Può un orologio oppure un gioiello racchiudere l’essenza di un’epoca? Ovviamente la risposta è affermativa. Il fascino che ne deriva somiglia all’emozione che può trasmettere una scatto fotografico, intenso, immediato, diretto a far luce anche su un contesto storico molto ampio.
Succede proprio così osservando il “Necessaire de Bureau” firmato Cartier, battuto a Parigi da Christie’s lo scorso 7 marzo.
L’asta di per sé era già un grande salto nel passato perché interamente dedicata alla collezione di Boniface de Castellane e Anna Gould, una delle coppie che, con le loro peripezie matrimoniali, hanno tenuto con il fiato sospeso tutti i rotocalchi durante i primi venti anni del 1900.

Il Conte Boniface de Castellane
È il 1895 quando Monsieur Boniface (detto Boni) de Castellane, discendente della famiglia di Talleyrand-Périgord, “dandy” raffinato e audace della “Belle Époque”, sposa Anna Gould, una delle più ricche ereditiere americane dell’epoca.
Una unione che segue la tendenza dei nobili europei a salvaguardare economicamente il futuro del proprio blasone grazie a matrimoni di convenienza.
Il divorzio chiesto e ottenuto da Anna Gould grazie al codice Napoleone, già legale in Francia nel 1906, fermerà un poco le manie di grandezza dell’intraprendente Boni, che in pochi anni avrà comunque speso 10 milioni di dollari della sfortunata coniuge. Sarà per consolarsi di queste vicissitudini che nel 1926 Anna Gould ordinerà questo favoloso oggetto, il “Necessaire de bureau japonais” a Cartier. Se infatti il nome della Maison parigina da ben 170 anni è comunemente associato alla più virtuosa alta gioielleria, solo i collezionisti più esperti conoscono anche l’esistenza di accessori e oggetti decorativi nella cui realizzazione Cartier si avventura agli inizi del XX° secolo.

Cartier, Porta profumo, 1925, giada intagliata, oro, zaffiro cabochon, smalto blu e nero.
Venduto alla signora W. K. Vanderbilt, Cartier Collection, FK 11 25
Credits Photo: Nick Welsh, Cartier Collection © Cartier
Esposizioni: Giada, dagli imperatori all’Art Deco- 19 ottobre 2016,16 gennaio il 2017 – Museo Guimet Parigi
Progettati e realizzati dai più bravi artigiani dei suoi Atelier, con lo stesso savoir faire che caratterizza la gioielleria e con l’utilizzo delle medesime pietre preziose ad essa fino ad allora riservate, queste creazioni diventano in breve tempo il nuovo oggetto del Desiderio dell’epoca. Moltissimi gli ordini speciali dei clienti della Maison, le principali case reali europee, i membri della Café Society, artisti di tutte le nazionalità o ricchi industriali.

Cartier, pendola misteriosa, cristallo di rocca, smalto, onice, turchesi e diamanti.
Quale il segreto per questo passione nuova e dilagante? Nulla di misterioso, fuorché l’essenza stessa di questi oggetti di lusso, che possiamo a ragion veduta definire meglio come veri oggetti d’arte, riunendo in una unica entità le arti della gioielleria, dell’ orologeria o della glittica, un design raffinato e materiali pregiati. Set da scrivania, orologi da tavolo, oggetti decorativi, l’uno più sontuoso dell’altro, progettati per l’Home Decor nello stile del tempo, rappresentano un nuovo modo di vivere e incarnano anche i gusti specifici del loro proprietario.

La pagoda al centro del Giardino Giapponese era certamente uno dei simboli orientali utilizzati di sovente da Cartier seguendo l’incanto del “Japonism” che, a partire dal 1910, iniziò ad esercitare il suo potente fascino in tutta Europa.
L’architettura altamente evocativa del tempio che ritroviamo in quest’opera d’arte ( giada, corallo, zaffiri, diamanti e perle) ricorreva alla fine del XIX° secolo nelle descrizioni dei racconti dei viaggiatori, che incarnavano pienamente il mistero e la bellezza di Cina e Giappone. Così come un altro forte simbolo dei sogni d’Oriente, che adornava spesso i gioielli e gli oggetti preziosi di Cartier, il cosiddetto ‘Shishis’ (leone di pietra, qui realizzato in giada), è presente di guardia all’entrata del tempio. Esotici anche i cromatismi: il corallo arancione e il verde della giada e della avventurina dominano sulla combinazione, in bianco e nero, originaria dell’art Decò. Seppur un filino kitch, il “Necessaire de bureau japonais” ispirerà allo stesso Cartier verso la fine degli anni ‘80 un straordinario orologio da tavolo sullo stesso tema. Estremamente raro, questo giardino giapponese riassume estetica, tecnica e anni di ricerca che raggiungono qui la loro perfezione. In ogni minuscolo dettaglio è un’apparizione silenziosa che riporta alla vita l’incanto di un mondo lontano. Seppur immobile, è un sensazionale invito al viaggio.