L’orologio J12 Chanel ed Arnaud Chastaingt. La musa ed il suo creatore. Legati da un rapporto intenso, come quello tra un uomo e una donna. Fatto di rispetto, di profonda conoscenza e di lealtà.
Il Direttore del Chanel Watchmaking Creation Studio, intervistato a Parigi, racconta a The Ducker Magazine il suo approccio creativo nei confronti dell’icona J12 Chanel che nel 2019 compie una nuova evoluzione, assumendo le sembianze ed il volto del segnatempo di oggi e di domani.
Arnaud Chastaingt
Direttore del Chanel Watchmaking Creation Studio
Quando avvenne il suo primo incontro con l’orologio J12 di Chanel?
“Era l’anno 2000, avevo vent’anni e studiavo design. Venni a conoscenza che Chanel stava lanciando una nuova creazione: il J12 in ceramica nera. Fu davvero un colpo di fulmine. Ero sempre stato affascinato dalla Maison, ma quel segnatempo rappresentò per me una rivelazione dell’universo dell’orologeria. Fin ad allora gli orologi non erano mai stati la mia passione e nella mia testa il marchio era sempre stato fortemente legato al design delle mitiche borse e della bottiglia di profumo CHANEL N. 5”.
Quali sensazioni provocò in lei?
“Ho un ricordo molto preciso del momento in cui vidi per la prima volta la campagna che riguardava l’orologio disegnato da Jacques Helleu (all’epoca a capo della comunicazione del dipartimento di orologeria e di profumeria della Maison). Ricordo questa sensazione di autorità che il J12 provocava: ti guardava occhi negli occhi, faccia a faccia; le sue linee erano perfette, il suo abito era nero. Fu il mio primo vero contatto con il mondo dell’orologeria e mi scatenò l’interesse per un universo a cui non mi ero mai accostato prima”.
J12 – Il disegno del primo esemplare del J12 Chanel creato da Jacques Helleu nell’anno 2000. Quando il direttore artistico della Maison Chanel decise di creare la prima silhouette dell’orologio che sarebbe poi diventato una vera icona, lo progettò per sé. Mentre disegnava le prime linee a matita, lo immaginò senza tempo, sportivo e interamente nero. L’ispirazione proveniva dagli universi che amava di più: le automobili e la vela. Ammirava molto le linee del telaio delle auto da corsa e, soprattutto, le sagome regali della protagonista delle regate dell’America’s Cup, la J12. L’orologio avrebbe assunto quel nome per sempre. Photo credits: 2000 © CHANEL
Poi arrivò la sua prima esperienza di designer nell’universo del lusso…
“Avvenne poco dopo, nel 2003, quando iniziai a lavorare nel dipartimento di alta orologeria e gioielleria di Cartier. All’epoca Jacques Helleu propose il Chanel J12 nell’inedita versione in ceramica bianca. Per me, che consideravo quella creazione soprattutto come un oggetto di design e non solo uno strumento per misurare il tempo, fu una rivoluzione: il J12 aveva rotto alcuni classici schemi del panorama dell’orologeria. Restai da Cartier per dieci anni, sono per natura un uomo fedele, e soltanto un marchio poteva coinvolgermi così tanto da strapparmi a questa mia fedeltà lavorativa. Quando mi chiamarono da Chanel fu la realizzazione di un mio grande sogno. Era il mese di maggio del 2013”.
Qual è stato il suo primo approccio creativo nei confronti di questa icona orologiera del XXI secolo?
“Alcuni sostengono che il mio approccio all’orologeria sia abbastanza atipico. Lo definirei non convenzionale. È vero che la misurazione del tempo non è la mia ossessione. Lo sono invece design e allure, ma ciò non significa che il movimento non mi interessi terribilmente. Fin quasi a diventare il grande protagonista nello studio per l’ultima evoluzione del J12.
Ma, andando per gradi, quando iniziai a lavorare per la Maison, e ovviamente Nicolas Beau era qui, fu fondamentale trovare la mia personale relazione con questo orologio, perché ovviamente la paternità della creazione non era mia. Scelsi quindi di non toccare l’originale design di Jacques Helleu, perché dovevo giungere ancora ad una sua comprensione più profonda. Scelsi di avere con J12 la relazione che esiste tra il creatore e la sua musa. Realizzammo quindi nuove declinazioni come quella in edizione limitata del Mademoiselle J12. O i pezzi unici della collezione J12-XS, esemplari che catturavano in un segnatempo la secolare bellezza dei mestieri d’arte della Maison Lesage”.
