Gianluca Pacchioni, milanese, classe 1966, dopo la laurea in economia e commercio alla Bocconi si trasferisce a Parigi. Qui, nel corso degli anni 90, viene travolto dalla passione per la scultura dei metalli, con la quale inizia a cimentarsi, da autodidatta, in uno studio condiviso con altri artisti al Quai de la Gare.
Queste sperimentazioni troveranno la loro collocazione nella prima collezione di mobili scultura in ferro presentata dalla galleria Vivendi in Place des Vosges.
Sono anni intensi, permeati di bellezza e creatività, durante i quali partecipa alla vita artistica della città.
Parigi è democraticamente aperta per gli artisti in erba, c’è una cultura di condivisione e facile accesso agli insegnamenti e alle sovvenzioni pubbliche. Non è altrettanto facile però lavorare con gli artigiani, meno disponibili alla realizzazione di piccoli progetti e gelosi del loro savoir-faire.
“Il mio ritorno a Milano nasce dunque dall’esigenza di lavorare a quattro mani con la flessibilità, l’esperienza e la creatività degli artigiani italiani”, racconta Gianluca Pacchioni.
“Da questo rapporto con la materia e gli artigiani deriva il salto da progettista a homo faber che ha caratterizzato la mia storia”.
L’atelier milanese è una vera e propria fucina, dove la materia viene plasmata con grande estro creativo e impareggiabile maestria. Pacchioni accosta tecniche diverse da quelle più tradizionali di forgiatura o fusione a quelle dell’oreficeria. La foto coglie l’ istante di una fase di lavorazione.
A Milano, Gianluca Pacchioni, apre il suo atelier in una ex fabbrica di collirio degli anni 30, luogo magico e ricco di suggestione.
Negli stessi spazi, immersi in un giardino di bambù, convivono il laboratorio, vera fucina dove la materia viene plasmata con grande estro creativo e impareggiabile maestria, e l’abitazione che, arredata con i suoi pezzi, assomiglia in realtà più a uno showroom di lusso che a una casa.
Il ferro, l’acciaio inox, il bronzo, l’ottone, l’alluminio, insieme a leghe di diverso tipo sono i materiali che Gianluca Pacchioni usa per le sue creazioni.
Ama giocare con le patine, con le inclusioni di elementi della natura e con i calchi, usando tecniche innovative coniugate con quelle più tradizionali di forgiatura o fusione e con quelle dell’oreficeria.
A dispetto della pesantezza e della forza che emanano questi materiali, l’artista-artigiano riesce a lavorarli con la tecnica del “metallo liquido”, in modo da renderli leggerissimi e creare un effetto straniante nello spettatore.
Ne è un esempio lo specchio scultura Pupilla che nonostante i suoi 170 cm di diametro, nella versione in alluminio, pesa solamente 30 chilogrammi. Meravigliosa è la serie di pannelli in bronzo, bronzo rosa e ottone Tropical Fossil presentata per il Salone del Mobile 2017 dalla doppia anima: da un lato offrono superfici ruvide e materiche che riproducono le venature di foglie e piante tropicali, dall’altro le patine creano giochi di luce e colori che sorprendono lo spettatore.
Dettaglio dell’opera Fossil pannello scultoreo monumentale (h 250 cm x l 150 cm) realizzato in legno, ottone liquido e ottone solido. Nelle opere di Gianluca Pacchioni il richiamo alla natura è sempre presente in modo più o meno esplicito, attraverso inclusioni e calchi di elementi vegetali.
Premiato nel 2016 come MAM-Maestro d’Arte e Mestiere, le opere scultoree di Gianluca Pacchioni sono apprezzate in tutto il mondo e acquistate da collezionisti privati, installate in parchi e giardini e in hotel di lusso. Ma non solo. Una delle sue meraviglie apre lo scalone d’onore dell’Ambasciata Italiana a Parigi, simbolo permanente della maestria artigianale del nostro Paese.
Photo credits: Lorenzo Pennati A cura della Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte.