C’era una volta il gioiello italiano. Se amate le favole, dove l’arte fa rima con passione, fino al 20 Marzo potete fare un tuffo nel nostro passato visitando la mostra al Museo Poldi Pezzoli di Milano. Un’occasione per scoprire, in bilico tra storia e cultura, la bella oreficeria italiana dagli inizi del Novecento fino agli ‘80, raccontata e curata da una grande storica del gioiello, Melissa Gabardi.
Pare bizzarro, ma fino ad oggi non esisteva un tributo così approfondito, come quello redatto dalla dottoressa Gabardi nel volume che correda l’esposizione, a ripercorrere l’evoluzione cronologica e stilistica del panorama della gioielleria Made in Italy.
Sostenuta da Fondazione Cariplo, in collaborazione con l’Associazione Orafa Lombarda, la Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte e L’École Van Cleef & Arpels, “Il gioiello italiano del XX secolo” in mostra al Museo Poldi Pezzoli è un tributo all’eccellenza e al savoir faire, tanto importanti per perpetuare tradizioni ed artigianalità ai giovani nel futuro.
Una nobile causa fortemente sostenuta nel mondo del lusso anche da Johann Rupert, l’uomo d’affari internazionali che fa capo al gruppo Richemont.

Musy - Diadema, Torino fine XIX, inizi XX secolo oro giallo, argento, diamanti. Collezione privata
E così, muovendo i primi passi agli inizi del Novecento, scopriamo quanto l’Italia sia ancora restia ad accettare le nuove mode che spopolano già nel resto dell’Europa. Qui da noi, dal nord al sud, l’oreficeria è ancora tutta influenzata dalle ispirazioni e dalle tecniche del passato. Splendido esempio della forte influenza ottocentesca, in mostra troviamo un diadema commissionato al gioielliere torinese Musy in occasione di un ballo di corte, il cui disegno originale è datato 1906.

Giuseppe Ascione - Catena con pendente, Napoli 1906 oro giallo, argento, diamanti, corallo, perle. Museo del Corallo Ascione Napoli

Nardi - Spilla, Venezia 1947 platino, diamanti, ebano. Collezione Nardi
Ma capita anche che la mente creativa si rivolga per trarre le proprie ispirazioni molto più indietro nel tempo. A Torre del Greco, Ascione guarda ai gioielli etruschi, facendo rivivere nei suoi modelli antiche tecniche: filigrana, granulazione, pulviscolo, sbalzo, cesello. A Milano, Villa, che è tutt’oggi ancora in attività in Via Manzoni, si lascia affascinare dall’epoca longobarda. (La collana in mostra riproduce molto fedelmente un pezzo ancora esposto ai nostri giorni al Duomo di Monza). A Venezia, Nardi si specializza nei famosi Moretti di shakespeariana memoria che le icone dell’epoca, Diana Vreeland ed Ingrid Bergman, amarono tanto.

Mario Buccellati - Diadema, Milano 1929 oro giallo, argento, diamanti. Fondazione Gianmaria Buccellati
Occorre attendere il 1919, con l’apertura del suo atelier milanese, per assistere ad una prima incoronazione: quella di Mario Buccellati a grande antesignano del Made in Italy.
Straordinaria leggerezza nella montatura, maniacale ricerca di perfezione qualitativa, assoluta fedeltà al proprio stile, predilezione per l’alta manifattura più che per l’importanza delle gemme, ed una passione, quella per i motivi decorativi che evocano i pizzi di Cantù e Burano e il Bugnato di Palazzo Strozzi a Firenze.
Se è ormai celebre il ricco epistolario di Buccellati con Gabriele D’Annunzio, al Museo Poldi Pezzoli scopriamo per esempio una collana “ombelicale”, regalo commissionato dal poeta, famoso per la sua grande generosità con gli amici ospiti al Vittoriale di Gardone, come regalo per una delle sue muse.

Alfredo Ravasco – Pendente raffigurante Minerva, Milano 1928-1934.
Intaglio di Franz Pelzer, incisore austriaco di base a Milano che collaborò con personalità come Gio Ponti e Guido Balsamo Stella. Il pendente, in oro giallo, titanite, essonite, cristallo di rocca, granato, porta la firma di Alfredo Ravasco, gioielliere curioso e appassionato viaggiatore, apprezzato anche a Parigi e vincitore di un premio all’Esposizione Universale del 1925. Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci Milano.
Durante il XX secolo se i gioiellieri italiani si appassionano allo stile ghirlanda firmato Cartier, gli orafi abbracciano spesso le nuove tendenze dell’Art Deco, così come i nuovi trend della Haute Couture femminile iniziano nel contempo a dettare moda anche nell’universo della gioielleria. I primi abiti senza maniche vogliono non uno ma più bracciali indossati, una tendenza che diverrà il simbolo degli anni ’40. Evocando l’allure di quel periodo, nell’esposizione alcuni nomi riecheggiano sopra altri: Alfredo Ravasco, genovese di nascita e milanese d’adozione, uno dei maggiori fornitori dell’aristocrazia e dell’alta borghesia italiana ed i prediletti della famiglia reale, Musy a Torino, Chiappe a Genova e Petochi a Roma.

