Quando si parla di grandi maestri artigiani, spesso la nostra mente visualizza l’immagine di un uomo, magari non più giovane, preferibilmente barbuto e baffuto. In questo caso presentiamo una grande maestra della tessitura, che ha davvero poco a che spartire con l’immagine stereotipata dell’artigiano-tipo. Marta Cucchia è una giovane donna vestita con stile, con una certa aria da harleysta e trucco smoky. Una tessitrice moderna, nel vero senso della parola.
Non solo per l’aspetto o la facilità nell’uso dei media, che sicuramente non era prerogativa delle sue ave, ma per l’apertura mentale, la curiosità che la spinge alla ricerca della novità, con l’intelligenza di chi ha studiato la materia a fondo e ne conosce la storia, per utilizzare il meglio di ciò che si è fatto, per creare qualcosa di sempre diverso, con gusto e sensibilità.
L’eclettica artigiana, che dopo gli studi di architettura d’interni a Milano è ritornata nella città di origine, posa davanti a uno degli storici telai. Tra gli altri, ben sette del 1836 sono telai ancora oggi perfettamente funzionanti. Credit: © Chiara Giovagnotti
Protagoniste dello scatto sono le “navette”, elementi d’ausilio alla tessitura, solitamente realizzate in legno di faggio, che contengono il filato per tessere. Entrando nel passo aperto tra i fili dell’ordito permettono di inserire il filo di trama e costruire un tessuto. Credit: © Atelier Giuditta Brozzetti
Marta Cucchia è erede di una tradizione famigliare che conta con lei quattro generazioni.
La sua bisnonna, Giuditta Brozzetti, inaugura l’attività di famiglia e dà il nome all’atelier. Vera donna imprenditrice, fonda il laboratorio di tessuti artistici di alta qualità nel 1921, dopo aver raccolto per anni testimonianza delle antiche tecniche di creazione della biancheria per la casa nelle campagne perugine, durante la prima guerra mondiale. I disegni riprodotti nell’ordito delle sue tovaglie e salviette sono ispirati a quelli contadini, e affidati all’artista Bruno da Osimo per un perfezionamento stilistico prima della messa in produzione.
Dopo di lei la figlia Eleonora, grande amante della moda, lancia una collezione d’abiti di successo, negli anni Cinquanta. È poi la volta della mamma di Marta, grande appassionata di storia, che compie una puntuale ricerca dei tessuti perugini dal medioevo ad oggi, riscoprendoli “citati” in molti dipinti. Marta intanto studia a Milano architettura d’interni e immagina per sé una carriera completamente diversa. Complice un’estate in cui, per aiutare la madre, si avvicina al telaio, ed ecco che bastano poche lezioni di una tessitrice esperta perché lei, architetto con i capelli cortissimi e la passione per gli outfit total black, si innamori perdutamente e irrimediabilmente della tessitura. Dopo tante donne imprenditrici, è la prima a sedersi di fronte al telaio e applicarsi metodicamente alla sua pratica. Sente immediatamente una naturalezza nei gesti, quasi una memoria sopita.
È il 1993 quando decide di rilevare l’attività di famiglia. Dopo quattro anni riesce a spostare il laboratorio in una location davvero unica nel suo genere: la meravigliosa Chiesa di San Francesco alle Donne, antico monastero di Monache benedettine, costruito nel 1212. Grandi navate di pietra fanno così da sfondo a sette suggestivi telai del 1836 perfettamente funzionanti, insieme ad altri ancor più antichi.

Uno degli ultimi atelier in Italia a realizzare tessuti a mano su telai Jacquard, il laboratorio “Giuditta Brozzetti” è diventato nel 2004 Museo-laboratorio all’interno del Sistema museale dell’Umbria.
I visitatori possono così passeggiare in questo luogo magico, osservare le rifiniture delle frange fatte a mano, nodino per nodino, o ammirare il telaio ottocentesco “brevetto Vincenzi”, una delle prime macchine a “leggere” schede forate, con sistema binario, capace di muovere di conseguenza i fili dell’ordito nella giusta posizione per creare il disegno voluto.
Tecniche millenarie e antiche fasi produttive vengono ancora oggi utilizzate per creare, esclusivamente a mano, tessuti d’ispirazione storica incredibilmente attuali. Il gesto della mano, creatrice di meraviglie, veicola un saper fare legato alla tradizione e al territorio. La trasmissione del know how è un tratto distintivo di Marta Cucchia: nel laboratorio si organizzano visite guidate con dimostrazione pratica al telaio e corsi settimanali o giornalieri di tessitura e di ricamo. Credit: © Atelier Giuditta Brozzetti
Nascono da questi antichi strumenti cuscini, tende, centrotavola, runner, con i motivi classici della tradizione umbra, come “grifo”, “tralci d’uva”, “melograno”, “leoni rampanti”, “settesoli”, o con motivi di ispirazione etrusca. Non manca la famosa “tovaglia perugina”, con grifo e fontana maggiore, in auge sin dal XIII secolo e dipinta da molti grandi artisti, da Lorenzetti a Giotto, dal Ghirlandaio a Leonardo.
Con un restauro coraggioso Marta Cucchia è riuscita anche a recuperare un telaio del XVII secolo con cui riportare in vita la tessitura detta “Fiamma di Perugia”.
I suoi materiali sono sempre ricercati: cotoni naturali, lino, seta o misto cachemire, con fronte decorato e retro liscio, tessuto laminato d’oro o argento. Esperta artigiana qual è, ama giocare con i motivi e i colori, realizzando una linea eclettica che mischia con grande gusto decori Duecenteschi, Trecenteschi e Seicenteschi.
Nella produzione dell’Atelier si annoverano cuscini, tende e runner. Questi ultimi (un esemplare in foto) possono essere realizzati in cotone, lino, laminato oro/argento, seta o misto cachemire. I disegni e le combinazioni cromatiche sono innumerevoli. Non esistono misure standard, per ogni esigenza le abili mani di Marta Cucchia realizzano pezzi su misura. Tutti i prodotti sono realizzati e confezionati a mano su telai settecenteschi e ottocenteschi in uno degli ultimi atelier di tessitura manuale d’Italia. Ogni oggetto è unico e originale, testimone della illustre tradizione tessile del territorio umbro. Tra i decori della tradizione più amati da Marta Cucchia ci sono il grifo e il leone. Credit: © Atelier Giuditta Brozzetti
Stimolata dalle sfide, nel 2017 Marta Cucchia ha partecipato con grande curiosità, in coppia con il designer Federico Pepe, al progetto Doppia Firma promosso da Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, Living e Michelangelo Foundation.
Per realizzare il paravento disegnato per lei, ha bucato a mano, con infinita pazienza, centinaia e centinaia di cartoncini da montare sul telaio Vincenzi. La sua passione la guida ogni giorno, e la sprona a diffondere la cultura della tessitura a telaio. Lavorando immersa in un ambiente pregno di bellezza, crea cose mirabili, e cerca, con i suoi corsi di tessitura (in italiano e in inglese) di trasmettere la stessa passione anche in chi sta attorno a lei, perché quest’arte non conosca oblio.

In apertura: Credit © Chiara Giovagnotti
A cura di Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte