Un ospedale a dir poco singolare, dove si curano bambole, peluche, cavallucci a dondolo e tanti altri giocattoli che sono spesso ricordi preziosi: nella iconica Spaccanapoli – precisamente nelle ex scuderie di Palazzo Marigliano a Napoli – l’Ospedale delle Bambole conserva una storia che attraversa quattro generazioni di artigiani. Qui, alla fine dell’Ottocento Luigi Grassi – o’ dottor’, come veniva chiamato per il suo camice bianco – riparava scenografie per il teatro dei pupi, finché le mamme del quartiere cominciarono a portargli delle bambole per restaurarle. Oggi questo bambolatorio, diventato una vera e propria clinica delle bambole, è diretto da Tiziana Grassi, primo ‘primario’ donna della famiglia, artefice di un curioso museo, con tanto di accettazione, dimissione, corsie e sala operatoria, proprio come in un vero ospedale.
Ingresso e triage dell’Ospedale delle Bambole: l’indirizzo, meta di curiosi e collezionisti, è in via San Biagio dei Librai 39, Napoli. Courtesy Archivio Ospedale delle Bambole
«Io rappresento la quarta generazione. Prima di me c’è stato il mio bisnonno, poi mio nonno e dopo di lui mio padre. Ognuno di loro ha portato innovazione e cambiamento al nostro laboratorio di restauro. Io l’ho trasformato in museo e i miei figli probabilmente lo faranno evolvere in qualcos’altro ancora. L’ho fatto per la nostra storia, per l’amore dei giocattoli e dei bambini, affinché possano capire quanto è importante conservare per sempre un oggetto amato», racconta Tiziana Grassi. «Sto ampliando gli spazi anche per i miei figli così che loro possano renderlo ciò che vogliono. Stiamo lavorando affinché l’Ospedale delle Bambole diventi un marchio e si possa espandere in altri settori e, perché no, approdare anche all’estero. I miei figli, Michele, Luca e Leonardo, quinta generazione, non sono e probabilmente non saranno restauratori ma lavorano con me e stanno investendo il loro tempo, i loro studi e le loro competenze per realizzare un sogno che ora è anche loro».
Tiziana Grassi restaura i sogni: la sua bottega fa tornare bambini tutti quelli che vi entrano. Courtesy Archivio Ospedale delle Bambole
Pezzo per pezzo, cucitura dopo cucitura, certosine tecniche di restauro restituiscono alle bambole l’antico splendore. Si recuperano porcellana, legno, cartapesta, plastica, latta; e acconciature, parrucche sintetiche e vestitini di una volta affinché non si perda neanche la storia del costume, come le riproduzioni dei tessuti e merletti dall’Ottocento ai giorni nostri. E nel reparto trapianti l’Ospedale ha negli anni raccolto braccia, gambe e occhietti per curare tutte le bambole che qui malconce approdano.
L’Ospedale delle Bambole fa parte delle cinquanta botteghe campane d’eccellenza inserite nella craft shopping guide Napoli su misura, progetto editoriale di Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte con la casa editrice toscana GruppoEditoriale. ©Dario Garofalo per Napoli su misura
Un posto magico, un luogo in cui le clienti di oggi sono a volte le bambine di un tempo che oggi portano qui la propria prole. «Un sacco di nonne e mamme portano i loro nipoti e figli da noi; spessissimo mi capita di ascoltare racconti su mio padre e di queste bambine, ora cresciute, che con il naso schiacciato sulla vetrina aspettavano che la propria bambola fosse riparata. A volte mi capita di spogliare qualche bambolotto e di scoprire che è già stato da noi – mio padre usava firmare i corpicini delle bambole – e quando accade mi commuovo sempre. Mi fermo a riflettere e capisco che quello è un giocattolo davvero tanto amato», afferma l’abile artigiana napoletana, che conserva un sacco di felici aneddoti legati al restauro dei giocattoli.
