“Sono un artigiano portatore di un sogno,
quello di nobilitare la pittura di scena”
(Paolino Libralato)
Quarant’anni di onorata attività, che festeggerà proprio tra pochi giorni. È il 22 febbraio 1982 quando il giovanissimo studente dell’Accademia di Venezia Paolino Libralato entra per la prima volta in un laboratorio di scenografia, la bottega veneziana di Giuseppe Ranchetti, in cui respira sin da subito arte e bellezza dal sapore antichissimo. Qui l’incontro, e l’amore a prima vista, con enormi tele di cotone o tulle, pennelli lunghi più di un metro dalle setole morbidissime, secchi di colore e stoffe inchiodate a terra: quelli che sarebbero poi diventati gli strumenti del suo prezioso, e ormai raro, lavoro. Un’arte appresa sul campo, il cui talento è cresciuto nel tempo, affinando una tecnica sempre più personale, che fa di Paolino Libralato un vero artigiano che mette in scena i sogni.
Paolino Libralato, nel suo laboratorio in provincia di Treviso, su un fondale da lui dipinto per un atto del balletto “Lo Schiaccianoci”, con scene di Renzo Milan, destinato al Teatro Massimo di Palermo. Questa pittura oleografica è stata eseguita nel dicembre 2019. Foto Archivio Libralato
Grazie agli stimoli ricevuti durante gli anni all’Accademia, s’innamora della pittura del Canaletto, sua fonte di ispirazione ancor oggi, da cui impara la minuzia del dettaglio che trasferisce, con abili gesti, sui fondali di opere e balletti. La sua variegata committenza lo porta a sviluppare progetti per privati, nomi altisonanti della moda ma soprattutto per i più prestigiosi teatri, dal Teatro alla Scala di Milano al Teatro dell’Opera di Roma, dal Donizetti di Bergamo alla Fondazione Arena di Verona, dalla Comédie Française al Korean National Ballet, solo per citarne alcuni.
Paolino Libralato ha dipinto uno dei tre atti dell’opera “Ernani”, con scene di Julian Crouch. Consegnato nel settembre 2018 presso il Teatro alla Scala, questo lavoro ha richiesto due mesi di lavorazione: l’effetto risultante è quello di una pittura frizzante, impressionista. Foto Archivio Libralato
Il suo è un lavoro di una durata quasi effimera, che può essere goduto solo il tempo della rappresentazione, due o tre ore al massimo, a fronte delle molte settimane, spesso mesi, necessari alla realizzazione: dipinge tele gigantesche camminandoci sopra, quasi danzando, definendo uno spazio che da piano si trasformerà poi, nel teatro che l’accoglierà, in prospettiva. Un grande magazzino o il macero diventano poi la destinazione finale delle sue straordinarie opere: questo non basta a ridurre l’energia e l’amore negli occhi, nel cuore e nelle mani di Paolino Libralato, che ha fatto di quest’arte la sua compagna di vita.
Le talentuose mani del Maestro artigiano alle prese con una delle sue opere più recenti: il terzo e ultimo fondale de “La Bayadère”, balletto con scene di Luisa Spinatelli al Teatro alla Scala nel novembre 2021. Libralato ha creato qui una atmosfera legata al “sogno”, in cui si esibivano 27 ballerine in tutù bianco. Foto Archivio Libralato
“Il teatro è manualità e passione, è esperienza, è perizia, è dettaglio”: fra spettacoli di balletto, opera e prosa, il Maestro Libralato ha realizzato circa 250 scenografie e fondali. Il suo nome non compare quasi mai sui cartelloni degli spettacoli, ma la sua bravura lo porta a essere riconosciuto e apprezzato anche quando la firma non compare. Al telefono si lascia andare ai ricordi, aneddoti del “dietro le quinte” intrisi di poesia e dedizione al lavoro: “Nella primavera del 1990 in due battemmo ogni record per misure e tempi di esecuzione del Vespro Siciliano, 33 giorni per portare a termine 11 fondali rappresentanti scene palermitane. I costumi dell’opera erano firmati da Luisa Spinatelli, con cui dagli anni Novanta a oggi persiste una fruttuosa e preziosa collaborazione”.
Il Maestro scenografo ha creato questo fondale alto 15 e lungo 20 metri per l’opera “La Boheme”, con scende di Hugo De Ana, al Teatro Petruzzelli di Bari. Hugo De Ana ha tratto ispirazione da una foto di fine ‘800 del Trocadero, a Parigi, nella quale la Tour Eiffel non era stata ancora costruita: fedelmente Libralato ha dipinto i capannoni sullo sfondo, elementi architettonici che in quel periodo erano stati costruiti per le esposizioni universali. Foto Archivio Libralato
A Dosson, in provincia di Treviso, il Maestro d’Arte e Mestiere Paolino Libralato oggi è uno dei pochi pittori di scena ancora in attività in Italia, uno dei pochissimi – si contano sulle dita di una mano – che eseguono la pittura con la tela inchiodata a terra e la pompa del colore in spalla. Giselle, il Lago dei Cigni, la Bella Addormentata, Bayadere, Otello, Nabucco, la Boheme, Cenerentola… ogni scenografia viene nobilitata dai suoi gesti che sprigionano talento e bellezza.
Sempre tratto da “La Boheme”, qui è rappresentato il Moulin Rouge per come era a fine ‘800. Questo lavoro certosino nel restituire ogni tipo di dettaglio alla scena è stato eseguito da Paolino Libralato nell’ottobre 2019. Foto Archivio Libralato
Per festeggiare questo speciale compleanno professionale, Paolino Libralato è stato chiamato da Michelangelo Foundation for Creativity and Craftsmanship per eseguire un suo intervento decorativo all’interno della sala “Attendere nell’ombrosa quiete”, curata dal grande regista e visual artist statunitense Robert Wilson, alla Fondazione Giorgio Cini, sull’isola di San Giorgio Maggiore a Venezia, in vista della prossima edizione di Homo Faber 2022.
Quarant’anni di magia, arte e altissimo sapere manuale: grazie al suo talento e alla sua impareggiabile perizia e passione, i sogni in pittura di Paolino Libralato restano sempre uno spettacolo unico per gli occhi!