Dicembre è per tutti un momento di bilanci, non solo quelli aziendali, pieni di numeri, cifre e arzigogolati conti. Io, nonostante una Laurea in Economia, ho sempre preferito i bilanci emotivi, dove si evidenziano i buoni propositi messi in atto, gli obbiettivi raggiunti e magari anche qualche umana e costruttiva sconfitta.
Quest’anno, il dodicesimo mese chiude per ognuno un periodo complesso, imprevedibile e a tratti surreale. Se avessimo voluto disegnarlo in prospettiva qualche tempo fa, non saremmo nemmeno riusciti ad azzeccare una previsione. Eppure ho sempre creduto che anche le situazioni più difficili possano in qualche modo portare nuovi stimoli e opportunità. Soprattutto se, fermandosi a riflettere, si identifichi un cammino da condividere con obbiettivi, scelte e idee messe ben a fuoco. E noi, cittadini del mondo, di tempo per capire quest’anno ne abbiamo avuto parecchio. Più taciturno del solito, silenzioso per rispetto nei confronti di quello che stava succedendo, dilatato fino alla follia, meditativo e forse, per alcuni, particolarmente solitario. Offuscate le vivaci kermesse della moda e digitalizzate le fiere dell’industria orologiera. Procrastinato fino al prossimo settembre il Salone del Mobile, dove il mondo prima accorreva per vivere Milano in una delle sue più intense forme espressive.
Nonostante qualche malinconica tenebra volesse coprire il radioso universo del lusso, i grandi marchi hanno comunque presentato nuovi protagonisti e creature, sottoscrivendo ancora una volta il loro contratto luminoso con l’eccellenza. Un termine dai tanti significati che sarebbe difficile racchiudere in poche parole in questo post. Ma è all’eccellenza che ancora una volta ci siamo rivolti, per tornare quasi a un caldo abbraccio protettivo che potesse riportarci al Bello, lì dove le nobili emozioni scaturiscono spontanee.
E The Ducker, cosa ha fatto nel 2020? Nel bilancio riflessivo che sto chiudendo per fine anno, da marcare tra i valori aggiunti, ci sono cose positive. Prima di tutto il nostro lifestyle magazine ha compiuto cinque anni di vita. Un tempo minuscolo se pensiamo a quello raggiunto dalle celebri Maison di cui amiamo parlarvi. Un intervallo breve, certo, ma comunque importante, perché in un lustro siamo cresciuti rafforzati. Agli inizi abbiamo visto qualcuno passare e non lasciare la propria impronta, mentre altri hanno subito brillato per professionalità e hanno tracciato una memoria preziosa che non dimenticheremo. Innumerevoli sono i ricordi di questi primi cinque anni trascorsi non soltanto a scrivere sul web. Le interviste vis à vis in cui le persone si sono raccontate, i viaggi nelle manifatture del savoir-faire orologiero. Dominique Sensarric, la migliore maestra che un’allieva potesse sperare di incontrare. Le fiere nel turbinio delle presentazioni, una dopo l’altra, e l’atmosfera onirica di Parigi nelle giornate dell’alta gioielleria. Tutto questo è mancato nel 2020, come sicuramente anche a voi, seduti in smartworking davanti al proprio computer in attesa di tempi migliori. Ma, proprio perché l’energia del ricordo mi ha accompagnato così tanto quest’anno, lo scorso ottobre ho pensato di portare la nostra filosofia anche su carta stampata e di ampliare la visibilità di The Ducker. Una nuova avventura che dopo il primo numero di dicembre, avrà nel 2021 due appuntamenti annuali.
Nell’attesa che sulla scacchiera il tempo faccia la sua prossima mossa, noi continueremo a scrivervi, nutrendo con passione le pagine del nostro giornale e della nostra vita.
Buona lettura!