Sergio Boldrin è uno dei pochi maestri a portare avanti con autenticità e fedeltà alla tradizione l’arte antica e affascinante delle maschere veneziane artigianali.

Maschere veneziane artigianali: tutta l’eccellenza e il fascino della cartapesta lavorata
Sergio Boldrin, con il fratello Massimo, gestisce dal 1984 La Bottega dei Mascareri, con due suggestive sedi in Venezia: un minuscolo negozio, scrigno di meraviglie ai piedi del Ponte di Rialto e una bottega-atelier nella zona di San Polo, vicino alla Chiesa dei Frari, luogo storicamente ricco di botteghe, le cui vie ricordano la straordinaria vocazione artigiana della città lagunare.
La bottega dei fratelli Boldrin è divenuta celebre soprattutto per le prestigiose collaborazioni con il teatro e con il cinema: in particolare per le maschere di Venezia realizzate su richiesta del grande Stanley Kubrick per l’ultimo capolavoro da lui diretto, “Eyes wide shut”, nel 1999.
Il Maestro Sergio Boldrin ha esposto in molte importanti occasioni le sue fantastiche creazioni in Italia e all’estero, da Londra a Parigi, da New York a Los Angeles. Tra le numerose esposizioni l’evento collaterale “Over play” della 55° Biennale di Venezia e la mostra personale presso Villa Pisani a Strà (Venezia).

Con l’aiuto di un piccolo team di talentuosi collaboratori il Maestro crea bellissime maschere veneziane interamente artigianali, lavorate in cartapesta, ricavate da calchi in gesso e dipinte e decorate a mano, secondo la storica tradizione artistica già attestata nel XV secolo.
Nel triste panorama delle miriadi di negozi che a Venezia oggi propongono all’ignaro e incolto turista a caccia di souvenir prodotti di bassissimo livello, fatti ovunque (dall’India alla Cina) tranne che a Venezia, senza alcun contenuto di vera artigianalità, questo atelier risplende come una vera gemma, nel segno dell’eccellenza e della più pura tradizione delle maschere di carnevale veneziane.
A Rialto e in Calle dei Saoneri ci si emoziona ammirando le forme più svariate di giullari e folletti, tutti i personaggi della Commedia dell’Arte (Pantalone, Zanni, Arlecchino…), le classiche, elegantissime Bauta e Moretta del Settecento veneziano.
Ma, nell’inesauribile repertorio di Sergio Boldrin, si annoverano anche le spettacolari maschere artigianali a forma di luna e sole, lavorate in foglia d’oro, i variopinti Bacchi ridanciani, i volti alla maniera dell’Arcimboldi.
I suoi lavori sono stati usati per il California Shakespeare Festival, per il Carnevale di Venezia, per servizi di moda. Presenti in varie raccolte italiane ed estere, molto apprezzate dai collezionisti per la fattura interamente manuale e la speciale creatività fantastica, venata di ironia, gusto ludico, talvolta malinconia, come è nella natura stessa della maschera, sempre sospesa tra sogno e realtà, tra gioia e mistero. La Bottega dei Mascareri è apparsa con recensioni importanti su molte guide e magazine, tra cui La Repubblica e il New York Times.
“Medico dell’aria” è l’opera realizzata per la terza edizione di Doppia Firma (2018), un progetto di Fondazione Cologni e Living Corriere della Sera, sostenuto da Michelangelo Foundation, che vede la stretta collaborazione tra artigiano e designer con il preciso intento di creare un fertile dialogo tra manualità e creatività.
Artista poliedrico e generosissimo, Sergio Boldrin partecipa sempre con piacere a nuove sfide creative.
Nel 2018 ha preso parte durante il Salone del Mobile di Milano al progetto Doppia Firma, su invito di Fondazione Cologni e Living Corriere della Sera, in coppia con il designer francese Philippe Tabet. Il Maestro ha accolto la sfida di realizzare su progetto di questo giovane creativo un’avveniristica collezione di maschere molto contemporanee, dal titolo “Medico dell’aria”, basate sul tema attualissimo dell’inquinamento. Ne è nata una serie di creazioni di forte impatto visivo ed emozionale, nei colori del bianco, rosso e nero, a metà tra la maschera decorativa e maschera anti-smog. Un risultato imprevedibilmente affascinante, raggiunto grazie a una collaborazione molto riuscita, in cui il Maestro ha saputo mettere la sua manualità esperta al servizio di un progetto fuori dai canoni della tradizione, con grande apertura mentale e disponibilità.

