Claire Choisne, da dieci anni direttrice creativa di Boucheron, marchio di proprietà del gruppo Kering, ci conduce a ritroso nel tempo. Per scoprire quanto lo spirito della Maison, il suo patrimonio storico e la cultura gioielliera siano le basi concrete per correre nel XXI secolo.
Formatasi alla scuola di gioielleria rue du Louvre (1994-1997), Claire Choisne ha ricevuto il prestigioso premio “Jacques Lenfant”. Dal 2011 è la direttrice creativa di Boucheron, marchio di proprietà del gruppo Kering
The Ducker: Essere la direttrice creativa di una delle più importanti case di alta gioielleria significa perpetuare ogni giorno tradizione e savoir-faire, ma saperle anche amalgamare con un tocco di contemporaneità. Come riesce ad affrontare questa sfida?
Claire Choisne: Quando entrai per la prima volta al 26 di Place Vendôme consideravo importante proporre una gioielleria nel puro stile della Maison e al contempo introdurre qualche idea personale. Ho sempre avuto un profondo rispetto nei confronti del marchio, perché, all’interno della sua lunga storia, il mio percorso occuperà soltanto un piccolo intervallo temporale. Attraverso lo studio degli archivi ho subito compreso che, contrariamente ad altre realtà con le quali avevo lavorato precedentemente, Boucheron non ha mai ridotto il proprio spirito a qualche icona. Avendo un ampio spazio di movimento all’interno del nostro patrimonio, siamo pienamente liberi di comprendere nel profondo la sua filosofia e di scegliere cosa reinterpretare.
Boucheron collezione Fleurs Eternelles 2018
Fondata nel 1858 da Frédéric Boucheron, figlio di un mercante di tessuti che ambiziosamente scelse una carriera diversa rispetto alle proprie origini, la Maison è stata la prima casa di gioielleria ad aprire una boutique in Place Vendôme. Una piazza considerata oggi la Mecca per questo segmento del lusso. Qual è lo spirito delle origini raccontato dai vostri archivi?
Frédéric Boucheron aveva una eccezionale libertà creativa, era capace di inventare stili e tecniche. Tra il 1867 e il 1931 prestigiosi premi sancirono il suo talento alle Esposizioni Universali di Parigi che accolsero decine di milioni di visitatori. Tra le creazioni che conquistarono il cuore delle giurie, la collana Point d’Interrogation fu qualcosa di completamente inedito per l’epoca; essendo priva di fermaglio rendeva la donna libera di adornarsi da sola. Frédéric amava giocare con la materia: fu il primo a utilizzare il cristallo di rocca, lo combinò con i diamanti e lo introdusse come protagonista dell’alta gioielleria. Aveva un’attenzione quasi ossessiva alla portabilità del monile che doveva essere indossato con naturalezza e facilità giorno dopo giorno. Boucheron creava pensando alla clientela, non soltanto alle donne, perché furono innumerevoli le personalità maschili a richiedere commesse speciali, come quella di circa 150 esemplari proveniente dal maharaja di Patiala nel 1928.
Boucheron, collezione “Paris vu du 26”, collana trasformabile in oro bianco con un diamante taglio rotondo F VVS2 di 5,32 carati, onice, cristallo di rocca, agata bianca e pavé di diamanti
Il 2021 celebra l’anniversario dei primi 10 anni della sua carriera in Boucheron. Un decennio in cui la società e la cultura sono cambiate molto rapidamente, soprattutto grazie all’era digitale. La gioielleria, che amo concepire non solo come prodotto di lusso ma anche come oggetto d’arte, quanto e come si è evoluta?
Condivido questa sua concezione ambivalente del gioiello. In gioventù ho frequentato la scuola orafa per apprendere la tecnica alla base della realizzazione. All’epoca trovavo che la gioielleria fosse talvolta ancorata a ideologie passatiste, legate a vecchi stereotipi in cui il monile rappresentava uno status symbol, legato all’espressione di potere e autorità. Oggi questa idea si è persa e siamo liberi di concepire la gioielleria come l’arte di proporre un oggetto non più al servizio di antiche consuetudini, ma volto alla trasmissione di emozione e stile. Nella più recente collezione presentata a Gennaio 2021, abbiamo dimostrato che la Haute Joaillerie, contrariamente al passato, non è più realizzata per essere indossata soltanto nelle grandi serate e poi nascosta in cassaforte. Per sancire questa multi portabilità, pressoché quotidiana, abbiamo studiato per offrire diverse opzioni interessanti per ciascun esemplare, seguendo un’evoluzione legata alle emozioni e non ai vecchi stilemi.