Bulgari - Collana, Roma 1931 platino, diamanti, onice, perle, corallo Collezione privata . Questo tipo di collane erano spesso indossate per ornare le scollature dorsali.
È l’Esposizione Universale del 1937, a Parigi, a decretare una nuova piccola era, quella dell’oro giallo e il successivo scoppio della Guerra Mondiale farà il resto. Nasce così un nuovo gusto, dovuto anche all’esigenza di riutilizzare le gemme di proprietà per la scarsità di mezzi, e all’uso di materiali facili da reperire come il corallo. Chissà quanti gioielli sono andati perduti nel rifacimento di nuovi per sottendere all’esigenza di cambiare foggia con la stessa velocità con cui si cambiava un abito! Proprio come nella moda, in tutto il XX secolo le tendenze si susseguono con grande velocità e spesso tornano con impressionante ciclicità. Negli ’30 assistiamo ad un ritorno del candore, con l’uso di platino e diamanti, ma ancora di più ai forti giochi di colori contrastanti dell’Art Decò. Più tardi, negli anni ’60 il boom del dopo guerra, nell’arte, nel cinema e nella letteratura, chiamerà a gran voce il ritorno degli smalti e gli stili si modificheranno ancora per abbellire una nuova immagine di donna, la Diva, come Anita Ekberg nella Dolce Vita di Fellini.

Afro Basaldella per Masenza Bracciale, Roma anni ’50, oro giallo, diamanti, smeraldi, zaffiri, rubini.
Collezione privata. Gioielliere romano, Masenza espone nel 1949 alla galleria Il Milione di Milano. Da sempre appassionato d’arte inizia una collaborazione con alcuni artisti dell’epoca, tra cui Afro. La particolarità di tali gioielli risiede nell’elevata perfezione di portabilità e di esecuzione. Se da un lato assistiamo ad un guizzo di creatività dovuta all’artista, i canoni dell’oreficeria sono rispettati con grande armonia.
Frascarolo e C. Spille collezione Bestiario feroce, Valenza 1968 oro giallo, diamanti, rubini, smalti. Collezione privata
“Il gioiello italiano del XX secolo” non è solo un tributo ai grandi nomi ma desidera far luce anche sulle tante eccellenze tecniche nostrane, ricostruendo la realtà e l’organizzazione delle botteghe orafe, indagando la storia delle imprese di famiglia e di coloro che, seppur dotati di grande talento, purtroppo si sono spenti nel corso del tempo.
Fra tutti, Serafini, fiorentino, più conosciuto negli Stati Uniti che in Italia, innamorato della natura da cui traeva spesso ispirazione. Abile scultore prima ancora che gioielliere possedeva una straordinaria tecnica di esecuzione, unita poi all’uso di materiali particolari come il legno. In mostra uno splendido bracciale dal nome “Quattro elementi”, realizzato a cavallo degli anni ‘50 e ‘60. Rubini, acquamarina, ametista, giada, perle insieme all’oro giallo e rosa sono composti in un’ode agli elementi della natura con una tocco di poesia.

Enrico Serafini - Bracciale Quattro Elementi, Firenze 1950-1960 oro giallo, oro rosa, rubini, acquamarina, ametista, giada, perle. Collezione privata

Enrico Serafini - Anello, Firenze 1950-1960 oro giallo, diamanti. Collezione privata
La mostra riserva anche una particolare attenzione agli anni ‘60 e ‘70, alla nascita dello stile Bulgari ed ai cambiamenti sociali che aprono nuovi scenari per il gioiello, vissuto sempre di più nel quotidiano. Con l’avvento degli anni ‘80 la donna moderna desidera una creazione declinabile per ogni momento della giornata. Libera, attiva, dinamica, indossa i gioielli con una naturalezza e un fascino decisamente emancipati.

Chiaravalli - Collana anni ’40, oro bianco, diamanti, smeraldi. Collezione Anita Bracco

Pederzani - Collana, orecchini anello, inizi anni ’80, oro bianco, diamanti, perle. Collezione privata
Anche se, per la sera e le grandi occasioni come la Prima al Teatro alla Scala, non rinuncia ad un parure preziosissima come quelle che brillano nelle ultime vetrine in mostra. I grandi gioiellieri di Milano, Chiaravalli, Pederzani e Buccellati, dedicano alla femminilità tutta la loro bravura e il gioiello splende ancora una volta, confermandosi il più bel compagno silenzioso che una donna possa portare con sé.
