Il corallo, soprannominato l’oro del mare, è un protagonista indiscusso nella gioielleria contemporanea.
Per secoli la sua natura ha rappresentato un vero e proprio enigma. Fino al 1700 il corallo era considerato erroneamente una pianta dalla struttura misteriosa. Affascinante quanto carico di personalità, il suo utilizzo avveniva già nella preistoria. Pensate che accanto alla città di Losanna, in Svizzera, gli archeologi hanno individuato degli esemplari risalenti all’epoca neolitica.
Van Cleef & Arpels, spilla Zèbres in oro bianco, zaffiri, onice, corallo rosso, diamanti. © Van Cleef & Arpels SA. Orologio segreto Van Cleef Perlée, modello medio. Cassa in oro rosa 25 mm, quadrante bianco madreperla, bracciale in oro rosa, malachite, corallo, movimento al quarzo.
Troviamo nella storia fonti certe sui rinvenimenti di banchi coralliferi in Persia, Mar Rosso e Asia Minore. Plinio ne indentifica anche nel nostro mare Mediterraneo, nei dintorni di Napoli, Trapani e lungo la Francia Meridionale. Dioscoride ne cita l’esistenza in Sicilia intorno a Siracusa. Ma per giungere a una definizione veritiera sulla natura del corallo bisogna giungere fino al 1723. In quell’anno, dopo svariate ricerche, Peyssonel, medico francese, scopre che il prezioso frutto del mare è in realtà un minuscolo animaletto che produce, sviluppandosi nelle profondità, i caratteristici polipai.
Cartier, Collezione Coloratura, anello Orienphonie in oro bianco, tre sfere di corallo rosso arancio per un totale di 12,84 carati, onice, diamanti a taglio brillante. Vincent Wulveryck © Cartier
Gli italiani e la vocazione per la pesca del corallo.
Lungo le coste della nostra penisola il corallo era pescato fin dai tempi antichi, le prime fonti risalgono al XIV° secolo e citano la speciale operosità dei pescatori di Torre del Greco attivi lungo i banchi coralliferi nei pressi di Napoli, Trapani, Capri e intorno alle coste della Sardegna. Con il passare del tempo la nostra particolare vocazione iniziò ad essere invidiata all’estero, soprattutto in terra francese. La concorrenza tra Genova e la Francia permase fino al 1740, quando i genovesi ottennero un vero e proprio compenso per rinunciare all’egemonia sul fruttifero litorale del Mar Ligure.
De Simone, Collezione Butterfly, collier in corallo rosso del Mediterraneo e diamanti taglio brillante.
Ben diversamente reagirono nel sud Italia dove per tutelare il mestiere fu addirittura istituito il codice corallino, un insieme di leggi speciali emanate dal Re di Napoli Ferdinando IV. Nacque così una vera e propria compagnia di bandiera sotto l’egida simbolica di uno scudo azzurro e una torre tra due rami di corallo sormontati da tre gigli d’oro.
De Simone, Collezione MyLady, orecchini in corallo rosa del Giappone e diamanti taglio brillante
I coralli appartengono alla famiglia delle Gordonacee e si presentano sotto forma di sostanza calcarea prodotta da piccoli animali marini che vivono nei mari temperati sul fondo costiero, a una profondità di 50 fino a 200 metri. Il Mar Mediterraneo, lungo le coste che bagnano l’Italia, regala il corallo più pregiato al mondo: il caratteristico corallium rubrum, di colore rosso intenso. Tra le tonalità più apprezzate in gioielleria troviamo quella delicata e gentile del rosa pelle d’angelo, una varietà di corallium secundum, pescato oggi nei mari del Giappone, ma lavorato finemente qui nel nostro paese, dove l’arte della manifattura del corallo è perpetuata da secoli.
Van Cleef & Arpels, una fase di alto artigianato nella creazione di un esemplare di alta gioielleria, posizionamento del corallo rosa.