J12 Chanel – Ref: H5697 – Cassa monoblocco in ceramica nera ad alta resistenza, dimensioni 38mm. Quadrante laccato nero con lunetta girevole unidirezionale in acciaio, corona avvitata in acciaio con cabochon in ceramica nera ad alta resistenza, lancette laccate bianche e numeri in ceramica bianca. – Movimento meccanico di Manifattura a carica automatica calibro 12.1. Funzioni: ore, minuti, secondi, data – Bracciale in ceramica nera ad alta resistenza e tripla chiusura pieghevole in acciaio – Fondello in vetro zaffiro. Impermeabile fino a 200 metri. Riserva di carica di 70 ore. Prezzo: 5.300 euro – J12 Chanel – Ref: H5700 in ceramica bianca
Quando parla del J12 Chanel lei usa il termine inglese “she”. Si riferisce quindi alla valenza femminile dell’entità orologiera?
“La mia relazione con questa icona è davvero equiparabile alla relazione tra un uomo ed una donna. Questo mio modo di concepirla mi ha permesso di comprenderla meglio nel corso degli anni ed oggi, dopo uno studio approfondito, di mantenere nel futuro la sua allure contemporanea”.
Quando è nato il progetto della nuova evoluzione del J12 Chanel che presentate a Baselworld 2019?
“Quattro anni fa. Ero arrivato ad una maturità tale che mi sentivo pronto per toccare il primo design originario di Jacques Helleu. Avevo due opzioni: la prima era di cambiare tutto, la seconda era di non cambiare nulla. È stato uno degli più esercizi più complessi che ho compiuto nella mia carriera. Ho scelto il paradosso: cambiare tutto e niente insieme! Ovviamente sentivo di avere una grande responsabilità perché si trattava di un’icona, un’ispirazione, una vera Musa. Più che un concetto creativo è stata quindi un’ossessione che ho cercato di infondere a tutto il team che ha lavorato in questo progetto. Nelle prime fasi ho dovuto analizzare l’orologio in tutti i suoi dettagli e ho compreso che dovevo lasciare il mio ego creativo da parte. L’umiltà era fondamentale perché Jacques Helleu aveva compiuto la rivoluzione 18 anni prima. Il mio lavoro consisteva quindi nel compiere una evoluzione”.
Quali sono stati i passaggi salienti di questa evoluzione?
“Ho lavorato probabilmente più come un medico chirurgo che come un designer ed alla fine ho cambiato l’80% delle componenti rispetto al design originario. Attenzione: il movimento corrisponde solo all’1% dell’evoluzione. Questo è il J12 Chanel, un’icona di oggi e di domani”.
La prima fase del suo lavoro con il team del Chanel Watchmaking Creation Studio si è focalizzato sulla studio della lunetta.
“Si. Percepivo la dimensione della lunetta troppo presente all’interno dell’habillage. Ho deciso di renderla più fine, una soluzione che ha permesso di ampliare l’apertura del quadrante conferendogli maggior respiro. Abbiamo aumentato il numero delle tacche sulla lunetta da 30 a 40, modificandone quindi anche il design. Girando la ghiera il suono che si produce è diverso da quello delle versioni del passato, più armonioso e più soft. Una qualità, quella del “suono” che è importante tanto quanto le linee architetturali del design. Per esempio, – continua Arnaud Chastaingt – se pensiamo all’universo automobilistico, tutti siamo in grado di riconoscere un particolare modello di auto sportiva a seconda del suono del suo motore. Anche la corona di carica è stata oggetto di studio approfondito con l’introduzione di modifiche che hanno permesso di mantenere la sua ergonomia, pur riducendo di un terzo le sue dimensioni. E’ stata variata anche la dimensione del cabochon in ceramica sulla corona di carica che è resistente fino a 200 metri di profondità, qualità che condivide con il J12 delle origini. Una performance importante raggiunta nonostante il fondello dell’orologio sia in vetro zaffiro e non più in metallo”.
Quali sono state gli interventi che lo CHANEL Watchmaking Creation Studio ha svolto sul quadrante del J12?
“La fase di studio e progettazione del quadrante era fondamentale perché il lavoro sarebbe stato fatto sul volto dell’orologio. Non sappiamo esattamente quale fosse il carattere originale dei numeri che Jacques Helleu utilizzò nel 2000: era unico, speciale, anche se su alcuni numeri le linee non erano perfette. Noi abbiamo interagito con un tipografo che collabora con la Maison Chanel da svariati anni. Pensavo che fosse un esercizio di due-tre giorni ma abbiamo impiegato due mesi per lavorare sulle forme dei numeri nel quadrante. L’obiettivo era realizzarle mantenendo il DNA originario ma anche con un design più sottile. Nei nuovi modelli i numeri sono realizzati in ceramica (bianca o nera a seconda della referenza) offrendo una migliore qualità ed una superficie ultra piatta. Ciò è stato possibile grazie ai progressi svolti sull’innovazione tecnologica di questo materiale. Nel 2000 infatti il primo J12 presentava sul quadrante i numeri realizzati in materiale sintetico. Oggi sul volto della nuova evoluzione è presente anche la minuteria chemin de fer e la menzione Swiss Made compare sul rehaut e non più a ore sei con il raggiungimento di una maggiore armonia di leggibilità”.
