In mostra all’Ecole des Arts Joailliers di Van Cleef & Arpels, fino al 30 novembre 2018, l’eclettica collezione di anelli da uomo di proprietà di Yves Gastou. Un eccellente fotogramma che ritrae lo spirito estetico della gioielleria maschile in movimento a cavallo dei secoli.

Ritratto di Yves Gastou.
© Benjamin Chelly / Albin Michel
Anelli da uomo del XVIII e XIX secolo impreziositi da cammei ed intagli in agata, onice o corniola, raffiguranti ritratti o personaggi mitologici
© Arnaud Carpentier
Anelli per uomo: un vezzo dal forte simbolo distintivo
Lunghe ed affusolate, da pianista per intenderci, oppure più robuste e virili, le mani ben curate di un uomo raccontano tanto della sua personalità e del suo modus vivendi. Ma quando al primo sguardo scopriamo che quelle mani possiedono qualcosa in più, vestite ed ornate da un supplementare protagonista prezioso, subito siamo colpite da una certa curiosità. L’anello da uomo ispira sempre un pizzico di fascino e di mistero che inevitabilmente ci attrae e che probabilmente, in qualche modo, vuole essere indagato.
Abituate, forse lo eravamo più in giovinezza, a vedere i fasci di luce dorata arrivare dalla classica chevalière (l’anello anticamente forgiato in ferro che i cavalieri romani erano autorizzati ad indossare come distintivo della propria appartenenza e declinatosi più recentemente come simbolo della propria dinastia e famiglia) oggi abbiamo imparato che gli anelli da uomo possono essere del tutto simili ai gioielli femminili, estetica, pietre preziose e design compresi.

A sinistra: anello del XIX secolo in oro giallo appartenuto a nobile arcivescovo o cardinale, cesellato di grappoli d’uva e fiori con ametiste taglio a goccia e stemma sormontato da una corona ducale.
A destra: Cartier, 1968. Anello Chevaliere, diaspro verde scuro picchiettato di macchioline rosse, oro giallo, esemplare unico eseguito su richiesta. © Arnaud Carpentier
La mostra ospitata all’Ecole des Arts Joailliers di Van Cleef & Arpels a Parigi, seguendo l’approccio personale del collezionista Yves Gastou, porta con sé numerose riflessioni e induce a certi quesiti: quanti ruoli ha ricoperto l’anello da uomo nel corso dei secoli? Siamo proprio sicuri che, tra le valenze iscritte nella sua creazione, non ci fosse anche una vera espressione di pura e sana vanità?
Anello di famiglia nobile con miniatura su porcellana che ritrae un gentiluomo con parrucca, firmato e datato Johann Friedrich Ardin, 1714 © Bernard Saint-Genès
Anello porta veleno proveniente dall’Egitto, con scarabeo in pasta di vetro che funge da copricapo alla dea egizia incisa sulla base © Bernard Saint-Genès
Lydia Courteille – Anello con ametista taglio marquise, spada da cavaliere incastonata sulla pietra e pavé di diamanti e rubini, corone sovrapposte sulla spalla, firme e croci romaniche che adornano lo chaton, massima incisa sul perimetro “Vox populi, vox dei”. Dal libro Bagues d’homme (Albin Michel) © foto Benjamin Chelly / Albin Michel
A voler ben investigare nella storia, affiorano spesso teorie controverse sul significato che gli stessi gentleman hanno attribuito a questo “tesoro” nel corso dei secoli. Nell’antica Cina, terra da sempre legata all’esaltazione della bellezza, erano gli uomini ad esibire al dito la giada cabochon, le cui dimensioni venivano attentamente studiate in proporzione all’unghia del pollice del committente. Un vezzo? Assolutamente no! La volontà della perfetta armonia a livello di proporzioni era mirata al raggiungimento della raffinatezza estetica. Anche nell’universo maschile.
In Occidente invece, in tempi più recenti, l’approccio al gioiello da uomo sembrava apparentemente molto diverso. Nel 1860, Cecil B. Hartley redigendo il suo “The Gentlemen’s Book of Etiquette and Manual of Politeness” consigliava al galantuomo di non indossare mai un monile per “semplice ornamento”, ma di preferire quello che “avesse una qualche utilità”. Ma i consigli spesso restano inascoltati. Se infatti osserviamo alcuni esemplari in mostra all’Ecole scopriamo che sovente una inconfutabile follia creativa si è insinuata, qua e là, celata sotto le “spoglie” o le sembianze di un anello “funzionale”.
Un bell’esempio? Soffermatevi sugli anelli papali realizzati da Mellerio, il primo gioielliere di Parigi e fornitore del clero nel XVIII secolo. Rimarrete stupiti dalla meraviglia di piccole ma eccezionali opere d’arte che bene esprimono quanto gli uomini di potere desiderassero indossare capolavori artistici di lampante bellezza, indiscutibile quanto l’autorevolezza che dovevano sublimare. D’altronde in francese antico “Joel”, cioè il Gioiello, aveva nella sua radice semantica il termine gioco/gioia che resta la prima sensazione che l’ornamento deve ispirare al suo committente. Uomo o donna che sia!

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