un fatturato di 10 milioni di euro. A dispetto della corsa alla digitalizzazione, il vostro strumento di scrittura si è dimostrato vincente. Quali sono i punti chiave della sua strategia aziendale?
Noi produciamo un prodotto resiliente che attiene al valore dell’uomo. L’oggetto “stilus”, quello che si tiene in mano per lasciare un segno, che sia una matita o una penna, attiene alla morfologia umana. Sono convinto che i paesi che lo hanno abbandonato come la Finlandia, scegliendo di utilizzare nelle scuole soltanto tablet, pagheranno deficit cognitivi tra due o tre generazioni. Quando nel 2008 mio padre lasciò l’azienda non vedeva più un futuro per la scrittura a mano, riteneva che la nostra impresa non avesse più un senso in un mondo digitalizzato. E si sbagliava. Io sono laureato in Economia e Commercio, ho lavorato per una quindicina d’anni al di fuori dell’azienda di famiglia e poi sono rientrato in Aurora. Per prima cosa ho consigliato di acquistare la quota di minoranza del 30% di un socio che fino ad allora era nella nostra compagine. A quel punto mi sono ricomprato l’azienda e ho cominciato un processo di cambiamento molto importante su svarianti fronti. Abbiamo investito nella Manifattura e abbiamo digitalizzato tutto il nostro processo produttivo. Pur tramandando l’artigianalità a mano, abbiamo valutato una strategia inclusiva che prendesse in considerazione anche la tecnologia. In più ho attuato un piano di trasformazione nei confronti del prodotto che deve essere concepito sulla base delle emozioni e sul valore. D’altronde giochiamo in casa: l’Italia è un ottimo ambasciatore del saper fare e dell’artigianato, del Bello e del ben fatto. Se avessimo fatto la guerra dei costi non avremmo avuto successo come ci insegnano tanti case history. Abbiamo lavorato sulle emozioni, sul prodotto e su come raccontare un accessorio che evidentemente rimane di nicchia perché non è i-Phone.
Collezione Ambienti Ghiacciaio: un’edizione limitata di 580 penne stilografiche Aurora in argento, con corpo e cappuccio in Auroloide screziata bianca e azzurra, il cui inchiostro, nella tonalità turchese, evoca le note del ghiaccio.
Quanto e come la pandemia ha influito sulla produttività?
L’anno scorso in pieno Covid abbiamo perso soltanto il 3.7% del fatturato, poco rispetto alla media di quello che si ascolta e oggi nel 2021 stiamo facendo più 20%, quindi siamo molto sopra al periodo pre Covid. Tutto ciò mi fa pensare che questa azienda abbia trovato all’interno della sua strategia e del suo organico una resilienza di grande livello. Questa crisi pandemica transnazionale, trans prodotto, trans business sta rimettendo in gioco i valori, i consumi, i consumatori, i negozi, il fisico, il digitale e i rapporti tra le persone. Sinceramente penso che nessuno potesse mai immaginare quello che è successo. Noi siamo riusciti a declinare la prima stilografica e farla diventare un oggetto contemporaneo verso il quale le persone esprimono i propri desideri di acquisto. L’anno scorso abbiamo venduto il doppio degli inchiostri dell’anno precedente. Ciò significa che il pubblico compra le nostre penne stilografiche e le usa, non le tiene in un cassetto!
Il flacone di inchiostro stilografico della collezione Ipsilon Demo Colors è conservato in un’ampolla dalla forma vintage, ideata in occasione dei festeggiamenti per il primo centenario dell’azienda e ispirata ad un flacone d’inchiostro Aurora degli anni ’50.
Oggi tecnologia e mestiere artigianale devono essere alleati per poter concepire e realizzare un prodotto di eccellenza. Quanti artigiani lavorano in Manifattura e come all’interno della vostra azienda trasmettete know-how e saper fare?
Il mio mantra è: la conoscenza dentro l’azienda, l’esperienza dentro alle persone. Mi piacerebbe poter sempre avere in Aurora la conoscenza a cui si possa aggiungere l’esperienza che ti ha portato a fare degli errori e che il tuo mestiere dopo 30 anni di professione non ti fa più fare. In Aurora Penne lavorano circa sessanta artigiani. Spingiamo sulla loro crescita intellettuale, proponendo anche esperienze all’estero e affiancando i più giovani con gli artigiani più consapevoli, che hanno nelle mani e nel cuore il savoir-faire di anni di esperienza. In Italia esiste un genius loci, per noi il Made in Italy è un immenso valore aggiunto, ecco perché non ho scelto di delocalizzare all’estero e non ho mai intrapreso la battaglia sui prezzi che in tanti hanno seguito.