Gli sviluppi delle nuove tecnologie hanno contribuito in fase di progettazione?
“Questo tema riguarda per esempio l’utilizzo della Superluminova. Nel 2000, ai tempi della creazione del primo modello, la Superluminova nera non era disponibile. Grazie agli sviluppi della tecnologia oggi siamo stati in grado di realizzare il gioco tra positivo e negativo, il dialogo tra bianco e nero all’interno delle aree luminescenti delle lancette. Ecco quindi la comparsa della Superluminova nera sul modello J12 in ceramica nera e della Superluminova bianca sul modello J12 in ceramica bianca. In più, nell’ orologio originario c’era uno sbilanciamento tra la dimensione della lancetta dei minuti e quella delle ore che era leggermente più larga. Nella evoluzione del 2019 è stata ridotta e le dimensioni delle lancette sono state equiparate”.
Anche il profilo dell’orologio è stato oggetto di studio e nuova progettazione?
“Come ogni segnatempo anche il profilo del J12 è legato alle dimensioni del movimento che custodisce. Con l’inserimento del nuovo calibro 12.1 le dimensioni della cassa sono di conseguenza variate e lo spessore è quindi stato leggermente aumentato. Il nostro obbiettivo finale era però di mantenere l’ergonomia del modello delle origini. Abbiamo cercato quindi un insieme di chiavi estetiche e tecniche per conservare questa conformità e siamo riusciti nella nostra missione. All’interno del Chanel Watchmaking Creation Studio abbiamo leggermente ammorbidito e arrotondato il profilo dell’orologio, mantenendo quindi fluide le sue linee. Giocando sull’illusione ottica, l’occhio umano non percepisce la cassa più spessa di prima, mentre riconosce le sue forme sensuali e rotonde, confermate dalle sensazioni tattili”.
Una delle modifiche più sostanziali del J12 Chanel riguarda la cassa. Quali sono stati i motivi dietro la sua nuova evoluzione?
“La cassa delle nuove referenze del J12 è in ceramica monoblocco. Il fondello oggi è in vetro zaffiro, permettendo la visione del calibro 12.1 e della massa oscillante. Il design del rotore, in tungsteno, è il risultato di uno studio di progettazione approfondita e custodisce nella sua caratteristica la forma di cerchio perfetto, un codice classico dell’alta orologeria di Chanel.
La scelta di abbandonare l’utilizzo del fondello in acciaio è derivata da una mia particolare riflessione. Partecipando ad alcune aste avevo notato che l’unico fattore a determinare l’età degli orologi J12 era proprio il fondello in acciaio che, a causa dell’uso, era l’unico materiale tra le componenti che talvolta mostrava i segni del tempo. Nel nuovo J12 invece è impossibile capire l’età dell’orologio, grazie alla scelta del vetro zaffiro”.
Quali sono le qualità del nuovo calibro 12.1?
“Basta uno sguardo al rotore del Calibro 12.1 per riconoscere la firma di Chanel sul movimento. Una firma che è una vera e propria architettura. Realizzare un tale design per la massa oscillante è stato sicuramente complicato per il maestro orologiaio che ha però trovato la soluzione perfetta utilizzando un materiale come il tungsteno. Il calibro 12.1 è un cronometro certificato dal COSC (Contrôle Officiel Suisse des Chronomètres) ed offre una riserva di carica di 70 ore. Inoltre è stato sviluppato appositamente dalla nuova manifattura svizzera di Kenissi”.
Quando è nata la collaborazione con la nuova Manifattura di Kenissi?
Tre anni fa, nel 2016. Kenissi è una società indipendente con sede a Ginevra che condivide con Chanel valori di eccellenza e di cui la nostra Maison detiene una partecipazione”. Ci risponde Nicolas Beau, International Business Development Watch and Fine Jewelry Director.
Nicolas Beau- International Business Development Watch and Fine Jewelry Director
“Dalla sua creazione nel 2000, l’orologio J12 era diventato in pochi anni una vera icona orologiera. Era giunto quindi il momento di una sua evoluzione verso l’eccellenza. La collaborazione con la Manifattura di Kenissi, che ha prodotto in esclusiva per Chanel il nuovo movimento automatico 12.1, ha permesso di compiere questa potente evoluzione su due importanti fronti. Sul lato tecnico, perché abbiamo ottenuto l’introduzione di un movimento più performante, e sul piano estetico, perché il calibro è oggi visibile sul retro dell’orologio grazie al vetro zaffiro che ha sostituito il fondello chiuso in acciaio dei modelli precedenti. Chanel continuerà la realizzazione di segnatempo di alta orologeria, contraddistinti quindi da una produzione in piccole quantità, nella manifattura di G&F Châtelain a La Chaux-De-Fonds, mentre attraverso la collaborazione con Kenissi, che inaugurerà la sua nuova sede nel 2021 a Le Locle, la nostra Maison diventa attore protagonista nella produzione di movimenti automatici su larga scala”.