«Amo tutto quello che sta in alto: il cielo e la luna. Credo nelle stelle» confidava spesso Coco Chanel. Mademoiselle si rivolse agli astri fin dalla fanciullezza e più tardi, in età adulta, attribuì loro una valenza intima e benevola alla quale affidarsi pressoché quotidianamente. Inafferrabile, etereo eppure intramontabile, l’universo celeste torna a brillare nella collezione di alta gioielleria Chanel 1932. Non è soltanto un omaggio al passato, a quegli anni Trenta in cui sbocciò la prima collezione in platino e diamanti firmata da Gabrielle. Rappresenta invece un nuovo e ricco capitolo creativo, in cui spiritualità e poesia si fondono allo stile della Maison. Per scoprirne tutte le luminose attitudini sono volata a Parigi, ospite di Patrice Leguéreau, direttore dello Studio Creativo Chanel Gioielleria.
Patrice Leguéreau, direttore dello Studio Creativo Chanel Gioielleria
Celebrare la collezione “Bijoux de Diamants” significa mettere in luce un evento importante nella storia francese del secolo scorso. Dopo la crisi del ‘29, per far rinascere il settore orafo e diamantifero in grave recessione, la London Diamond Corporation Limited scelse una donna, una couturière che proveniva dal mondo della moda e non dall’ambiente dei gioiellieri parigini. Perché?
Gabrielle Chanel era influente all’epoca, si era già fatta conoscere per la sua creatività. Per uscire dalla crisi era necessario qualcosa di sensazionale. Penso che sia stata all’altezza della responsabilità affidatale, perché realizzò un’opera straordinaria. Fu la prima collezione di alta gioielleria, valorizzata in un vero e proprio luogo espositivo, secondo un concept ben definito; fu visitata da un pubblico con ingressi a pagamento a sostegno di donazioni per enti di beneficenza. Mademoiselle coinvolse molti tra i talenti e le celebrità che le erano vicini, compreso Jean Cocteau che collaborò con lei alla definizione del manifesto. Fu in grado di creare qualcosa che i gioiellieri tradizionali certamente non avrebbero fatto allo stesso modo. Tutto questo provocò un pizzico di gelosia e amarezza nella cerchia dorata di Place Vendôme.
Gabrielle Chanel ritratta sul balcone della sua suite al Ritz Paris nel 1937. Fotografia di Roger Schall. © Collezione Schall / Roger Schall.
Questa gelosia nei confronti della Maison persiste anche oggi?
Ho l’impressione che Chanel a volte infastidisca alcuni gioiellieri. Quindi nella realizzazione delle nostre collezioni mi piace essere preciso, acuto e corretto riguardo alle pagine scritte nella storia della Maison. Così dimostriamo quali siano i nostri valori e quale sia il loro background.
“1932” è composta da settantasette gioielli spettacolari. Quanto tempo ha richiesto la sua creazione?
Circa 2 anni e mezzo di lavoro, tra le varie fasi di riflessione, di- segno, elaborazione, modellismo, ricerca delle pietre e lavorazione. È stato un colloquio di scambio e condivisione continuo con una ventina di laboratori parigini, oltre ovviamente il laboratorio Chanel in Place Vendôme, per ottenere un ensemble di opere che condividono un’anima e uno stile.
È stato difficile accostarsi alla collezione storica “Bijoux de Diamants”, celebrarla e in aggiunta realizzare qualcosa di perfettamente attinente alla contemporaneità?
Tra le mura della Maison perpetuiamo nel tempo il gusto e lo spirito di Gabrielle Chanel. Non esistono copie del passato. Siamo capaci di mantenere vivo l’allure della storia pur essendo molto creativi, originali e inediti nel design.
Chanel Haute Joaillerie. Collezione 1932. Anello Comète Infinie in oro bianco con un diamante giallo taglio cuscino 3,54 ct FVY VS1; un diamante taglio brillante da 1,00 ct F+ VVS+ e diamanti.
La purezza di linee e volumi presente nei gioielli ricorda il lessico di stile di cui Mademoiselle fu pioniera. Come avete interpretato questo concetto nella dimensione preziosa?
Noi la chiamiamo purezza in movimento; si costruisce grazie al disegno, alla linea e allo spirito. Forse, quando siamo felici di creare, questa emozione si trasmette sul prodotto, regala equilibrio e proporzioni. Elimina la monotonia e la tensione, promuovendo la leggerezza.
Tutto ruota intorno al tema celeste, diviso in tre capitoli che raccontano la luna, il sole e le stelle. Oltre alla purezza e al grafismo, quali approcci avete scelto per illustrarli?
Da Chanel si parla tanto di grafica, rigore e costruzione. Fino ad oggi non avevo mai veramente proposto la sensibilità, il sogno, la fantasia di stelle e pianeti. Consideravo importante sottolineare questo aspetto e approfondire. Sono partito da un’ispirazione per trasmettere un tocco di vita a questa collezione. Per esempio, abbiamo studiato l’irraggiamento della luce intorno ai corpi celesti, la sua scomposizione, le sue sfumature.
Chanel Haute Joaillerie. Collezione 1932. Anello Soleil 19 Août in oro giallo, platino, diamanti e un diamante giallo taglio brillante 5,52 ct FVY VS1.
Mentre l’ispirazione originale di «Bijoux de Diamants» era pressoché immacolata, in questa collezione la componente cromatica è fondamentale. Perché il colore è diventato così importante?
Il blu, il rosso, il beige, il nero sono tradizionalmente legati alla Maison e ogni anno le collezioni di alta gioielleria sono sempre più colorate. In “1932” la componente cromatica può essere semplice- mente un tocco, una sfumatura, mentre altrove rappresenta un’esplosione. Ogni icona figurativa ha la propria personalità, espressa con una particolare tonalità che esprime nozioni, sapori e simboli in più rispetto alle origini. Sono presenti anche esemplari unicamente in diamanti bianchi. Le donne saranno libere di scegliere!
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