La storia di Daniele Mingardo, giovane talentuoso nel panorama della carpenteria metallica Made in Italy, inizia quindici anni fa imparando a soli 18 anni i primi rudimenti del mestiere dagli artigiani del laboratorio fondato a Monselice, in provincia di Padova, dal padre Ilario, suo maestro. Proprio nella cittadina veneta, ai piedi dei Colli Euganei, nel 1970 nasce l’Officina Metallica Mingardo, che si distingue nel contesto dell’artigianato locale per le finiture accuratissime e i dettagli minimal e colti, nati da collaborazioni con architetti e aziende di livello internazionale a cominciare da quella consolidata con Carlo Scarpa, fino alle recenti commissioni per il Museo del Novecento di Milano, il Parco della Musica di Firenze e il Teatro Petruzzelli di Bari.

Daniele Mingardo, classe 1988, lavora in officina da quando ha compiuto la maggiore età: nel laboratorio del padre Ilario prima, alla guida del suo brand Mingardo ora, il giovane maestro artigiano padroneggia il metallo, trasformandolo in manufatti dal design contemporaneo con un approccio minimale ed elegante.
«Ho imparato tutte le lavorazioni di base da mio padre, ma ho anche avuto la fortuna di incontrare l’architetto Tobia Scarpa, che stava collaborando con noi per un progetto. Il suo amore e rispetto per il metallo ha avuto una forte influenza su di me», spiega Daniele Mingardo che, nel 2013, a quaranta anni dalla fondazione dell’Officina paterna, ha deciso di continuare il suo percorso professionale in proprio, fondando Mingardo , marchio che produce edizioni limitate di design in metallo, anche in combinazione con altri materiali. Le collezioni proposte annoverano oggetti esclusivi in cui la cura del dettaglio, la passione per il particolare e l’artigianalità sono il valore aggiunto! «Mio padre mi ha trasmesso la convinzione che un oggetto nasce da un’esigenza specifica, e non c’è nessuno meglio di un artigiano per prevedere le criticità legate a qualsiasi opera. Ma poi ho capito l’importanza, di pari passo, di una direzione artistica», dice a proposito del legame che si instaura tra artigiani e designer, che ben conosce e sperimenta quotidianamente nella sua attività. E, a proposito del sodalizio artistico con Aldo Parisotto, concittadino e architetto di fama internazionale: «È stato spontaneo e naturale che Aldo si trasformasse in un mentore per me, e con grande passione ha accettato nel 2013 di tenere a battesimo il brand Mingardo e di assumere il ruolo di art director. L’esperienza ventennale come progettista architettonico e designer si riflette nella sensibilità dell’indirizzo che prendono le collezioni, nella definizione delle linee guida su finiture, effetti tattili e materici e sulle atmosfere».

Le collezioni Mingardo rispecchiano i dettami del “bello ben fatto”: la cura del dettaglio, la passione per il particolare e l’artigianalità. Qui, un’operazione di finitura eseguita con la smerigliatrice. La fucina dove tutto nasce è sita in via Liguria 3 a Monselice, in provincia di Padova.
Oggi, la direzione artistica è da quattro anni affidata a Federica Biasi. Mingardo nelle sue edizioni a serie numerata cerca una pulizia e un allineamento delle vecchie collezioni alla nuova linea stilistica, sempre elegante e raffinata: «Il ‘su misura’ è sempre stato il nostro fiore all’occhiello, e la mia passione è spingere i confini del bespoke: riuscire a soddisfare le esigenze di un cliente con un approccio tailor made. Tutti i nostri prodotti e progetti possono essere personalizzati. Mi piace anche sperimentare, il metallo ha un grande potenziale e continua a sorprendermi sempre».

Decorativa e al tempo stesso essenziale, la madia contenitrice “Be-Lieve”, disegnata da Lorenza Bozzoli, è un elemento di arredo senza tempo. La linea è sinuosa e compatta e lo stile riporta a un passato ricco e glorioso. In questo progetto i materiali nobili come l’ottone e il ferro vengono rifiniti nella superficie da trattamenti galvanici, e proposti in colori inediti. Interamente costruita a mano, è un capolavoro di virtuosismo artigianale.
Ci sono tecniche e tradizioni proprie di mestieri come il fabbro che fanno parte del substrato culturale artigiano italiano e che, come tali, andrebbero tutelate e rilanciate: questo ha fatto Daniele Mingardo, portando avanti, e innovando, il know-how e la passione di famiglia. Già vincitore nel 2016 del Wallpaper* Design Award (con l’opera Bi_track, design by Masanori Mori per Mingardo), nel 2020 riceve, giovanissimo, il prestigioso titolo di MAM-Maestro d’Arte e Mestiere nella categoria ‘metalli’. «Una fusione in bronzo, un grande onore: se lo meritano più mio padre e tutti quelli che mi hanno insegnato il mestiere. È importante promuovere l’artigianato. È un mestiere impegnativo, ti sporchi le mani, in inverno fa freddo e in estate fa caldo, per alcuni miei coetanei dire “faccio il fabbro” non è alla moda, ma io sono profondamente innamorato del mio lavoro, sono nato e morirò artigiano», ha commentato il giovane talento in una recente intervista.

“Folio”, del duo Acconci/Bastiani, è una moderna reinterpretazione del porta candele: piccolo ma essenziale nelle sue forme, raggiunge un volume tridimensionale attraverso dei semplici gesti artigianali. Un complemento creato con due fogli di rame spessi 2 mm, che ricoprono un’anima strutturale. La sua ossidazione è una caratteristica propria del materiale utilizzato: senza protezione alcuna sopraggiungerà, presto o tardi, a seconda dell’uso e del luogo.
Daniele Mingardo, sempre aperto alla collaborazione con architetti, designer e maestri artigiani, interessato a sperimentare le potenzialità dei materiali che ama – i metalli – che conosce e padroneggia con completa maestria e grande creatività, ha accettato l’invito della Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte a partecipare, in coppia con Philippe Malouin, a Doppia Firma 2021 durante la prossima Design Week di settembre: un appuntamento, tutto da scoprire, nel giardino di Palazzo Morando a Milano!
