Quando è iniziata la tua avventura nel mondo della gioielleria?
Sono cresciuto in una famiglia di gioiellieri, mio nonno iniziò la sua attività nel 1922. Ricordo da bambino osservavo con curiosità i laboratori e sono sempre stato attratto dalla parte artigianale e orafa. Crescendo ho capito che quella stessa passione che era stata di mio nonno e di mio padre vibrava anche in me. Per alcuni anni ho realizzato collezioni di gioielleria come terzista, poi 12 anni fa mi è venuta voglia di fare qualcosa per me avendo un obbiettivo, il gusto di indossare il gioiello, quotidianamente, affinché che non sia dimenticato in una cassetta di sicurezza.
Una visione contemporanea per un oggetto di lusso forse per troppo tempo considerato in maniera conservativa?
Si, infatti. Il mondo in quei dieci anni aveva fatto passi enormi, internet, i media, tutto era diventato più diretto e veloce. All’interno del mondo della gioielleria invece le cose erano rimasto statiche. La fortuna di essere nato a Torino, una città dove la tecnologica e la meccanica sono all’avanguardia, mi ha avvicinato all’universo ingegneristico e un giorno ho avuto l’idea e la voglia di realizzare un gioiello dinamico che ti dia la possibilità di metterlo e toglierlo con facilità, e di sdrammatizzarlo.
In estrema sintesi focalizzarsi sul gusto di portare il gioiello e di viverlo, godendone l’estetica ma anche la praticità, e in questo mi rivolgo anche alle persone giovani che negli ultimi anni si erano allontanate da un settore ritenuto in qualche verso âgé, ma che deve necessariamente aprirsi ai giovani. L’obbiettivo è quindi riuscire a trovare delle leve di gusto per proseguire un cammino di ricerca e design.

Il brand Roberto Demeglio rappresenta nel nostro paese un bell’esempio di storia imprenditoriale italiana. Quali le caratteristiche?
L’azienda è totalmente Made in Italy, è una società che vanta 20 persone specializzate, di cui 4 persone sono completamente dedicate a design, ricerca e futuro e progettazione. Ogni nuovo modello viene fatto a mano da questo gruppo, tendenzialmente da me, poi portato in matematiche e successivamente, con la possibilità di utilizzo di stampanti in 3 e laser, arriviamo alla realizzazione finale del gioiello. Amiamo i contenuti, ma non li teniamo per noi come un collezionista, noi li vendiamo! La Roberto Demeglio potenzialmente investe tantissimo in “ricerca e futuro” contro il fatturato che ha, ma è il nostro grande vantaggio rispetto alle altre realtà. Noi siamo molto attenti anche nella ricerca dei materiali.
Quali ad esempio?
Ho creato il primo bracciale in ceramica nel 2004, quando ancora era un materiale non utilizzato in gioielleria. L’idea mi venne durante una visita in un azienda piemontese, di Pinerolo, che realizzava stampi per l’indotto Fiat. La ceramica era talmente dura, addirittura più dell’acciaio, che stampavano con precisione tantissimi pezzi senza doverla rettificare. E questo mi fece pensare ad attribuire ad un oggetto prezioso il senso dell’eternità, che vince variabili come tempo e usura. La ceramica è un materiale talmente resistente che quell’anello, tra 100 anni, sarà ancora lì con la stessa bellezza e qualità. Così quando la ceramica iniziò ad essere utilizzata nell’orologeria e nel mondo del lusso, io ero già pronto, avevo studiato accuratamente il materiale e il design delle nuove collezioni. Creammo allora la collezione Roberto Demeglio in ceramica. Penso che sia la collezione più importante sul mercato, i prezzi variano dalle 250 euro fino ad arrivare a un massimo intorno ai 50/60 mila per un bracciale con diamanti. Entrambi vengono trattati in azienda con gli stessi principi.

Ci siamo incontrati a Basel World 2016, e mi hai mostrato un nuovo modello, la collana Monnalisa che tra un mese entrerà in produzione. Anche dietro Monnalisa, come dietro ogni modello che crei, c’è una storia meravigliosa, e un punto di incontro tra idea, arte, artigianato e know how. Me la racconti?
Monnalisa era una sfida. L’idea è arrivata circa due mesi fa. Incastonare 5574 pietre in una collana torchon senza perdere il senso della rotazione e un obbiettivo, che al tatto fosse morbida e gentile, quasi setosa. Ovviamente esistevano degli equilibri che avevo difficoltà a raggiungere. Così sono intervenuti degli ingegneri di Torino per la parte meccanica interna al gioiello. Abbiamo lavorato senza sosta, tutti giorni, ma alla fine sono riuscito a presentarla a Basel World ed ha avuto un successo strepitoso. Ora abbiamo strutturato la produzione a livello ingegneristico, perché l’unico in azienda che era capace di farla sono io. Tra un mese entrerà in produzione perché abbiamo tanti ordini.
Tutto viene prodotto interamente in Italia?
Abbiamo ottimizzato tutto il processo produttivo in modo che questo si sviluppi completamente in Italia, produciamo a Valenza, all’interno di un network produttivo italiano, ed il controllo qualità torna ad essere fatto in azienda. Tutto si sviluppa all’interno del territorio di eccellenza nazionale con costi che, grazie alla sua ingegnerizzazione, sono competitivi. Tutto questo ci dà un grande ritorno sociale e culturale, siamo molto apprezzati all’estero proprio perché siamo una vera azienda Made in Italy, dall’inizio alla fine del processo di produzione.

Quante sono le variabili per arrivare al successo?
Tantissime. Partecipano alla creazione, fin dalla primi momenti: scolpire la cera e creare i volumi, passarli ai ragazzi che li misurano e li portano in matematica per definire pesi e spessori, giungere ad un equilibrio tra gusto, valore percepito e la possibilità di usarlo tutti i giorni. Questo alla base. Poi il primo successo è quando un negozio ci sceglie, cioè fa un investimento su di noi, il secondo quando il negoziante ti consiglia vendendo il prodotto, ma il più grande per noi è quando la donna che lo ha acquistato lo indossa tutti i giorni.
Tre step per creare gioiello diverso da come faceva mio nonno.
Amo vincere con l’essenzialità, quella del gusto quotidiano. Anche nei concorsi, quelle sono sfide bellissime. “Monnalisa” parteciperà come altri miei modelli in passato al Concorso Couture durante la Fiera di Las Vegas, un concorso al quale accedono solo selezionati azienda che fanno nuova tendenza in termini di alta ricerca estetica e design.
La nostra è davvero bella storia di imprenditoria italiana da tutti i punti di vista, e importante farla conoscere al pubblico non solo agli addetti ai lavori da cui siamo già molto apprezzati. Nell’ultimo anno e mezzo sono entrate nella compagine sociale dell’azienda alcune famiglie importanti dell’industria torinese ed Alberto Ansaldi, il mio amministratore delegato. C’è bisogno di professionalità, rigore finanziario e di investimenti, io sono un artista, loro invece sono a supporto, ognuno con competenze e risorse anche finanziarie per un progetto di crescita. Chi si avvicina all’universo di Roberto Demeglio, per molti versi se ne innamora e anche questo lo percepisco come un successo.
In evidenza alcune delle collezioni di Roberto Demeglio: Bracciali Domino, Bracciali Giotto in oro diamanti,anello elastico nero con diamanti bianchi, anelli Da Vinci, bracciale Diva bianco con diamanti neri, bracciale Aura, anello Aura bianco, anello Giotto con diamanti bianchi.