A Murano, si sa, i maestri vetrai sono cresciuti ‘a pane e fornace’, sentendo sulla propria pelle l’onore e l’onere di una tradizione secolare che tutto il mondo ci invidia. «Quando passano, gli altri isolani, istintivamente, riservano loro un impercettibile e reverente rispetto. Hanno l’aura», scrive il gallerista e curatore Jean Blanchaert nel suo libro Musica senza Suono. Maestri di Murano (Marsilio Editori/Fondazione Cologni). E un’aura speciale – che deriva dal proprio vissuto in fornace da oltre quarant’anni – emana Davide Fuin, classe 1962, muranese doc. Il suo magistero, espresso ai livelli più altri, è legato a un oggetto iconico della secolare storia del vetro veneziano: il calice.

Davide Fuin, ‘tipetti’ di varie forme in vetro soffiato e foglia oro, realizzati con la tecnica dell’avventurina tesa, utilizzata specialmente nell’Ottocento dalla Vetreria Salviati a cui i pezzi si ispirano. ©Norbert Heyl
Davide Fuin è alchimista del ‘tipetto’, particolare calice di vetro, con vistosi decori sul gambo, appartenente alla tradizione veneziana dell’arte del vetro soffiato. Dalla lavorazione della filigrana a reticello a quella dello zanfirico, dall’incalmo all’avventurina: «Le tecniche che io uso nel mio lavoro ricalcano la pura tradizione muranese. Non mi considero un artista inteso nella maniera contemporanea che mira più al concetto che alla pura bellezza dell’oggetto, ma più un virtuoso esecutore», racconta il maestro.

Davide Fuin alla canna da soffio, strumento principe per la realizzazione del vetro soffiato. Questo strumento fu inventato nella seconda metà del I secolo a.C. da vetrai siriani ©Roberta Orio
Proprietario della sua fornace alle Fondamenta Lorenzo Radi, Davide Fuin – per formarsi e apprendere il mestiere – ha lavorato per vetrerie del calibro di Venini, Pauly, Salviati, Barovier & Toso – sia come fornitore sia come servente: «Continuo ancora a collaborare con queste realtà e quello che le varie esperienze mi hanno lasciato è una conoscenza professionale unica, mi ritengo fortunato!».

Davide Fuin, coppa-calice in vetro soffiato e foglia oro, tecnica dell’avventurina tesa. ©Norbert Heyl
La naturale attitudine alla creazione di oggetti d’arte come i tipetti si deve all’incontro con Carlo Tosi, detto ‘Caramea’: qui, sotto la spinta di suo padre, Davide Fuin diventa il garzone di uno dei più grandi maestri del calice, apprendendo tutti i segreti del mestiere. La produzione, soprattutto dagli inizi degli anni 2000 in avanti, annovera calici, vasi e riproduzioni museali in vetro avventurina – pasta cristallina traslucida, al cui interno sono immerse pagliuzze o cristalli di rame con ossidi metallici brillanti – lavorazione che era scomparsa e che Fuin ha riportato all’attenzione di un pubblico colto e amante di una bellezza raffinata e lucente.

Davide Fuin, alzata in vetro soffiato, realizzata con un procedimento detto ‘a giorno’. ©Norbert Heyl.
Il suo talento è riconosciuto anche a livello istituzionale: l’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti gli ha conferito nel 2015 il premio Glass in Venice e, quasi dieci anni dopo, un altro prestigioso titolo si aggiunge: nel settembre 2024 riceve – proprio nella sua Venezia, durante l’evento biennale internazionale Homo Faber: The Journey of Life – il MAM-Maestro d’Arte e Mestiere, conferitogli dalla Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte: diventa così uno dei 350 maestri a oggi il cui nome è iscritto nel Libro d’Oro dell’eccellenza artigiana italiana. «Sono onorato di aver ricevuto il MAM, per me, il coronamento di una carriera spesa alla ricerca e alla preservazione di un mestiere d’arte che purtroppo si trova ad affrontare momenti difficili», ammette.

D.F. Glassworks, la fornace di Davide Fuin, sita in Fondamenta Lorenzo Radi 24 a Venezia. La creazione del vetro è un rituale molto potente: la fornace è un mondo sconosciuto ed ermetico dove il potere del fuoco crea bellezza senza tempo. ©Roberta Orio
Affinché il suo know-how non vada perso, Davide Fuin condivide le sue conoscenze nelle scuole d’arte internazionali, come nelle città di Corning (New York) e Toyama (Japan), insegnando il valore della bellezza Made in Italy alla prossima generazione di artisti del vetro. Le sue creazioni sono ricercate dai collezionisti e si trovano in prestigiose gallerie e collezioni museali di tutto il mondo. Per lui, “tesoro vivente” della tradizione muranese, il vetro è virtuosismo e inesauribile passione!