Aurora Penne ha una filiale certificata, abbiamo fornitori italiani, francesi, svizzeri, tedeschi e giapponesi. Una sola cosa compriamo dalla Cina: è il packaging, ma non appena sarà possibile realizzarlo in Europa ci torneremo volentieri. Per noi il Made in Italy è un valore coerente con il nostro DNA, non è un vestito che abbiamo messo addosso perché aiuta a vendere, ma perché è il nostro abito che da sempre ci appartiene. L’estero apprezza tutti i nostri prodotti, tanto che acquista l’80% della produzione e sarà un mercato di ulteriore sviluppo per il futuro.
La Collezione di Penne Aurora Ipsilon Demo Colors esplora un arcobaleno di tonalità trasmettendo la sensazione della gioia e del divertimento alla scrittura quotidiana. Questi prodotti presentano il corpo e il cappuccio in resina, con il peculiare fermaglio sagomato che contraddistingue tutti gli strumenti di scrittura della collezione Ipsilon. La nuova impugnatura in resina trasparente permette di apprezzare a pieno la brillantezza e la luminosità degli inchiostri colorati.
Aurora Penne crea anche strumenti di scrittura su misura, esemplari unici, dedicati ad un cliente particolarmente esigente. In questo caso seguite la commessa in ogni fase di realizzazione per soddisfare a 360 gradi i desideri del cliente?
Chi ama il su misura vuole vedere realizzato il proprio sogno velocemente e al meglio. Quando riesci a costruire un rapporto di fiducia con questa tipologia di cliente subentra un rapporto di amicizia e stima. Un legame su cui costruire.
Inaugurato nel 2016 grazie all’associazione Aurea Signa e con il sostegno della Comunità Europea e di numerosi contributi privati, oggi “Officina della scrittura” è una vera e propria “Cittadella della conoscenza”. Un luogo in cui viene valorizzato tutto ciò che è legato alla cultura della scrittura e al segno dell’uomo. La location accoglie nelle sue sale anche delle mostre tematiche, come quella dal titolo “UN TASTO ITALIANO. Remington e Cesare Verona a Torino” ospitata nel 2020. L’esibizione presentava oggetti e documenti legati alla storia delle macchine da scrivere Remington, di cui Cesare Verona Sr è stato concessionario unico per l’Italia.
Durante l’ultimo convegno di Alta Gamma di dicembre 2020 è stato evidenziato come a causa della pandemia il consumatore stia spostando l’attenzione verso un acquisto più consapevole, nei confronti di un prodotto che abbia anche requisiti fortemente emozionali. Ciò significa che i marchi dovranno in futuro lavorare maggiormente sulla trasmissione del proprio heritage e del panorama culturale dal quale provengono. Voi in questo siete stati pionieri. Per esempio nel 2016 avete inaugurato il museo “Officina della Scrittura”, dedicato non soltanto alla vostra realtà, ma a tutto il panorama della cultura del segno. Com’è nata l’idea?
L’idea era quella di raccontare ai ragazzi, agli studenti, ai designer, agli architetti e ai collezionisti l’evoluzione del segno nella storia dell’uomo, dalle origini a oggi. È stato naturale per me inserire la concorrenza all’interno della nostra “Officina della Scrittura”, perché il mio concetto di museo apparteneva a una filosofia diversa, forse avanguardista. Probabilmente è anche grazie alla mia educazione, in gioventù ho avuto la fortuna di viaggiare e respirare culture e società differenti. Ho trovato quindi un modo per rispettare tutta la nostra storia, anche quella degli altri.
Ad oggi “Officina della Scrittura” ha superato i 25.000 visitatori, è un museo particolare e trasversale che parla in parte ai nostri consumatori, ma anche a persone interessate a trovare una realtà di nicchia. Per imparare la storia o divertirsi attraverso un percorso olfattivo e godere dell’arte contemporanea come in una galleria. Per immergersi nei mestieri, scoprire l’alto artigianato e per ritrovare quel concetto di Bello e di ben fatto che tanti invidiano all’Italia, ma del quale ogni tanto l’italiano si dimentica.