“Murrina” è un termine appartenente al glossario del vetro veneziano, usato per indicare oggetti preparati con una metodologia antica che risale ai tempi alessandrini e romani. Il suo massimo splendore dalla metà dell’Ottocento viene a essere ridimensionato agli inizi del secolo scorso; è una tecnica preziosa, oggi sicuramente classificabile nelle lavorazioni rare del vetro, che ritorna all’attenzione del grande pubblico tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio degli anni ‘90. Poche sono le famiglie dedite a quest’arte, e oggi sicuramente l’ultimo erede di una tradizione così storicamente importante resta Antonio Dei Rossi, veneto classe 1964, riconosciuto a livello mondiale come l’ultimo artista-artigiano della murrina figurativa.

Antonio Dei Rossi, murrina figurativa con testa e piume di pavone. La sua biografia è inserita nel recente volume scritto da Jean Blanchaert “Musica senza suono. Maestri di Murano” (Fondazione Cologni/Marsilio Editori) ©Courtesy Antonio Dei Rossi
Tra Treviso e Burano, le sue due città del cuore, si divide la vita di Antonio Dei Rossi: «Essere il solo a portare avanti un mestiere dell’arte vetraria della tradizione veneziana logisticamente decentrato dalla realtà produttiva vetraria – Burano, dove, per nascita, affezione ed eredità artistica familiare trovo fondamentale restare – è complesso», ammette l’eclettico e virtuoso artista.

Antonio Dei Rossi, inizio dell’operazione di riduzione della forma: il ridimensionamento si ottiene con continui passaggi in forno, per mantenere la temperatura, e facendo rullare la massa vetrosa su una lastra di ferro, il bronzino ©Maurizio Rossi
«La murrina è la riduzione a miniatura dell’immagine contenuta in un cilindro di vetro. La tecnica che uso, appresa da mio padre, che la padroneggiava magistralmente, è quella della composizione a freddo, della quale Luigi Moretti fu pioniere nella seconda metà dell’Ottocento», spiega Antonio Dei Rossi. Una tecnica che permette una più vasta tavolozza cromatica rispetto alla tecnica a caldo, eseguita a lume, oggi molto in voga tra gli artisti americani. «Lavorando a freddo si riesce a ottenere una composizione minuziosa di un disegno costruito come un micromosaico in una forma cilindrica di circa 10 cm di diametro per 7-8 cm di altezza. Una volta composta, la forma viene scaldata fino al punto di fusione della massa vetrosa e tirata in modo da ridurre il diametro (e il disegno) alla dimensione voluta. Una volta ottenuta la “canna” si taglia in sezioni di pochi millimetri e si lucida: nasce così una murrina figurativa». Un processo lungo, paziente, che porta alla luce tutto l’estro e la fantasia del suo autore.

Antonio Dei Rossi, lavorazione della murrina nel suo laboratorio di Burano. Il cilindro in vetro incandescente viene tirato per le due estremità (da una parte con la canna, dall’altra con un attrezzo ad hoc) fino al raggiungimento del diametro desiderato di circa due-tre centimetri ©Annalisa Scarpa
La sensibilità di questo artista era già evidente trentacinque anni fa: appena laureato con il massimo dei voti all’Accademia di Belle Arti di Venezia e subito insegnante di progettazione grafica, il giovane Antonio segue il lavoro del padre in ‘fornasa’ ogni volta che può. E si sa, giorno dopo giorno la curiosità si trasforma in passione, poi in desiderio artistico, infine in professione.

Antonio Dei Rossi, murrina figurativa con disegno di una rosa, 2004. Ogni murrina, per esser pronta e commercializzata, subisce (come ultimo step) il trattamento di lucidatura ©Courtesy Antonio Dei Rossi
Una carriera oggi “riconosciuta” dal mondo intero e oggi anche dalla Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte attraverso il premio biennale MAM-Maestro d’Arte e Mestiere: «Ricevere questo titolo poche settimane fa a Venezia ha rappresentato una grande emozione. Una gratificazione pubblica che va oltre la premiazione, per chi come me lavora in modo intimistico e personale, e che del “fare” ha fatto la propria missione. Il MAM è il coronamento di un percorso, non solo mio ma anche dell’opera del mio maestro, mio padre Mario, a cui dedico il premio: a lui il merito, infatti, di aver riscoperto l’arte della murrina figurativa, dopo cinquant’anni di stasi, e di avermela fatta amare», racconta con commozione.

Antonio Dei Rossi riceve la fusione in bronzo del riconoscimento MAM-Maestro d’Arte e Mestiere, durante l’evento biennale Homo Faber 2024, presso l’Auditorium Lo Squero della Fondazione Giorgio Cini, Venezia ©Simone Padovani per Fondazione Cologni
Nel suo studio-laboratorio nella coloratissima Burano il maestro esprime la sua creatività, prediligendo, tra gli svariati soggetti, la flora e la fauna. «La cosa sbalorditiva, e che mi suscita meraviglia ogni volta che ci penso, è che nonostante io sia depositario di un’arte così poco conosciuta, molto di nicchia, il mio lavoro abbia tale e inaspettata visibilità: la candidatura al MAM, ricevere proposte espositive di pregio, essere invitato sul red carpet con le mie opere, ma anche gli apprezzamenti da personaggi del mondo della moda, del design e dell’arte – che mai avrei immaginato – sono momenti che rafforzano la convinzione di essere sulla strada giusta». Commesse d’eccezione? «La collaborazione con Dolce&Gabbana, la richiesta di una produzione in esclusiva per un noto gioielliere di Parigi, l’incontro con Ai WeiWei, ma anche le sinergie con artisti non necessariamente affermati sono per me motivo di vanto poiché confermano l’eccezionalità del lavoro».

Murrine figurative: la produzione di Antonio Dei Rossi spazia dagli elementi floreali a quelli animali. Ogni murrina è ottenuta con la tecnica a freddo, di cui è maestro indiscusso. ©Courtesy Antonio Dei Rossi
Oltre alla realizzazione di murrine – suo must – l’attività di Antonio Dei Rossi si amplia al design e all’applicazione della murrina a oggetti d’arte e gioielli. «Sempre più mi sto riavvicinando al mondo della moda con collaborazioni e partecipazioni alle fashion week. Sono reduce dalla settimana della moda milanese, ma è già in cantiere una collezione per la fashion week parigina, nonché altri eventi d’arte che saranno presentati nei prossimi giorni a Venezia», confida. Piccoli frammenti d’arte vetraria per grandi magie interpretative, che sanno emozionare!