Sergio Boldrin ci racconta come la sua carriera artistica sia iniziata quasi per caso e per gioco, sulla scia dell’amore per l’arte e in particolare per la pittura, la sua grande passione fin da giovanissimo.
Un giorno, nel campo vicino a casa sua (sembra davvero una fiaba oppure un film), si fermò la nota compagnia teatrale L’Avogaria, che metteva in scena la Commedia dell’Arte. A colpirlo, facendo scoccare la scintilla, fu la vista delle semplici maschere tipiche veneziane in cartapesta indossate dagli attori: “Questo ricordo è rimasto nel magazzino della mia memoria, fino quando non decisi che la mia strada sarebbe stata quella di mascheraio, in dialetto mascarer”. Una fascinazione irresistibile, divenuta poi un mestiere d’arte, la sua vita.
Naturalmente, ricorda il Maestro, anche il Carnevale veneziano, con la sua atmosfera, la sua ricchezza di forme, colori, suoni, energia, è stato un elemento fondamentale nel sorgere della sua passione per l’arte dal fascino sottile del mascheramento…

Il Maestro Sergio Boldrin è molto incline alla ricerca e all’innovazione, pur in un campo così tradizionale e conservatore come quello della maschera di Venezia.
La sua voglia di imparare e mettersi alla prova lo hanno portato nel tempo, raggiunta la padronanza assoluta dei generi tradizionali, a sperimentare forme nuove, stravaganti, inedite, attingendo alla realtà del tempo e alla storia dell’arte, suo antico amore, con personalissime rielaborazioni di personaggi e figure tratti dall’opera di grandi artisti.
Realizzare le maschere veneziane artigianali non comporta solo grande creatività, ma anche tanta tecnica e talento manuale. Il Maestro ci racconta che si inizia sempre da un’idea, una suggestione che viene tradotta in bozzetto, vero punto di partenza nella realizzazione di un’opera.

La produzione ha diverse fasi, nella prima bisogna modellare la creta: in questo passaggio, che prende il nome di “positivo, l’idea iniziale trova una propria dimensione nella scultura. In un secondo momento si prepara la gettata con il gesso, che viene adagiato con molta attenzione sulla creta: dopo circa 30 minuti il gesso si è solidificato, e capovolgendolo potremo togliere la creta, ottenendo il “negativo”, che va pulito a fondo.
È poi il momento della cartapesta: dopo aver steso della vasellina o dell’olio, si iniziano a stendere i pezzi di carta bagnati con della colla da parati o vinilica all’interno del “negativo”, realizzando solitamente due o tre strati. Infine, dopo che la carta sarà essiccata, la si potrà estrarre: ed ecco comparire la maschera, pronta per essere tagliata nei contorni e successivamente dipinta ad arte!
Il tempo non è quantificabile, molto dipende dalle dimensioni, dai tempi di progettazione, dalla maestria manuale più o meno raffinata. Sono i tempi lenti e amorevoli del lavoro artigiano fatto a regola d’arte, con cura e passione… un savoir faire impagabile, ormai nelle mani di pochi grandi artisti, che non si rassegnano al dilagante scadimento della bellezza e dell’unicità e lottano ogni giorno con passione per tenere alta la bandiera dell’eccellenza italiana e dei suoi mestieri tradizionali.

In Apertura: Philippe Tabet and Sergio Boldrin of Bottega dei Mascareri 1 – © Laila Pozzo per Doppia Firma
A cura di Fondazione Cologni dei Mestieri d'Arte