L’emergenza straordinaria di questi mesi, lo sappiamo, è stata un vero colpo al cuore per il nostro Paese e il suo sistema produttivo. Ma per il fragile universo dei nostri mestieri d’arte, ambasciatori di bellezza nel mondo, linfa vitale del nostro miglior made in Italy, rischia purtroppo di essere in molti casi un colpo mortale.
Se pensiamo a quanto questo settore sia strettamente legato al turismo, è facile comprendere come per i nostri artigiani la crisi mondiale rappresenti un pericolo gravissimo per la stessa sopravvivenza delle loro attività: un patrimonio unico di competenze e saperi che rischia in gran parte di essere cancellato, con un danno profondo e irreversibile alla nostra stessa cultura e identità.
Marta Cucchia è la quarta generazione di una tradizione familiare al femminile nata negli anni ’20 con la bisnonna, fondatrice dello storico laboratorio tessile “Giuditta Brozzetti”, oggi anche museo, che dal 1996 si trova nei suggestivi spazi della Chiesa di San Francesco delle donne in Perugia, ex convento benedettino: qui Marta utilizza, come pochissimi ormai, antichi telai del ‘700 e dell’800.
Per difendere il nostro artigianato e i suoi Maestri, che The Ducker da sempre celebra e promuove, molti sono scesi in campo in questo periodo con diverse iniziative a sostegno e tutela, chiedendo aiuti straordinari per il settore e portando avanti un’azione culturale di promozione, per far conoscere al grande pubblico questo mondo spesso poco noto e apprezzato.
Tra queste azioni di difesa, molto significativa quella del portale “Italia su misura”, importante vetrina web delle eccellenze italiane, che lancia l’utilizzo dell’hashtag #ioscelgomadeinItaly.
Nicolò Morales, indiscusso maestro della ceramica calatina, nella sua bottega nel cuore di Caltagirone è depositario di uno dei mestieri più antichi del territorio. Talentuoso e creativo, declina la materia ceramica in un linguaggio contemporaneo, nel solco della tradizione siciliana.
Attraverso una suggestiva campagna social di ritratti di artigiani, appartenenti a tutti i diversi settori dell’artigianato artistico e di ogni provenienza geografica, Fondazione Cologni, Associazione OMA-Osservatorio dei Mestieri d’Arte e Gruppo Editoriale si propongono di promuovere un vero e proprio movimento d’opinione e gettare le basi per il rilancio dell’alto artigianato italiano: quello che rappresenta l’anima dell’Italia ed è il suo più importante patrimonio, quello da cui ripartire per creare un futuro “a misura d’uomo”, che torni a rispettare i nostri ritmi e quelli del Pianeta.
Pasquale e Armando Marinelli, artigiani del “paese delle campane”, Agnone, in Molise, dove si trova la Pontificia Fonderia di Campane Marinelli, con i suoi 700 anni di storia. Le loro campane, realizzate con la tecnica a cera persa risalente ai fonditori medievali e rinascimentali, si possono ammirare e ascoltare nelle chiese più prestigiose del mondo.
Il progetto vuole sollecitare gli amanti del bello e tutti coloro che credono in un futuro prossimo fatto di valori autentici a sostenere l’importanza della qualità del fatto a mano. L’invito è dunque quello di condividere i contenuti della campagna sui propri canali social oppure pubblicare post che abbiano lo stesso spirito e rilancino l’hashtag #ioscelgomadeinitaly. E soprattutto decidere fattivamente di sostenere il nostro Paese scegliendo e comprando made in Italy, e condividendo il più possibile questo messaggio per un acquisto consapevole e di qualità.
Paolo e Gabriele Levaggi sono eredi di una tradizione radicata sul territorio ligure, capace fin dal 1963, grazie a zio Rinaldo Levaggi, di rappresentare l’identità locale e di testimoniare la realtà delle piccole imprese artigianali della tradizione. Nella loro bottega di Chiavari realizzano le famose sedie “chiavarine”, in cui tradizione e design si sposano in un perfetto connubio contemporaneo.
Ripartire insomma dalle eccellenze dell’artigianato artistico italiano, per poi unire in una stessa visione tutte le grandi realtà del made in Italy, dalla moda al design, dall’enogastronomia all’hospitality: il cuore del nostro Paese unico, la nostra cifra caratteristica nel mondo.
