Ogni giorno negli atelier Lemarié, dal 1996 patrimonio del circuito dei Mestieri d’arte di Maison Chanel, sbocciano deliziosi fiori perfetti. Non è la natura a dar loro vita, ma mani altrettanto preziose, quelle dei talenti che perpetuano da fine Ottocento un’arte custode della tradizione culturale francese ed europea. Quei fiori sono stati e saranno protagonisti di altrettante opere d’arte indossate nelle sfilate, sognate dal pubblico e ispirazione per futuri designer e creativi. Rappresentano il simbolo di un heritage ancorato al presente ma concentrato sul futuro, del quale la direttrice creativa Christelle Kocher ha svelato nella nostra intervista tutta la magia.
Laureata al Central Saint Martins, Christelle Kocher ha lavorato per quindici anni nel settore della moda all’interno di marchi come Bottega Veneta e Dries Van Noten. Dal 2010 è la direttrice artistica di Lemarié. Credit Alix Marnat
Fondata nel 1880 come laboratorio di piume per ornamenti, Lemarié è diventata intorno agli anni ’50 una fucina creativa per la produzione di fiori, plissé e numerosi mestieri d’arte dedicati all’universo della Haute Couture. Dal 1996 la vostra Maison è all’interno del circuito dei Métiers d’art Chanel. Esserne la direttrice è una vera missione. Potremmo chiamarla vocazione?
Lavorare in una Maison che possiede un enorme patrimonio di savoir-faire e trasmetterlo nel futuro, preservare e promuovere la sua esistenza in un modo moderno, sono senza dubbio obbiettivi che fanno parte di una vocazione. Non è sufficiente esporre i mestieri d’arte nei musei, occorre promuoverli vivacemente e dinamicamente anche attraverso collaborazioni. Tutto ciò è possibile grazie a Maison Chanel che ha saputo tutelare e investire sugli artigiani, sui loro mestieri e su professioni di altissima passione. Da Lemarié si perpetuano quattro competenze molto distinte ed estremamente complementari: i savoir-faire delle piume, dei fiori, della Haute Couture e del plissé. Potrei definirmi come un direttore d’orchestra, ma la mia missione è anche preservare e incoraggiare di continuo nuovi talenti nella propria vocazione. Stiamo cercando di aprire le nostre professioni al di fuori della moda, renderle vive anche nel settore dell’arte e dell’architettura.
Credit Alix Marnat
Quante persone lavorano da Lemarié?
Dodici anni fa, quando ho iniziato la mia carriera da Lemarié, la Maison contava diciassette persone. Oggi il numero raggiunge le centoventi unità e raddoppia durante la realizzazione di particolari collezioni. Se siamo riusciti ad assumere così tanti talenti è perché la nostra professione si sviluppa lungo tutti gli intrecci della moda, nell’abbigliamento come negli accessori. Per me è essenziale che il nostro panorama sia fecondo nell’alta moda come nel prêt-à-porter; pur mantenendo la nostra forte eredità è importante pensare anche su una scala più ampia. Tra le mura della Maison prendono vita quattro grandi mestieri che sono complementari e talvolta collaborano, come nella realizzazione di abiti da sposa, veli, cappelli, corone, oppure accessori come ornamenti per le calzature. Quindi se da un lato creiamo pezzi eccezionali di alta moda che necessitano di migliaia di ore di lavoro, dall’altro ci misuriamo ogni giorno nella realizzazione delle camelie, oppure ci dedichiamo alle numerose declinazioni del plissé. La nostra missione è essere ancorati al presente ma concentrati sul futuro.
Lo scatto ritrae un dettaglio di un abito della collezione Haute Couture Autunno-Inverno 2021/22, in mostra a Homo Faber, composto da pompon in chiffon di seta bianco sfrangiato e tulle rosa pallido, 1.000 petali di organza e taffetà di seta delicatamente tinti a mano, 2.600 perle e 1.900 strass. Un lavoro eccezionale che ha richiesto 405 ore di lavoro nei laboratori Lemarié. Credit Chanel
Qual è l’età minima delle persone che lavorano da voi?
Mentre in passato l’età era più avanzata, oggi grazie a maggiore slancio e vitalità, l’età minima è di venticinque anni. La percentuale tra uomini e donne è equilibrata, perché il mestiere si basa su formazione e tanta volontà. Ogni giorno, per esempio, la nostra maestra fiorista trasmette consapevolmente il suo know-how ai propri colleghi, perché possiede una maturità gestuale raggiunta dopo cinque anni di apprendimento continuo nel nostro atelier.
Uno degli utensili usati per creare le camelie all’interno dell’atelier. Credit Anne Combaz
Perpetuare savoir-faire così radicati nella storia e nella cultura significa anche allinearli alle evoluzioni del presente. Quanto è importante unire tradizione e innovazione? Per esempio, da Lemarié affiancate ai mestieri d’arte manuali anche tecnologie in 3D?
