L’incontro con Carlo Traglio proprietario di Vhernier, azienda milanese che realizza gioielli esclusivi, che ripercorre il suo innamoramento per questa realtà a cui è approdato nel 2000.
Una volta mia sorella Alessandra mi disse “I gioielli Vhernier sono come le caramelle, non ne puoi più fare a meno“. Devo dire, a distanza di anni, che aveva ragione. Linee pulite, materiali inusuali, grande studio sulle forme e sull’esecuzione hanno reso questo brand unico al mondo. Da un disegno ad un prodotto finito può passare anche un anno proprio perché c’è una ricerca e un impegno nel creare un qualcosa di speciale, fuori dal coro. Chi apprezza una forma di designer anche nel gioiello, chi ama l’arte e l’architettura in questa maison ha trovato risposta. D’altronde l’arte è nel dna di Carlo Traglio, proprietario di Vhernier: a sedici anni invece di divertirsi si comperò un quadro, un Guttuso. Una persona speciale, che alla mondanità preferisce la compagnia di pochi e veri amici.
“Da bambino non giocavo con i soldatini andavo a visitare i musei. Venivo anche tacciato di essere un po’ strano. I miei amici non capivano perché io stessi ore davanti alla primavera del Botticelli piuttosto che ad un quadro di Franz Kline. A quell’età era inusuale.”
L’idea di acquistare l’azienda Vhernier è un sogno che si concretizza
Com’è nata l’idea di acquistare questa azienda?
“È stata una pura combinazione di eventi magici! Una settimana dopo la fiera di Basilea del 2000, dove rividi lo stand Vhernier di cui ero innamorato da tempo, un mio amico mi chiamò dicendomi che c’era un’azienda italiana che cercava un azionista di maggioranza. Non mi dissero di quale azienda si trattasse, sapevo solo che i proprietari non volevano un acquirente già nell’ambiente orafo. Presentai la mia candidatura e dopo una settimana mi dissero che era stata accettata e che si trattava proprio di Vhernier. Il sogno della vita che si era realizzato. Meraviglioso!“
Quando vidi la collezione Vhernier mi sono detto che era un prodotto vincente
Si aspettava questo grande successo?
“Quando vidi per la prima volta la collezione, non dico perfetta ma quasi, con una qualità di esecuzione assolutamente impeccabile, con materiali inusuali tipo l’ebano, l’oro lavorato con una lega speciale che non è ne rosa ne gialla ma una via di mezzo, mi sono detto che quello era un prodotto vincente.
Bisognava solo valorizzato esponendolo ad una distribuzione diversa, con dei negozi monomarca. È’ stato difficile perché in quel periodo iniziò la crisi in tutto il mondo. Era subito dopo l’undici settembre ma io ci ho creduto.”
Sono tanti i gioielli Vhernier a cui sono legato e amo disegnarli e lasciarne l’interpretazione ai miei collaboratori
Un gioiello a cui è più legato?
“Ce ne sono tanti ma la vera grande soddisfazione l’ho avuta dall’ultima linea: la Blue Velvet. Tutta in titanio e diamanti, spettacolare. Ci abbiamo messo due anni per realizzarla. Sembrava quasi una missione impossibile perché il titanio è un materiale durissimo, difficilissimo. Da un punto di vista creativo e di fattibilità è la più grande soddisfazione che un gioielliere possa avere.”
Ma lei disegna in prima persona queste creazioni?
“Si, si, disegno la notte. Faccio degli schizzi orribili perché non so disegnare però ormai i miei collaboratori lo hanno capito e sanno come interpretare ciò che voglio. Poi scrivo molto. Do una forma che mi piace e poi aggiungo tutta una letteratura su come il gioiello deve essere fatto. Alla fine penso proprio che mi odino.“
Il lusso è la rarità, anche il silenzio può esserlo
Cos’è il lusso per Carlo Traglio?
“È la rarità. La ricerca di qualcosa di unico che non c’è. È il colpo al cuore. Può avvenire per il cibo, per un’opera d’arte, un gioiello, una casa o un mobile non importa ma quello è il tuo lusso personale. Anche il silenzio può esserlo. Tutto quello che è unico per te e non necessariamente deve esserlo per gli altri.“
Amo vedere i gioielli Vhernier sulle donne, mi porta a pensare che siano felici ed appagate
Le piace vedere donne con i suoi gioielli?
“Mi piace molto perché spero sempre che quella donna sia felice e appagata. Provo una grande gioia quando ciò avviene anche grazie ad una mia creazione.”