Sono in molti ad essere convinti che il periodo di grande sofferenza, incertezza e fragilità che stiamo attraversando ci porterà a riscoprire un nuovo ‘Umanesimo’ fondato sulla centralità dell’individuo e sul valore della persona, una dimensione più autentica e originale del vivere, riscoprendo anche il gusto e il piacere di una produzione di alta qualità, creata in Italia, secondo le tecniche e le tradizioni di cui il nostro Paese è ricco più di ogni altro al mondo.
Alessandro Rametta, talentuoso fabbro e maestro d’arte, folgorato fin da giovanissimo dalle infinite possibilità espressive del metallo, fonda nel 1997 a Milano La Fucina di Efesto, luogo di sperimentazione di diverse tecniche scultoree e pittoriche sui metalli, creando opere al confine tra arte, design e architettura, con grandissima maestria e poesia.
“L’artigianalità contribuisce alla creazione della bellezza tanto quanto il genio. Ma fa molto meno rumore: e rischia di passare inosservata”, osserva Franco Cologni, Presidente della Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte. “Queste mani, queste menti, queste passioni vanno comunicate e sostenute: per quanto forti siano gli attacchi subiti dal nostro miglior Made in Italy, rappresentato dagli artigiani, il loro talento è più resistente e più resiliente. E grazie all’aiuto di tutti, saprà ancora plasmare le forme della bellezza del futuro”.
Questa speranza deve essere il nostro orizzonte: dalle competenze dei nostri Maestri, dalla loro passione, dalle loro capacità uniche e inimitabili bisogna ripartire. Nulla sarà come prima, ne siamo consapevoli, ma questo momento può anche rappresentare un’occasione importante di cambiamento necessario.
Wanny De Filippo, una vita su cui si potrebbe fare un film, un volto e un’immagine che rimangono impressi. Uno dei più conosciuti ambasciatori del made in Italy, più nello specifico made in Tuscany, nel mondo. Le borse del suo atelier Il Bisonte, importante realtà fiorentina, realizzate con la pelle dello storico distretto conciario di Santa Croce sull’Arno con grande cura artigianale, sono ormai un vero oggetto di culto.
Come scrive Ugo La Pietra, da sempre figura di riferimento del nostro artigianato, dopo la crisi bisognerà che tutto cambi, e ci indica la strada: “Diversità contro globalizzazione”: è stato, e lo è ancor di più oggi, un percorso che ha visto, fin ora, solo pochi di noi impegnati nel tentativo di valorizzare le risorse dei nostri territori, un percorso che necessariamente dovremo sviluppare e sul quale dovremo basare un modello sostenibile di ripartenza. Per uscire dalla grave crisi che ci attende, superata la pandemia, il modello operativo, lo slogan per tutti, dovrà quindi essere “ritorno al lavoro”, ma un lavoro reale. E chi meglio delle nostre eccellenze artigiane potrà segnare la strada di questo possibile “rinascimento”? Le nostre risorse partono da tutto ciò che, nei secoli, è stato sedimentato nei nostri territori: cultura, arte, artigianato, costume, tradizioni, diversità.”
Queste strade ci indicano anche, senza parole ma con grande intensità e forza, i ritratti dei nostri Maestri, che ci guardano e ci sorridono dalle bellissime fotografie della campagna #ioscelgomadeinitaly: ritratti commoventi e coinvolgenti di persone autentiche, maestre di saper fare ma anche di vita, che ci raccontano così intensamente l’orgoglio del proprio lavoro, la passione che anima le loro vite, la capacità di resistenza, l’inimitabile felicità del fare.
Da questo esempio, da questa lezione vogliamo e dobbiamo ripartire.
Nel cuore di Firenze si trova un piccolo scrigno dei tesori: è la bottega del maestro orafo Paolo Penko, che insieme ai figli Riccardo e Alessandro crea gioielli unici realizzati rigorosamente a mano. Il maestro trae la sua ispirazione dall’immenso patrimonio artistico e culturale della città rinascimentale. Grazie a una profonda conoscenza delle antiche tradizioni e al suo savoir faire ha sviluppato una sua peculiare tecnica, chiamata “penkato”.
In apertura: Saskia Wittmer, tedesca di nascita, ma italiana d’adozione, lavora da più di 15 anni nel suo laboratorio nel cuore di Firenze, dove realizza scarpe su misura, ben note agli appassionati del fatto a mano. Lo stile della Wittmer è molto classico, pur avendo un approccio personale, originale e femminile nella realizzazione di un prodotto di eccellenza per un pubblico maschile.
A cura di Fondazione Cologni Mestieri d’Arte.