Ancora una volta Ginevra si conferma la meta prescelta di una formidabile élite culturale, quella appassionata dall’universo delle gemme più preziose e dell’alta gioielleria.
In questo caso però non stiamo parlando delle tradizionali aste organizzate proprio in questi giorni da Sotheby’s e Christie’s. Dal 10 al 13 maggio il Palexpo ginevrino, conosciuto per il più famoso Salone dell’Alta Orologeria (SIHH) ha ospitato infatti la prima edizione di GemGenève, un nuovo ed inedito modello di fiera che ha coinvolto 147 espositori tra gallerie devote ai gioielli antichi, mercanti di pietre preziose e di gemme dal mondo, gioiellieri, talenti emergenti e laboratori gemmologici.
Sandra Cronan – Londra – Un’ importante collana, firmata Boucheron, datata 1883 che presenta il tradizionale motivo della coda del pavone. Provenienza dalla corte imperiale russa. Impreziosita da uno zaffiro, smeraldi e diamanti, la collana è trasformabile e può essere indossata anche come spilla o ornamento per capelli.
Fin dalla sua ideazione GemGenève si è costituita con uno schema e con codici originari ben definiti e precisi, completamente differenti da quelli di altre fiere di settore dedicate alle gemme da tutto il mondo a cui siamo abituati, come per esempio Baselworld.
In primis la sua stessa organizzazione non è avvenuta sotto l’egida di un ente o di una società esterna ma per volontà di due riconosciuti esperti del settore gioielliero, Thomas Faerber, direttore dell’azienda di famiglia che da oltre quattro generazioni è specializzata in pietre preziose, gioielli antichi eccezionali, gemme e diamanti, e Ronny Totah, vicepresidente dell’Associazione svizzera dei commercianti di pietre preziose ed attivo in organizzazioni industriali, tra cui l’International Color Gemstones Association (ICA) e il Swiss Gemmological Laboratory (SSEF).
Un’edizione di grande successo che ha visto circa 4300 visitatori, tra cui metà svizzeri e metà internazionali (dall’Oriente il famoso Chow Tai Fok ha spedito il suo “chief buyer” Kent Wong), immergersi in un evento di alta gamma, organizzato su misura dagli stessi espositori e quindi testimone del vero e puro spirito del mondo della gioielleria.
“Ho sentito con forza che in Europa c’era bisogno di uno evento che non fosse troppo grande, ma di alta qualità e che rappresentasse il nostro settore”, ha confermato Thomas Faeber alla conferenza di apertura di GemGenève, un’edizione che, già riconfermata per il prossimo anno, desidera perpetuare questo spirito così intimo, selezionato, caratterizzato da una massima esperienza e soprattutto gestito dagli stessi players che vi partecipano, anche per il futuro.
Libertà ed indipendenza sono quindi le parole chiave di questa coltissima élite del mondo gemmologico giunta a Ginevra dai quattro angoli della terra, scegliendo strategicamente un periodo già caldo per l’universo dell’alta gioielleria e delle gemme preziose, in cui tutti gli occhi degli appassionati sono puntati sul territorio svizzero in vista delle aste in calendario tra il 14 e il 15 maggio.
William Goldberg – Anello di fidanzamento “Ashoka” – Con il suo taglio distintivo e 62 faccettature, il diamante Ashoka appare ben il 30 % più grande di un diamante taglio smeraldo della medesima caratura. Nella gallery un Vanity Case firmato dalla casa newyorkese.
Conferme di entusiasmo da parte di tutti gli espositori di GemGenève, Geneva International Gem & Jewellery Show, che a The Ducker Magazine hanno raccontato quanto fosse sentita l’esigenza di trovarsi insieme tra veri intenditori ed “amici”, perché la quasi la totalità dei partecipanti si conosce vicendevolmente, stimati per la grande esperienza acquisita in un settore così di nicchia dove affidabilità, trasparenza, onestà, insieme a variabili fondamentali come provenienza e tracciabilità di gemme e pietre preziose, restano le qualità imprescindibili in un mercato di altissimo livello.
Da New York, Eve Goldberg, figlia di William Goldberg, capostipite di una delle più famose Maison diamantarie internazionali e conosciuta per il famoso “Ashoka Cut”, si è detta entusiasta di GemGenève: “Nel 2014 abbiamo deciso di terminare la nostra partecipazione a Baselworld, la cui organizzazione non soddisfaceva più i nostri desideri. Da allora molti nostri colleghi hanno seguito la stessa strada. Oggi siamo tutti qui a GemGenève. Felici perché in questa nuova edizione possiamo finalmente mostrare il nostro mondo, l’alta gioielleria. Il nostro stand è proprio accanto a quello di Thomas Faeber, un caro amico con cui lavoriamo da sempre. Quando abbiamo deciso di supportare lui e Mr Totah non avevamo idea di quali sarebbero stati i risultati. Ora abbiamo capito di aver fatto la scelta giusta e siamo più che sicuri che migliorerà ancora di anno in anno.”
