Una manager italiana rilancia l’intima natura dell’eleganza della moda sostenibile, con un’attenzione forte all’artigianato e alle aziende più innovative.

L’intima natura dell’eleganza si nasconde nella sua non-ostentazione e Livia Giuggioli Firth lo sa benissimo.
Ecco perché ci accoglie luminosa nel foyer del Teatro alla Scala di Milano, con un sorriso bellissimo, in un abito morbido e con una sola raccomandazione “ …parliamo solo del mio lavoro”.
Produttrice cinematografica, impegnata nei documentari, fino a quando nel 2007, grazie a suo fratello Nicola, apre a Chiswick (Londra) Eco Age, un negozio d’interior-designer ecologico.
Nel 2012 apre lo shop online e amplia le consulenze per implementare la sostenibilità sia nel campo edilizio e nelle corporation. E grazie a un consiglio di una sua amica-giornalista Lucy Siegle, fondatrice di GCC, coniuga questa sua filosofia nella moda, vestendosi per un Red Carpet, con un vecchio abito da sposa (la premierè a Venezia di Single Man” di Tom Ford), e a seguire per i Golden Globes con un abito di Giorgio Armani, confezionato con un tessuto di bottiglie riciclate. Un pledge, quello di coniugare sostenibilità e glamour, adottato in seguito anche da numerose star di Hollywood come Meryl Streep, Demiàn Bichir, Nicole Kidman, Michael Fassbender, Kenneth Branagh.
E in virtù di questo concetto “colto” ha promosso, con la collaborazione della Camera Nazionale della Moda Italiana e il supporto del Ministero Italiano dello Sviluppo Economico, i Green Carpet Fashion Awards: una notte italiana dedicata ai valori delle aziende più innovative di casa nostra, tra cui Prada, Giorgio Armani, Valentino e Gucci.

E anche con una fortissima attenzione ai giovani coniando la Green Carpet Talent Competition, gara di moda organizzata da Eco Age che ha invitato i designer emergenti a creare un look che unisce etica ed estetica, utilizzando i materiali più innovativi: dalla pelle alternativa ricavata dalla buccia di mele, paillettes cangianti lavorate da conchiglie raccolte sulle spiagge italiane, reti da pesca usate come tessuti e seta organica.
L’onore di ricevere il premio è toccato a Tiziano Guardini che ha vinto il prestigioso premio Franca Sozzani, creato in onore della storica direttrice di Vogue Italia scomparsa lo scorso dicembre, che ha sempre sostenuto i nuovi talenti e grande amica di Livia Giuggioli Firth.

Che bisogni deve assolvere una moda ecosostenibile: emotivi o funzionali?
Direi che deve assolvere entrambi, perché oggi i consumatori (come siamo purtroppo chiamati, invece che cittadini) vogliono essere coinvolti emotivamente. E la moda sostenibile ha delle bellissime storie da raccontare e funzionali, perché noi tutti amiamo indossare capi che ci fanno sentire esteticamente belli.
Come è cambiata la percezione della moda da quando ha iniziato a parlare di moda eco-sostenibile?
Sono molto entusiasta nell’affermare in una sola parola: Tantissimo. Dopo quasi dieci anni di Green Carpet Challenge, ormai il pubblico è pronto e ci sono anche tanti studi sulla generazione dei Millennials e anche Gen Z che vogliono moda etica sopra ogni altra cosa.
Come fondatrice di “Eco Age” e ideatrice in un tavolo di lavoro in Italia di Green Carpet Challenge, quanto crede sia importante trasmettere ai giovani la “verità” sulla moda?
È molto importante – i giovani sono i nostri leaders del futuro e per fortuna sono molto più sensibilizzati di noi di mezza età (!) che siamo stati vittime del fast fashion.

In Italia si trovano le materie prime che rispettano la sostenibilità?
Certo! Ci sono anche tantissime aziende che hanno innovato e creati tessuti tecnici fantastici – come la seta ahimsa (peace silk), materiale che, a differenza della seta tradizionale, non si ottiene bollendo i bozzoli dei bachi durante la metamorfosi, ma raccogliendo i bozzoli abbandonati dalle crisalidi che hanno completato lo stato evolutivo.
Nel produrre moda secondo un progetto ecosostenibile, quali sono le fasi in cui si può intervenire per aiutare le aziende a produrre in questa direzione e ridurre l’impatto ambientale?
Direi che bisogna lavorar su tutta la filiera – dalla provenienza delle materie prime, al prodotto finito. E unire l’impatto ambientale e la giustizia sociale – il capitale naturale e quello umano sono entrambi importanti. Non si possono separare.
Nelle numerose collaborazioni e progetti che ha realizzato, vi è uno in particolare che ricorda con affetto?
Ovviamente ogni progetto è diverso e rappresenta anche una pietra miliare per me. Non posso preferire uno più di un altro, direi che tutti sono progetti a cui sono affezionata.

Un ricordo di Franca Sozzani e del suo sostegno a questo progetto?
Franca è stata una donna meravigliosa e mia mentore, aiutandomi tantissimo. A lei piacevano le cose anti-conformiste e probabilmente all’inizio ha pensato che quello che facevo fosse proprio così. Abbiamo percorso molta strada insieme. Sono così felice di aver potuto dare un premio in suo onore a un giovane designers emergente, che ha lavorato con i criteri sostenibili per il CNMI Green Carpet Talent competition, eseguendo due capi che s’ispirano al mondo del mare.