La lavorazione del corallo è infatti a tutti gli effetti un mestiere d’arte, complesso e antichissimo.
Sappiamo con certezza che gli Etruschi avevano una particolare predilezione per gli oggetti decorativi in corallo, un debole condiviso con gli antichi Greci che in epoca alessandrina davano prova di eccellenti manufatti. Una passione che dilagava anche in Estremo Oriente, dove in Cina e Giappone abbiamo testimonianze materiali di eccezionali esemplari decorativi e artistici.
L’Italia, culla del saper fare e dell’alto artigianato, vanta tutt’oggi il primato di bravura ed eccellenza nella lavorazione del prezioso oro del mare. Torre del Greco, Trapani, Livorno e Genova sono le località preferite in cui sapientemente l’aspetto naturale del corallo e quindi tipicamente opaco viene portato alla lucentezza grazie a specifiche fasi di politura. La bravura dell’artigiano risiede anche nella capacità di sfruttare al massimo la forma dei rami e il loro diametro per dare vita ad una caratura più ampia possibile.
Cartier, vanity case firmato Cartier Paris, 1928 in oro, platino, madreperla, corallo, zaffiri, turchese, onice, avventurina, giada, smeraldi, diamanti, smalto nero. La targa intarsiata è stata realizzata dal laboratorio Cartier basato su una lastra cinese di porcellana del periodo Kangxi (1662–1722), che faceva parte della collezione personale di Louis Cartier. Credits: Nils Herrmann, Cartier Collection © Cartier. Esposto alla mostra Beyond Boundaries: Cartier And The Palace Museum Craftsmanship And Restoration Exhibition.
Il corallo nella gioielleria Art Déco
Con il suo colore rosso intenso e appassionato, il corallo è stato molto usato in Europa in tutto il XX secolo, non solo per la creazione di gioielli, ma anche nella realizzazione di oggetti decorativi presentati dalle maison di gioielleria francese durante il periodo Art Déco. Qui sopra potete ammirare un esemplare del 1928, realizzato nell’atelier di Cartier a Parigi, che nel 2019 è stato esposto nella mostra Beyond Boundaries organizzata a Beijing.
Il raffinato vanity case ci racconta in pochi cm di eccellenza estetica l’arte di Cartier nell’amalgamare tonalità, sfumature e pietre preziose. Qui il corallo rosso è in connubio con zaffiri, smeraldi, diamanti, turchesi e soprattutto con la giada. Le atmosfere orientaleggianti sono evocate alla perfezione introducendo nell’armonia variopinta di pietre dure e preziose anche un tipico “apprêt” in porcellana del periodo Kangxi (1662–1722), che faceva parte della collezione personale di Louis Cartier.
Cartier, vanity case firmato Cartier Paris, 1928 in oro, platino, madreperla, corallo, zaffiri, turchese, onice, avventurina, giada, smeraldi, diamanti, smalto nero. La targa intarsiata è stata realizzata dal laboratorio Cartier basato su una lastra cinese di porcellana del periodo Kangxi (1662–1722), che faceva parte della collezione personale di Louis Cartier. Credits: Nils Herrmann, Cartier Collection © Cartier. Esposto alla mostra Beyond Boundaries: Cartier And The Palace Museum Craftsmanship And Restoration Exhibition.
Oggi il corallo continua a infondere la sua forte carica di positività ed energia nella gioielleria contemporanea.
In Italia una delle eccellenze riconosciute a livello internazionale è la Maison De Simone. L’azienda, fondata nel 1855, tra le più antiche di Torre del Greco, è entrata a far parte del Registro delle Imprese Storiche Italiane, istituito da Unioncamere. Made in Italy, sostenibilità, tradizione e saper fare legate a doppio filo con una vocazione per il corallo e le materie prime di altissima qualità, hanno portato la maison De Simone a rappresentare orgogliosamente l’Italia nel mondo. Oggi più che mai un vanto di cui essere fieri e su cui continuare a costruire le tappe del nostro futuro.