Fra i sensazionali Mestieri d’arte che Homo Faber presenta a Venezia fino al 30 settembre, la glittica, integrata negli atelier della Maison Cartier dal 2010, rappresenta una delle tecniche ancestrali più uniche. Noi l’abbiamo scoperta nell’intervista al Maestro incisore e scultore Philippe Nicolas, Cavaliere delle Arti e delle Lettere.
Venezia. Il taxi solca le piccole onde in una mattina afosa di metà settembre. L’isola di San Giorgio Maggiore si staglia contro il cielo, sembra una creatura mitologica, emersa dalle acque veneziane. Una creatura pulsante di vita, di energia, di bellezza. Siamo emozionati. Sappiamo che oggi qualcosa di grande per la nostra cultura sta per essere rivelato: non soltanto una semplice esibizione. Homo Faber è l’Europa che ci accoglie con le braccia aperte.
L’Europa che lavora, quella che crede fermamente che il nemico del nostro futuro sia l’ignoranza, non la tecnologia. Quell’Europa che desidera avvertire i giovani di vivere usando di più gli occhi e le mani, sapendo che i ragazzi non saranno sostituiti nelle aziende dalle macchine. Perché il talento umano è insostituibile ed il Mestiere del “saper fare” con il cuore è la grande ispirazione per portare il cambiamento.
Tutta la bellezza che scaturisce da Homo Faber, lungo le 16 esibizioni curate da design di fama mondiale, arriva da un valore imprescindibile: la verità. E quando la realtà è così naturale, come il mestiere che nasce dal confronto dell’uomo con la materia, non può che conquistare. Non può che fare riflettere, non può che stimolare alla curiosità e all’approfondimento.
The Ducker Magazine ha affrontato questo percorso magico in una speciale ed intensa intervista al Maestro Philippe Nicolas che dal 2010 dirige presso Cartier l’atelier della glittica, l’arte di incidere e di scolpire in taglio diretto le pietre fini, le pietre dure e le materie nobili. Una tecnica che affonda le proprie radici nel nostro più remoto passato, risalendo alle civiltà mesopotamiche ed egizie.
La glittica è un mestiere d’arte che si applica non solo alle gemme trasparenti (rubellite, zaffiro, ametista…), ma anche a materiali opachi, molto originali, come il legno pietrificato, un legno trasformatosi in pietra più di 70 milioni di anni fa.
Come Maestro d’arte, percepisce una differenza di sensazioni ed emozioni a seconda della materia sulla quale lavora?
Nel Mestiere della glittica generalmente si preferisce lavorare le pietre traslucide e colorate ma può accadere che tra le pietre opache alcune ci ispirino molto più di altre. Per esempio qualche anno fa, per la partecipazione della Maison Cartier alla Biennale dell’antiquariato, è stato il grafismo di un legno fossile australiano a suggerirmi la realizzazione di un esemplare di alta gioielleria dal tema “Pantera”.
Homo Faber – Cartier – Spilla di alta gioielleria in oro bianco, una rubellite scolpita e brillanti.
Homo Faber – Cartier – Anello di alta gioielleria con una morganite (Berillo rosa) scolpita e brillanti
Il banco di un Maestro della glittica si è evoluto nel corso del tempo, ma non è molto diverso dal passato. Oggi l’elettricità, la punta di diamante e il micro-rotore facilitano il mestiere, ma nella glittica gli strumenti di lavoro sono ancora realizzati a mano nel vostro atelier.
Possiamo parlare quindi di una doppia abilità manuale nell’arte della glittica? Da un lato la creazione degli utensili, dall’altro l’incisione vera e propria delle pietre?
Ovviamente potremmo inserire la nostra produzione manuale all’interno di un processo meccanico e renderla seriale, aumentando la produzione, ma non è il nostro obiettivo! Noi sublimiamo la materia. La pietra è la prima ed unica fonte di ispirazione, ciò che noi percepiamo da essa si traduce in una creazione.
Nella glittica l’incisione e la scultura avvengono con due metodi differenti: possiamo lavorare sulla pietra per sottrazione della materia, ma possiamo anche portare la pietra verso l’utensile che viene sistemato ben saldo sul nostro banco di lavoro.
Sono io a fabbricare i miei strumenti di lavoro, a seconda dell’uso e dell’obbiettivo da raggiungere. Scolpire ed incidere una pietra non è complicato, basta una utensile appuntito applicato ad un sostegno di legno o di metallo. Spesso mi capita di modificarlo in base al progetto che devo realizzare.
Homo Faber – Il banco di lavoro del Maestro Philippe Nicolas nell’atelier Cartier della glittica.
Negli atelier di glittica di Cartier utilizzate il laser?
No, niente laser! Sto incominciando ovviamente a studiare le nuove tecnologie, perché ciò fa parte del mio compito di Maestro che deve trasmettere un mestiere e immaginare il futuro. Per il momento tali tecnologie sono in fase embrionale.
Tutte le mie creazioni per Cartier sono pezzi unici. Nella glittica è indispensabile perpetuare il valore dell’autenticità che si trasmette dal rapporto tra l’uomo e la materia. Non bisogna banalizzare un lavoro ottenuto grazie al talento umano attraverso le macchine.
Il designer di alta gioielleria Wallace Chan ed il suo particolare taglio, il cosiddetto “Wallace Cut”, sono diventati famosi negli ultimi anni, considerati come la rinascita contemporanea della scultura delle gemme. Cosa ne pensa?
Wallace Chan utilizza il laser per le sue sculture!
Potrebbe mostrarci un esempio di quanto la materia ispira l’arte della glittica?