Boucheron, collezione “Contemplation” parure Battement d’ailes, ispirata ad un diadema concepito nel 1906. Orecchini pendenti in oro bianco con madreperla e pavé di diamanti. Anello in oro bianco con un diamante a pera E VVS1 da 1,84 carati e diamanti. Nella gallery alcuni esemplari della collezione “Contemplation”
Durante i ruggenti anni ‘20 di Parigi, Boucheron dimostrò una visione avanguardista del gioiello che, da oggetto pregiato, diventò un potente veicolo per definire la personalità di chi lo indossava. Quali codici del periodo Art Déco rinascono nella nuova collezione presentata a gennaio 2021?
Per “A History of Style, Art Déco” l’idea è stata volgersi al passato verso un periodo che personalmente adoro. Volevo proporre una visione contemporanea dell’Art Déco che rispettasse la storia, senza cadere nei consueti cliché per i quali è conosciuta al grande pubblico. Non troverete gli elementi consueti dell’epoca come sautoir, frange o pompon! Studiando i nostri archivi ci siamo resi conto che non esisteva un solo ed unico stile Art Déco. Abbiamo scelto i pezzi che trovavamo insieme estetici e contemporanei e ho riflettuto su quale fosse la ragione di questa scelta. Ho riscontrato la presenza di tre importanti fattori che sono stati amalgamati anche nella formula di questa nuova collezione. Il primo è l’antagonismo tra l’opulenza impattante degli esemplari e il loro design estremamente puro e lineare. Abbiamo mantenuto questo concetto di purezza nel cromatismo di tutto l’ensemble dei pezzi che presenta ovunque coerenza e uniformità. La combinazione scelta è quella di diamanti, onice o smalto e smeraldi, per richiamare la componente colore in voga negli anni ’20. Terza qualità, assai rara nell’alta gioielleria, è la coesistenza di una allure al contempo femminile e mascolina.
Boucheron, collezione “A History of Style, Art Déco” presentata da Claire Choisne nel gennaio 2021. Anello Chevalière Emeraude in oro bianco e platino con uno smeraldo colombiano (Muzo) taglio smeraldo da 4,43 carati, diamanti e cristallo di rocca. Collana trasformabile Plastron Émeraudes ispirata al gioiello creato per il Maharajah di Patiala. In oro bianco e platino presenta 220 sfere di smeraldo (Zambia) per un totale di 1071,97 carati, pavé di diamanti, smeraldi e onice e lacca nera
I laboratori e gli ateliers di oreficeria sono l’anima di una grande Maison, i luoghi in cui il mestiere dell’arte si perpetua giorno dopo giorno. Quanto è importante per Boucheron trasmettere nel futuro il know-how artigianale della propria cultura?
È essenziale: l’artigiano è il cuore della Maison. Avendo studiato alla scuola di gioielleria di Rue du Louvre so fino a che punto è difficile il lavoro tecnico e orafo; quanta precisione, passione e pazienza siano indispensabili quando sono necessarie oltre 1.200 ore per realizzare una sola collana. Nei nostri atelier i migliori maestri, quelli più anziani ed esperti gioiellieri, lavorano sempre al fianco dei più giovani. Un modus operandi perpetuato fin dalle nostre origini che permette la reale trasmissione di savoir-faire senza rotture all’interno del ciclo di produzione. Quando i maestri vanno in pensione hanno già formato le nuove leve e hanno trasmesso tutta la loro esperienza.
Instagram, Facebook, e-commerce, e-site. Se già prima della pandemia la società globale stava conoscendo una vera e propria corsa alla digitalizzazione, nel 2020 anche i più refrattari al web hanno dovuto loro malgrado abbracciare una comunicazione virtuale. Qual è il suo pensiero riguardo al settore del lusso che rappresenta?
È una domanda che ognuno di noi si è posto e sicuramente il nostro CEO, Hélène Poulit-Duquesne, ha riflettuto molto su tutte le sue declinazioni. Nel 2020, data l’impossibilità di accogliere i clienti internazionali nelle boutique, abbiamo mostrato le nuove collezioni con rendez-vous on line “su misura” che potessero approfondire savoir-faire e dettagli. Nonostante la mancanza di un vero “touch and feel”, così importante nella percezione di esemplari di alta gamma, questo progetto virtuale ha funzionato. Ma come tutti anche noi non vediamo l’ora di tornare all’esperienza vis à vis, in cui la sensazione tattile nei confronti di un prodotto di eccellenza è indispensabile perché accada ciò che noi parigini chiamiamo “coup de foudre”. Il colpo di fulmine a prima vista nei confronti di qualcosa di unico che sarà per sempre.