«Una volta venne un vecchietto, ci portò una bambolina degli anni ’50, un po’ malridotta dal tempo, non ci raccontò nulla al riguardo, accettò il preventivo senza batter ciglio e ci chiese la massima cura. Quando arrivò sul bancone operatorio la aprimmo e trovammo una lettera chiusa al suo interno. Non la leggemmo. Quando il signore tornò a ritirare la bambola si commosse e io gli dissi di quello che avevamo trovato e gli consegnammo la lettera. Lui in silenzio la aprì e la lesse. Scoppiò a piangere come un bambino. Dopo un bicchiere d’acqua cominciò a raccontarci che la bambola l’aveva regalata a sua moglie, da poco deceduta, quando erano solo ragazzini. Lui la fece arrabbiare e le nascose una lettera di scuse dentro la bambola, fu perdonato e per tutta la vita ha creduto che fu grazie a quella lettera. Con noi scoprì che sua moglie quella lettera non l’aveva mai aperta e che lo aveva perdonato comunque. È stata una delle dimissioni più commoventi di tutte e portiamo la sua storia nel cuore».
Una diagnosi dall’archivio: ogni bambola riceve un ‘referto medico’ che servirà poi per procedere con la ‘cura’, ossia il restauro per riportarla allo splendore iniziale. Courtesy Archivio Ospedale delle Bambole
La passione, la competenza e l’amore di Tiziana Grassi per la sua arte ‘rara e preziosa’ l’hanno portata a ricevere tanti riconoscimenti nel tempo, non ultimo il titolo di MAM-Maestro d’Arte e Mestiere della Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte nel settembre 2024 a Venezia: «È stato un onore ricevere un riconoscimento di tale prestigio e mi sono molto emozionata. Il restauro di “oggetti d’amore”, come mi piace chiamarli, stava perdendosi e io sono riuscita, con non poca fatica, a farlo rinascere. Ho tenuto vivo un tipo di artigianato che stava morendo con mio padre. Essere stata premiata è per me il riconoscimento di tutti gli sforzi che ho fatto», racconta.
Meccanica oculistica: l’Ospedale si divide in “corsie del cuore”. Solo nello scorso anno Tiziana Guida e il suo braccio destro Alessandra Colonna hanno riparato 350 oggetti d’amore per grandi e piccini. Courtesy Archivio Ospedale delle Bambole
L’amore per il bello e per l’artigianato di qualità sono peculiarità del capoluogo partenopeo: «Il mio rapporto col territorio è un po’ d’amore e d’odio. Napoli è l’unica città in cui questo lavoro può ancora funzionare e questa storia può essere raccontata. Questa città, per me, è una quinta molto importante; nel quartiere purtroppo siamo rimasti in pochi a raccontare e fare qualcosa di autentico e originale. Purtroppo, oggi si insegue la moda e l’omologazione: ho visto importanti artigiani piegarsi al turismo di massa e mercificarsi, molti chiudere e lasciar posto ai fast food. È davvero un peccato per il nostro centro storico, da sempre baluardo di tradizione artigiana», spiega.
Tiziana Grassi, classe 1967, ha ricevuto il titolo di MAM-Maestro d’Arte e Mestiere durante la kermesse veneziana “Homo Faber 2024: The Journey of Life”. ©Simone Padovani per Fondazione Cologni
«Per quanto riguarda la mia clientela, ricevo pazienti da tutta Europa, ultimamente molto da Israele, Danimarca, Francia. Dal Nord Italia la maggior parte. Le bambole napoletane sono una piccola percentuale. Dal resto del mondo c’è una fetta di clienti ma che difficilmente ci spedisce un oggetto, capita di più che vengano un mese per le vacanze in costiera o sulle isole e quando atterrano a Napoli ci portino i bambolotti che devono essere pronti per il loro rientro. Quest’anno ci sono capitati pazienti da Boston, Chicago, New York e dal Canada, anche un paio di orsi messicani».
Ritrovare nei propri oggetti lo splendore perduto? Si, nelle corsie del cuore dell’Ospedale delle Bambole. Parola del ‘primario’ Tiziana Grassi e del ‘direttore sanitario’ Alessandra Colonna!