L’anno scorso nella collezione Résonances De Cartier abbiamo realizzato il bracciale di alta gioielleria Rubra unendo a sferette di rubino, onice e brillanti alcune deliziose foglie scolpite in legno pietrificato bruno. Abbiamo scelto di riprodurre la forma tipica della quercia americana che riprendeva così la vera essenza di quel legno fossile.
In questo modo la Maison Cartier è davvero riuscita a dare una continuità reale a quella origine naturale così antica. Posso dirle che la cliente che ha acquistato il pezzo lo indossa tutti i giorni. È una questione di empatia: succede di innamorarsi all’istante dell’arte della glittica!
Ma è vero che ogni pietra possiede una propria anima e racconta qualche cosa?
Assolutamente sì. L’anima della pietra è proprio quello che mi ispira, ciò che fa nascere l’emozione. È ugualmente importante che le clienti di un gioiello Cartier percepiscano un particolare feeling con la creazione e a loro volta indossandola siano testimoni nel futuro di quella percezione vissuta al primo sguardo. L’arte non può esistere senza spettatori. Occorre avere degli ammiratori per dare continuità ad un mestiere d’arte come la glittica!
Nel corso della sua carriera qual è stato il materiale o la pietra che le ha dato il brivido più intenso della sfida?
Prima di essere Maestro d’arte da Cartier, lavoravo da casa, nella mia cucina. Mi sono confrontato con pietre durissime – in termini di densità della materia. Quelle sono state sfide difficili, in cui il mestiere era particolarmente complicato. Ogni prova, seppur dura, resta un ricordo da portare nel cuore.
Cartier – Alta gioielleria – Pendente Boccetta in ametista incisa, brillanti e tormaline Paraiba.
Cartier – Alta gioielleria – Pendente boccetta in cristallo di rocca scolpito con inclusioni di tormalina nera e spinelli rossi.
Cartier – Alta gioielleria – Collana Pendente con Pantera scolpita a tutto tondo in giada nefrite nera e Opale cabochon dell’Etiopia.
Quest’anno a luglio The Ducker Magazine ha partecipato alla presentazione della collezione di alta gioielleria Coloratura de Cartier. Sono stata conquistata dalla collana Lanterna: mai avevo visto una rubellite trasformarsi in un delizioso flaconcino per profumo.
Il gioiello è stato realizzato per la Maison Cartier nel vostro atelier di glittica?
Si, è stato realizzato dalla nostra equipe in atelier. Abbiamo scelto di porre in armonia con la rubellite il crisoprasio ed il calcedonio. Di quest’ultimo sono riuscito a trovare un grezzo particolarmente trasparente, rarissimo, proveniente dall’Africa.
In atelier partiamo sempre dalla pietra grezza, estraendo poi i pezzi che selezioniamo a seconda della tonalità e delle sfumature che abbiamo in mente. È un lavoro unico ed autentico che può prolungarsi fino a due anni e mezzo. Occorre essere pazienti!
Nell’atelier della glittica di Cartier realizzate due tipologie di opere di alta gioielleria. Alcune hanno come protagonista la glittica in esclusiva, altre la combinano con altre arti, come quella del lapidario.
In questo ultimo caso, il gioiello nasce dall’armonia tra due mestieri d’arte. Come nasce la creatività di questi pezzi unici?
L’armonia perfetta è molto complicata. Per noi l’obbiettivo iniziale è realizzare un disegno realista. Successivamente, trovare armonia con l’arte del lapidario è una questione di gusto e di grande esperienza.
Emilie per esempio mi affianca come apprendista da 12 anni: segue le mie orme e sta crescendo in bravura ogni giorno di più. In atelier gli apprendisti sono quattro in totale. La mia missione, come maestro dell’arte glittica, è proprio quella di trasmettere ai giovani tutte le mie conoscenze che altrimenti andrebbero perse.
In questi giorni nella boutique Cartier di Venezia è esposta la collana Cybele. La pietra che avete scolpito è la sugilite, una pietra sconosciuta ai più, di un viola screziato, perfetta per essere tradotta in poetici fiori.Come funziona la ricerca verso l’estrema raffinatezza estetica nella creazione degli esemplari di alta gioielleria di Cartier?
Percepite delle linee guida dal Comitato Creativo?
La sugilite, scoperta per la prima volta in Giappone nel XX secolo, si trova in prossimità di giacimenti di manganese e assomiglia come struttura al lapislazzulo, quindi possiede una densità di materia non eccessivamente dura. Il principale giacimento di sugilite è stato rinvenuto nella Wessel Manganese Mine di Kuruman, in Sud Africa.
Lavorare la pietra ovviamente non è stato semplice: sono partito da un piccolo grezzo ricercando all’interno quali pezzi possedevano un colore perfetto per creare le quattro spille da montare sulla collana. Gli zaffiri che compaiono sui fiori arrivano dalla Cina, forniti da un mio caro amico, cercatore di pietre preziose.
Osservando la collana, si soffermi sul fermaglio! Sono riuscito a trovare nel grezzo di sugilite una pezzetto di gemma, molto raro, che poi ho tagliato e polito e ho inserito nella chiusura. Il disegno è stato realizzato da noi, nell’atelier di glittica di Cartier. Successivamente è passato sotto l’approvazione del Comitato Creativo della Maison Cartier.
Io stimolo sempre i nostri apprendisti in atelier al disegno perché è importante che tutto nelle creazioni di Cartier arrivi dal cuore!
In apertura: Cartier – Anello di alta gioielleria in diaspro nero scolpito e smeraldo tondo faccettato
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