Francesca Amfitheatrof firma la sua seconda collezione di gioielli Louis Vuitton. Una forte ispirazione grafica omaggia il segno ed esalta l’oro come protagonista.
Sculture da indossare, dotate di una coinvolgente presenza scenica, giocano tra volumi e forme bold abbracciando la visione più contemporanea dell’oro. Sono le nuove creazioni di LV Volt. Il loro spirito è no gender. Con la stessa naturalezza e semplicità, potrebbero abbellire una donna o il suo compagno. Raccontano alla perfezione quella valenza potente che il gioiello possiede: saper esprimere nel suo design l’evoluzione di un’epoca.
Louis Vuitton, Anello LV Volt in oro bianco e diamante
LV Volt conferma il talento di Francesca Amfitheatrof ( ex Tiffany), nominata nel 2018 Direttrice artistica del dipartimento orologi e gioielli Louis Vuitton. L’incarico già allora aveva espresso l’intenzione del marchio di ampliare la propria presenza nel settore gioielliero. E la conferma è arrivata nel gennaio scorso quando, durante la settimana della Haute Couture parigina, la Maison ha comunicato l’acquisto del sensazionale diamante grezzo Sewelo, pietra da 1.758 carati. Una tappa significativa per l’alta gioielleria di Louis Vuitton, comparto inaugurato nel 2009 e rafforzato con l’apertura nel 2012 della prima boutique in Place Vendôme a Parigi.
Bracciale Louis Vuitton, manchette rigida LV Volt in oro giallo e diamanti
La collezione è un dialogo costante tra le due iconiche iniziali, un monogramma che nel XX° secolo ha rappresentato a livello globale un vero e proprio status symbol. La Amfitheatrof lo interpreta attraverso la sua visione architetturale, innalzandolo ad un livello che cita la bellezza dell’astrattismo. I gioielli LV Volt rievocano la leggendaria sigla esaltando la componente calligrafica dell’alfabeto, giocando così su inediti intrecci e combinazioni.
Louis Vuitton, Bracciale LV Volt in oro giallo. Orecchini LV Volt in oro giallo, oro bianco e diamanti
Tra le sagome e le silhouette di LV Volt ritroviamo lo spirito di quella corrente artistica che Gillo Dorfles chiamava la “Pittura del segno”. Un universo di creatività più affine all’istinto e all’impulso che alla razionalità. I due capitoli della collezione magnificano un alfabeto in continuo divenire e costante mutare che attraverso le più svariate declinazioni, presenta una potenzialità illimitata. E’ la prospettiva del viaggio, e non potrebbe essere diversamente parlando di Louis Vuitton, verso nuove sperimentazioni. Un vocabolario che non conosce confini né convenzioni di genere per esprimere una estetica avvincente e ritmata. Un nuovo lessico di stile per i gioielli Louis Vuitton che ribadiscono la forza del proprio patrimonio storico ma lo aprono soprattutto a visioni e scenari inediti per le generazioni contemporanee.