Il gesto non è cambiato molto dalla sua origine, ma si combina a ulteriori nuove gestualità legate alle moderne tecnologie. Gli strumenti che usiamo per tagliare i fiori sono i medesimi utensili che avevano all’inizio del secolo. I bulini, per esempio, molto utilizzati nel mestiere del fiorista, sono gli stessi di cinquanta o settanta anni fa. Oggi lavoriamo anche su nuovi materiali, talvolta utilizziamo stampe 3D oppure tagli laser, ma la base viene sempre dal passato. Abbiamo una curiosità costante verso la ricerca dell’innovazione ed è imprescindibile continuare a imparare, ad allenarci. Ma teniamo sempre a mente che l’origine del mestiere nasce dal talento delle mani e dalla semplicità di un gesto.
L’installazione immaginata da Lemarié e dalla sua direttrice artistica Christelle Kocher all’interno dell’edificio dell’ex Scuola Nautica, sull’isola di San Giorgio Maggiore, fa parte della mostra Details: Genealogies of Ornament, a cura di Judith Clark. Credit: Chanel
L’incontro tra Lemarié e Chanel è avvenuto negli anni ’60, grazie alla camelia, fiore simbolo della Maison. Dedicate un reparto speciale riservato alla sua creazione?
Il laboratorio dei fiori è un vero e proprio regno in cui sbocciano camelie, rose e tante altre tipologie di fiori. Per la propria realizzazione ogni camelia richiede da un’ora e mezza fino alle tre ore. La differenza dipende molto dal materiale scelto; se usiamo la seta avremo più facilità, mentre la pelle è più complicata e il cotone richiede gesti differenti.
Il laboratorio dimostrativo alla presenza degli artigiani della Maison Lemarié cocepito all’interno della mostra curata da Judith Clark. Al termine dell’evento, il lavoro degli artigiani presenti darà vita ad un’aiuola formando un motivo “Lemarié Homo Faber” ideato da Christelle Kocher. Credit Chanel
Quale conoscenza di base è richiesta per poter accedere alla carriera presso i vostri laboratori?
Ci sono diverse scuole a Parigi che formano i giovani maestri. Ma l’apprendistato avviene soprattutto tra le mura della nostra Maison; è molto importante che la conoscenza si conservi e possa aumentare sempre di più con costanza e passione. In passato non era semplice reperire forza lavoro, perché questo mestiere non era riconosciuto. Negli ultimi anni abbiamo notato invece che le nuove generazioni guardano ai mestieri d’arte con maggiore entusiasmo. Per questo dobbiamo ringraziare la forte e positiva comunicazione svolta da Maison Chanel. I giovani devono sapere che esiste la possibilità di creare valore nella propria vita attraverso mestieri eccezionali come il nostro, legati a creatività e talento umano. Trasmetterli nel futuro significa trasmettere la cultura francese ed europea.
Credit Chanel
La sua carriera da Lemarié è incominciata nel 2010. Immagino che abbia avuto l’opportunità di ascoltare più volte Karl Lagerfeld, osservare e sperimentare il suo brillante spirito creativo. Una fantasia e una creatività che oggi sono incarnate da Virginie Viard. Ricorda un momento particolare trascorso con il Maestro che vorrebbe condividere con i nostri lettori?
Karl aveva una immensa passione per i mestieri d’arte. Avere la possibilità di lavorare con lui per dieci anni è stata un’esperienza inimmaginabile. Trasmetteva tutto il suo entusiasmo attraverso un dialogo ricco e costante, il medesimo legame che oggi ho con Virginie Viard, estremamente appassionata, con una visione molto chiara e forte del marchio e una comprensione perfetta del know-how, della donna Chanel e della Maison.
Uno dei cappotti in mostra fino al 1° maggio nelle sale di Homo Faber è nato proprio da un’idea di Karl per la collezione Chanel Haute Couture Primavera Estate 2012. Aveva immaginato un capospalla come un giardino in fiore e, dopo duemila ore di lavoro, i nostri laboratori sono riusciti a realizzare il suo desiderio. Quando ha visto il cappotto ultimato, vibrante di camelie e fiori, di colori e tessuti differenti, ha esclamato: “È come un sogno nella notte”. Karl Lagerfeld era molto consapevole dello spirito artigianale e da esso profondamente coinvolto. Per lui rappresentava la magia dell’eccellenza e oggi Virginie Viard prosegue e perpetua la stessa filosofia culturale.
In apertura: Credit Alix Marnat
Se sei appassionata all’universo couture, non perdere l’approfondimento sul grande Karl della moda.