Incontriamo Elisa Fuksas che ci rivela alcuni elementi fondamentali della sua brillante carriera poliedrica e creativa.
Il suo lavoro va al di là del tempo, fluttuando tra passato e futuro. Come ci si aspetta da una regista, scrittrice e architetto meglio un’innovatrice. Dotata di una personalità stilistica che sfugge a qualsiasi definizione, precorritrice di tendenze registiche che oggi dettano legge nel campo dei videomaker, sgretola in modo naturale ogni confine, senza mai rinunciare all’intimismo di una creatività spontanea e personale.

È difficile raccontare in poche parole chi sia Elisa Fuksas, ma dovendo sintetizzare in un’espressione il percorso che l’elegante Elisa ha intrapreso dagli anni duemila a oggi, potremmo dire che Miss Fuksas ha sempre seguito, e continua a seguire, una sua strada, quella che l’ha portata spesso fuori dal coro, ma anche avanti a tutti gli altri.
Il suo spirito avanguardista ricorda molto quello che animò molta dell’architettura dell’arte e della moda degli anni ’60, quando ancora non ci si preoccupava del marketing e della distribuzione di un prodotto. Quanto detto fin qui, però, non faccia pensare che Elisa non sia avulsa da qualsiasi conoscenza di mercato.

L’artista ha, infatti, contribuito non poco al successo di Manuel Ritz, brand dinamico di total look maschile, per la campagna della collezione AI 2017-18, facendosi portavoce di racconti che in passato hanno portato alla luce le storie intime del suo clan di stile, e oggi arriva alla storia di ognuno di noi. Uno story telling soave, dal titolo The History is Made of Moments, che passa attraverso le emozioni colte dall’occhio sensibile di una donna che racconta, attraverso uno corto, i momenti quotidiani di un uomo, accompagnati dai capi Manuel Ritz.
Elisa Fuksas, con il suo spirito avanguardista, contribuisce al successo di Manuel Ritz con il corto da lei realizzato e presentato a Pitti Uomo 91.
L'intervista a Elisa Fuksas
Come hai deciso su quale campo di ricerca concentrarti?
Il campo di ricerca è partito dalla rete, da chi indossa Manuel Ritz ogni giorno, dalle vite di un clan del brand che passa attraverso una foto Instagram, un commento Facebook, un racconto in un messaggio privato. Uomini fieri di far parte del #manuelritzclan.
Qual è la cosa più importante nel tuo lavoro?
L’elemento più importante nel processo di creazione è il rapporto stesso con ciò che creo. Un altro aspetto importante è che i lavori raggiungano un naturale tipo di esistenza.
Trai ispirazione dall’arte?
Assolutamente sì. Ricavo un sacco d’ispirazione, anche dall’architettura e dalla musica, ma anche dal quotidiano. Per questo la mia preoccupazione nel costruire la campagna Manuel Ritz era di portare alla luce le storie intime di un uomo e del suo clan: l’emozione del grande passo, la tensione prima di un discorso importante, il tempo che dedichiamo ai nostri figli, quello che passiamo con i nostri amici.
Che cosa potrei trovare aprendo il tuo guardaroba?
Troveresti degli abiti che sanno di me e della mia identità di donna, ma forse anche qualche camicia bianca maschile.
I punti di forza della tua arte?
Grande disciplina il mio senso del realismo, i sentimenti che pervadono la mia vita e soprattutto la verità.
Permettimi di farti una domanda che avrà forse un’altra risposta prevedibile: qual è il tuo senso preferito?
La vista per carpire la luce. Amo la luce che è vera poesia dell’anima, una sorta di stato di grazia. Per esempio nel solstizio quando la luce del cielo di Roma, verso le ore 8 di sera, diventa un’incomparabile bellezza nel salutare la nostra terra che si volge verso i diademi stellari. Questo è il mio stato di grazia e mi sento tutt’uno con l’universo.