Immaginate una sera d’estate a Montecarlo, le sale damascate dell’Hotel Hermitage nel cuore del principato e il tramonto come sottofondo. Quale pietra preziosa potrebbe rappresentare meglio le calde fiamme del sole che virano al rosso prima di immergersi nel mare, se non una moltitudine di splendidi rubini giunti qui dalla lontana Birmania?
L’occasione è una anteprima di eccezione, rivelata il 03 agosto al pubblico monegasco e non solo, dalla Maison Faidee grazie al sostegno ed alla collaborazione della gioielleria Stardust di Montecarlo. Fino al 21 del mese la collezione di alta gioielleria della famiglia Lunia, composta da oltre 100 straordinarie opere d’arte, potrà essere ammirata da un pubblico selezionato raccontando un universo magico, dove cultura, storia e leggenda si intrecciano nel nome di una unica gemma: il rubino.
Mr Ravi Lunia, direttore e proprietario della Maison Faidee che avevo incontrato al salone di Baselworld in Svizzera (clicca qui per leggere l’articolo), mi aveva preannunciato che l’estate avrebbe portato con sé grandi novità.
Nessuno prima d’ora, nella storia dell’alta gioielleria, era stato in grado di selezionare un tesoro così ricco e completo di rubini birmani naturali, non trattati né riscaldati, rarissimi per carature molto elevate, e di farne una collezione da togliere il fiato.
Sognante e ammaliata non ho potuto fare a meno di sottrarre a Mr Ravi Lunia alcuni preziosi istanti del suo tempo alla scoperta dell’affascinate rubino, il Re delle gemme.
È vero che l’epoca d’oro (iniziata intorno al 1930) per l’estrazione dei rubini birmani più belli è in declino?
Si, purtroppo è vero che in Birmania l’estrazione mineraria si sta drasticamente riducendo e quindi anche la conseguente lavorazione. È una situazione che continuerà anche in futuro perché sicuramente non si sceglierà di usare tecniche più innovative. I rubini infatti sono considerati di proprietà del popolo birmano, sono un orgoglio e non sono ritenuti una fonte di business. Come conseguenza il prezzo dei rubini birmani aumenterà ancora, perché la produzione sarà sempre più limitata e la qualità perfetta sarà ancora più rara.
La collezione della Maison Faidee presentata in questi giorni all’Hermitage Hotel di Montecarlo comprende oltre 100 pezzi di alta gioielleria. Sappiamo che per la selezione delle pietre preziose sono occorsi molti decenni, addirittura 4 generazioni della sua famiglia. Una ricerca iniziata dal suo avo Roop Chand Lunia, soprannominato dagli esperti “il re dei rubini birmani”. A quando risale l’epoca di estrazione dei rubini presenti nella vostra collezione?
La loro estrazione è avvenuta dalla fine del 1800 fino al tardo 1900. Pochissimi sono stati recuperati nel 2000. È consuetudine infatti le pietre siano comunque conservate nella miniera e non vengano subito destinate alla vendita.
Grazie alla collaborazione della gioielleria Stardust di Montecarlo di proprietà della famiglia Siffredi da tre generazioni, il pubblico internazionale potrà partecipare ad un evento davvero unico. Mai in occidente era stata organizzata una mostra così completa che raccontasse l’universo dei rubini birmani di eccellenza. Anche per noi è stata una vera scoperta. Ho potuto notare che pur provenendo tutti dalla Birmania, i rubini in collezione possiedono tante varietà di colore ed intensità. Dal caratteristico rosso “sangue di piccione” fino a quello con sfumature di rosa, gioioso e avvolgente, e addirittura il porpora con un’incredibile nuance più scura. Potrebbe spiegarci con esattezza la provenienza di questi corindoni rarissimi?
I rubini Faidee arrivano tutti da Burma, la maggior parte dalla valle di Mogok, altri da quella di Mong-Shu. Il luogo di provenienza determina infatti nella gemma delle peculiarità differenti. Comunque Burma rimane l’eccellenza! I rubini non riscaldati provenienti da Mong-Shu sono addirittura più rari di quelli di Mogok perché possiedono un grado di saturazione maggiore. È per questo motivo che comparandoli con gli altri può osservare un tocco di rosso più scuro ed intenso. È un fattore di ricchezza di colore.
Tra i gioielli Faidee esposti all’Hermitage Hotel mi ha sedotto una collana in particolare. Il nome evocativo è The Red Koi. Non tutti sanno che la carpa Koi ha una origine risalente al V secolo A.C., diffusa in Cina ed in tutto l’Oriente. Il fatto di renderla protagonista di un pezzo di alta gioielleria così importante mi fa pensare che abbia un significato particolare per la famiglia Lunia…
La collana “The Red Koi” è molto speciale per la Maison Faidee. Rappresenta il risultato finale di 4 anni di lavoro, talento e maestria. È un traguardo di cui sono fiero e in effetti esiste un motivo particolare perché abbiamo ripreso la figura ed il disegno dei pesci.
Ogni mattina, dopo la colazione, siamo soliti recarci al lago accanto alla nostra casa. È un momento di raccoglimento a cui partecipa tutta la nostra famiglia; insieme portiamo il cibo alle carpe e le osserviamo nutrirsi. In quel movimento dell’acqua e delle sue piccole increspature, c’è molta energia, in una parola, la vita. Così, abbiamo deciso di catturare questo instante particolare in una creazione di alta gioielleria.
La collana ricrea le piccole carpe Koi che si avvicinano al nutrimento, i rubini, creando piccole onde nell’acqua. Le gemme provengono tutte dalle miniere di Mong-Shu, il loro colore è infatti più intenso e più saturo.
Nella collezione Faidee ho osservato che i rubini possiedono anche una varietà di tagli diversi. Dal cosiddetto “cushion cut”, a cuscino, al “sugar loaf cut”, taglio pan di zucchero, a quello a gradini più classico. Lei ne ha uno preferito?
No, sarebbe impossibile.
Noi abbiamo il dovere di tagliare seguendo il “rough” (la pietra grezza) per ottenere la gemma perfetta. È una filosofia che segue l’impostazione data dalla natura che non deve essere compromessa, né rettificata dall’uomo. Di conseguenza non ho un taglio prediletto.
Quante persone lavorano nella Maison Faidee?
Non siamo in tanti, perché non desideriamo avere una produzione elevata. La nostra capacità di produzione comprende la manifattura di 25-30 pezzi l’anno, includendo anche gioielli come anelli e orecchini. Solitamente realizziamo una collana o due all’anno. In totale siamo in 10 persone, a partire dalla fase di taglio fino alla realizzazione finale del gioiello. Produciamo in Asia e per alcune creazioni anche a New York.
In futuro Mr Ravi Lunia prevede l’apertura di boutique in Occidente?
Non voglio aprire boutique, non è nella mia filosofia. Preferisco eventi privati come questo realizzato con il dottor Claudio Siffredi e la sua famiglia. Anzi le preannuncio che stiamo già lavorando insieme per il prossimo anno, ancora qui a Montecarlo.
Uscendo dal salone affrescato dell’Hermitage riflettevo su quanto una passione comune, come quella per i rubini birmani di eccellenza, possa varcare confini di paesi lontanissimi e riuscire a congiungere nel tempo popoli, etnie e culture diverse. Ma d’altronde la storia ci insegna che non esistono distanze se a parlare è la lingua dell’alta gioielleria.
Un grazie speciale a Claudio e Davide Siffredi.