A GemGenève, partecipava anche Michael Gad Emerald, leader newyorkese nel mercato internazionale di smeraldi colombiani.
“Siamo tutti molto eccitati. GemGenève rappresenta una ventata di ossigeno e di aria positiva per il nostro business. Questa fiera è stata ideata e creata in soli sei mesi da persone che provengono tutte dalla nostra industria e ne fanno parte da generazioni: sapevano esattamente quale fosse l’obbiettivo da raggiungere e sono riusciti a realizzarlo. Questo nuovo appuntamento costituisce per tutti noi una splendida nuova esperienza. Abbiamo grandi aspettative per il prossimo anno. In generale si dice che il mercato sia leggermente in calo, ma le gemme più preziose e soprattutto gli smeraldi non trattati e di alta qualità continuano ad essere richiestissimi. Un evento di questo tipo, dove i top dealers cercano le pietre più importanti per i loro inventari, si costituisce soprattutto come una nuova meta per gli investitori che qui possono trovare i migliori players al mondo in una atmosfera molto privata ed affidabile.”
Insieme alle gemme cosiddette “top four”, diamanti, smeraldi, rubini e zaffiri, negli stand dei partecipanti abbiamo apprezzato moltissimi gioielli vintage e pezzi di alto antiquariato da togliere il fiato.
Per chi come noi ama l’arte Mughal, protagonista della recente mostra itinerante Al Thani Collection, la Maison newyorkese Joseph Saidian and Sons custodiva due sensazionali bracciali provenienti dalla collezione del Nizam di Hyderabad.
In perfette condizioni, pur provenendo dal XIX° secolo, i due tesori in oro e smalto con rubini, cristallo e gemme colorate, presentavano dimensioni molto più ampie dei classici “bangles” dell’epoca. Una vera rarità, estremamente difficile da reperire, come ci ha confermato Ariel Saidian, figlio del fondatore della Maison: “Ci vuole infinita pazienza ed altrettanta passione per scovare un tesoro come questo. I due bracciali hanno viaggiato per il mondo, partendo dall’India, poi in Europa per giungere fino a New York. Sono stati acquistati in un’asta e ora sono in vendita al prezzo di 90’000 dollari.”
Symbolic & Chase – Cartier – Vanity Case, Parigi circa 1925.
Inspirata allo stile di influenza egiziana, la scatola d’oro a forma rettangolare è accentata con contorni di smalto nero. Il corpo principale è impreziosito da linee ondulate di smalto bianco e dettagli in madreperla, ciascun terminale a cupola è composto da boccioli di fiori in corallo intagliato con una perla o un diamante taglio rotondo e smeraldi cabochon. Ciascuna estremità si apre per rivelare scomparti per la cipria: il corpo principale si apre da un lato per rivelare un vano per le sigarette e dall’altro per svelare un porta rossetto e uno specchio. Firmata Cartier e numerata, punzoni francesi per oro, marchio del fabbricante. Letteratura: Cfr. Hans Nadelhoffer, Cartier Jewelers Straordinario, Thames & Hudson 1984, P. 210, tavola 50, per una copia del disegno originale degli Archivi Cartier. Riedizione 2007, P.210 per una versione a pagina intera del disegno. Prezzo: 500’000 dollari.
La prima edizione di GemGenève è riuscita a colpire nel segno! Ma quale tra tutti gli esemplari dell’alta gioielleria ci ha regalato più emozione?
Il mio “coup de coeur” più forte è stato in casa Symbolic & Chase, una Maison londinese conosciuta per la selettiva ed attenta ricerca nell’universo dell’antiquariato. Quanta gioia nel vedere dal vivo e toccare i preziosi dettagli di un Vanity Case firmato Cartier!
Tra fiori intagliati in suadente corallo, riflessi della madreperla più luminosa, geometrie dell’Art Decò in smalto nero, si percepiva tutto lo stile di Louis Cartier.
Un capolavoro dolcemente femminile, datato intorno al 1925, che si apriva, proprio come una graziosa pochette di antica forgiatura, ma facilmente fruibile nelle sue forme, a custodire piccoli scomparti e vani segreti. Che fortuna avrà la donna che potrà permettersi di custodire specchio e rossetto in cotanta meraviglia!!!