Il compositore francese Hector Berlioz nel suo trattato d’orchestra scriveva: «Il suono del mandolino ha qualcosa di piccante, spiritoso e originale, insostituibile con altri strumenti, come la chitarra e il violino».
E questo tipo di suono, molto caro alla tradizione napoletana, è ben noto, e anche familiare, al Maestro artigiano Raffaele Calace jr, classe 1948, bisnipote di quel Nicola Calace che fu il primo della leggendaria dinastia di liutai che dal 1825 ha prodotto i più famosi e apprezzati mandolini.
Raffaele Calace jr nell’atto di registrare uno dei suoi tanto riconosciuti strumenti: è questa l’azione che il Maestro artigiano definisce come “il momento magico”, ovvero l’attimo in cui per la prima volta pizzica la corda di un suo strumento. “Ti ho costruito con amore, ma ora tu devi fare la tua parte e le tue note devono portare vibranti messaggi verso chi ascolta, descrivendo paesaggi e situazioni, comunicando amore, gioia e dolore”, sembra dire Raffaele Calace rivolgendosi al suo mandolino.
La tradizione italiana distingue le tipologie di mandolino a seconda di tre differenti distretti geografici: napoletano, lombardo e romano. Proprio in relazione a quello legato al territorio partenopeo, la Liuteria Calace ha riscosso, e continua a farlo ai giorni nostri, con la musica prodotta dai propri strumenti, i consensi di un pubblico eterogeneo e vasto. Nel palazzo Sansevero, in piazza San Domenico Maggiore, nascono i mandolini più apprezzati di Napoli, autentico esempio di volontà imprenditoriale da sempre attenta al savoir-faire artigiano e alla qualità dei materiali.
I mandolini Calace sono riconosciuti a livello internazionale come strumenti di alta qualità. Qui, il modello Classico A da concerto con battipenna finemente decorato con madreperla. Questo mandolino è il più usato e apprezzato da tutti i concertisti del settore.
«Acero e palissandro per la cassa: tagliati in doghe sottilissime, vengono messi insieme su una sagoma e fissati con colla a caldo e striscioline di carta paglia. Abete a venatura stretta per la tavola armonica: più vene ci sono, più ricco è il suono. Ebano per la tastiera: resiste all’umidità e sopporta bene il sudore dei polpastrelli. La madreperla che si usa per fabbricare il ponticello, la meccanica e le decorazioni arriva direttamente dall’Australia. Il plettro? In plastica. Scelta obbligata perché quello da manuale, in tartaruga marina, farebbe danno a una specie protetta», si legge nel catalogo storico di questa stimata e ininterrotta attività, che quest’anno compie 196 primavere in musica.
Il modello Classico A da concerto nella variante tradizionale in acero. Prodotto esclusivamente a mano, seguendo le antiche tradizioni liutarie: questo e altri mandolini a firma Calace sono esportati in tutto il mondo, e in particolare in Giappone e in Corea del Sud.
Raffaele Calace jr è MAM-Maestro d’Arte e Mestiere, insignito del Premio di Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte nel 2016: appassionato di acustica e ottimo sperimentatore, continua la tradizione di famiglia e ha il merito di aver apportato agli strumenti Calace importanti migliorie, come una nuova divisione per la tastiera del mandolino da concerto di grande precisione con i tasti di acciaio inox, per concertista, di lunghissima durata. I suoi mandolini sono apprezzati e richiestissimi soprattutto in Giappone e in Germania.
Dettaglio della paletta del mandolino Classico A in palissandro. Dal 1825 la famiglia Calace produce in maniera artigianale mandolini napoletani e altri strumenti a plettro come mandole, mandoloncelli, mandoloni, liutai cantabili e chitarre.
«L’attimo in cui per la prima volta pizzico la corda di un mio strumento è un momento magico in cui avviene una metamorfosi: quell’insieme di fascette e traversine lignee finemente sagomate, curvate e incollate prende vita vibrando ed emettendo le sue prime note con una timbrica che è sempre unica per ogni strumento. È quasi come se su quell’abile manufatto ligneo scendesse un’anima che gli dà improvvisamente vita e la capacità di esprimere i sentimenti di chi sta pizzicando quelle corde. E più volte ho pensato che in quel momento il liutaio stringe un patto con lo strumento appena creato», spiega il Maestro. «Per fare l’artigiano è necessario studiare. Bisogna andare a scuola finché è possibile, costruirsi una solida cultura di base. Le mani e il cervello devono lavorare insieme».
Ancora una volta il modello Classico A in palissandro: la grande espressività del mandolino lo ha fatto diventare uno strumento quasi “obbligatorio” nella canzone napoletana, nonostante sia da sempre apprezzato anche dalla élité dei compositori classici.
I mandolini sono un’icona: mezzo popolare legato a serenate, ballate e canzoni napoletane ma anche strumenti colti inclusi nelle composizioni di autori illustri, regalano da sempre particolari e affascinanti sonorità. E i Calace ne sono magistrali costruttori.
Oggi è la figlia Annamaria, esperta nell’arte del traforo che applica sul legno degli strumenti, e sesta generazione della Liuteria Calace, ad affiancare il padre Raffaele nel portare avanti questa così longeva e straordinaria tradizione di famiglia.