Una lunga tradizione vuole che l’antica arte del merletto a fuselli sia stata introdotta nella città di Cantù dalle monache benedettine di Cluny nel XVII secolo. Diffusosi nei decenni successivi grazie alle preziose lavorazioni di alta qualità prima nel campo dei paramenti sacri e, successivamente, nelle vesti delle nobildonne più raffinate, il pizzo di Cantù è giunto, con espressioni sublimi d’alto artigianato, fino ai giorni nostri. Una tradizione secolare, tramandata perlopiù oralmente, e molto radicata nella cultura del territorio.
Rita Bargna, classe 1942, è Maestra merlettaia esperta della tecnica a fuselli. Grazie alla sua esperienza e competenza, ha rappresentato l’Italia nei congressi dell’OIDFA (Organisation Internationale de la Dentelle au Fuseau et à l’Aiguille) a Nottingham, Lund, Praga e Atene, con rassegne di pezzi personali contrassegnati dalla ricerca di nuove soluzioni stilistiche e formali.
Credit Giuseppe Moscatelli
Ne è espressione straordinaria la Maestra Rita Bargna, la cui storia e passione per il merletto canturino risale a oltre settanta anni fa, quando, una volta appresa l’arte da sua madre Anna Giuseppina Parolo, decide di dedicarvisi da autodidatta. Come lei stessa racconta in questo curioso aneddoto dal sapore di autentica felicità, ha iniziato a “lavorare” da piccolissima: a soli cinque anni, infatti, familiarizza con il tombolo, intrecciando a caso i fili, divertendosi a emulare la madre. Apprende le basi, senza frequentare alcuna scuola, e dà sfogo alla sua creatività, con risultati via via più sorprendenti negli anni.
Appartenente a una serie tutta dedicata alle stagioni, questo delicato merletto rappresenta l’Estate: di tradizione canturina, è eseguito dalle esperte mani di Rita Bargna nel periodo 2007-2008 con filo di cotone bianco.
Courtesy archivio Rita Bargna
«L’esecuzione base è il “punto tela”, punto conosciuto universalmente. Per avere una esecuzione magistrale la merlettaia deve soprattutto “interpretare” il disegno: anziché un punto, dove necessario, magari i punti devono essere due o più, l’importante è lavorare in linea retta, più si lavora in parallelo più il punto tela può rasentare la perfezione», ci spiega. Attenta custode della tradizione, i suoi merletti di impostazione canturina possono non sembrare lavori della tradizione lombarda: il segreto è fare tanta ricerca, soprattutto nei disegni preparatori, innovativi, che realizza insieme a due storiche collaboratrici.
Riproduzione in merletto di Cantù del Coprievangeliario di Ariberto da Intimiano (Arcivescovo di Milano, XI secolo). L’originale in argento fa parte del Tesoro del Duomo di Milano. Nella produzione dell’abile artigiana ricorre spesso il tema sacro.
Courtesy archivio Rita Bargna
Dedizione, passione e talento nel merletto a fuselli: la sua produzione annovera negli anni oltre trecento pezzi unici di merletto e, dal 1975, viaggiando in lungo e in largo per il continente, la Maestra raccoglie più di tremila esemplari di ricami di alta qualità – alcuni molto antichi – dando vita così alla più grande collezione privata in Europa: veli neri e bianchi, bordi, vesti e arredi sacri, tovaglie, fazzoletti e lenzuola, dal Seicento ai giorni nostri, senza confini di scuole e di Paesi. Accanto all’attività di collezionista, Rita Bargna coltiva l’insegnamento del merletto, dirigendo alcune scuole per la trasmissione di questa nobile arte. Nel 1999 ha fondato l’Associazione Merletti d’Arte di Cantù, con la quale ha organizzato mostre e realizzato una decina di pubblicazioni, oltre ad aver svolto un’intensa attività di docenza, per oltre quindici anni.
Da sinistra, la presidentessa della giuria di European Heritage Awards/Europa Nostra Awards Maria Cristina Vannini, il sindaco di Capiago Intiamiano e la Maestra d’arte Rita Bargna, nella sala consiliare della sua cittadina, prima dell’inaugurazione della mostra “Antiche e Amate Trine”, presso il Castello di Ariberto a Capiago Intiamano, dove sono esposti merletti antichi e contemporanei dalla collezione personale dell’artista.
Credit Giuseppe Moscatelli
«ll merletto di Cantù viene eseguito intrecciando fili di cotone, lino o seta, che sono avvolti su fuselli. L’intreccio viene lavorato seguendo un disegno fissato sul tombolo con degli spilli. Muovendo i fuselli in diversi modi si creano molteplici punti. Alla Scuola d’Arte di Cantù, istituita nel 1882, hanno catalogato più di 150 punti. Dal 1940 i più utilizzati sono “Mochetta”, “Mimosa”, “Venezia”, “Rosaline” e i punti di fondo», ci racconta.
Da cultrice della materia avverte: «I merletti di fattura artistica non devono essere lavati: il merletto d’uso quotidiano (come le tovaglie) si lava, ma il merletto antico, quello d’artigianato artistico, bisogna lasciarlo così com’è, perché il lavaggio muove i fili e di conseguenza cambia l’espressione del merletto!»: una raccomandazione davvero preziosa!!!
Due tra i prestigiosi riconoscimenti ricevuti da Rita Bargna: a sinistra, il Premio Europeo per il Patrimonio Culturale/Europa Nostra Awards, assegnato a coloro lavorano per proteggere, valorizzare e trasmettere la preziosa eredità dell’Europa alle generazioni future; a destra, la fusione in bronzo realizzata dalla Scuola dell’Arte della Medaglia dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, unica scuola d’arte al mondo interna a una Zecca di Stato, per il premio biennale MAM-Maestro d’Arte e Mestiere.
Credit Giuseppe Moscatelli
Nel 2005 a Rita Bargna viene consegnata la medaglia d’oro alla Biennale del Merletto di Cantù per l’impegno dedicato alla diffusione dell’arte. E i riconoscimenti proseguono ai giorni nostri: nell’ottobre 2020 riceve il MAM-Maestro d’Arte e Mestiere di Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte e ALMA, e nel maggio 2021 è tra i vincitori dei Premi Europei per il Patrimonio Culturale/Europa Nostra Awards, un’occasione per riflettere sull’importanza dei mestieri d’arte e sulla necessità di non farli scomparire. Il Premio le è stato consegnato questo 17 Ottobre 2021 presso la Sala Consiliare del Comune di Capiago Intimiano, dove risiede.
Una signora dalle mani d’oro, esperta artigiana e impegnata anche nella valorizzazione di quest’arte ardua e raffinatissima: dal 2014, con la compianta presidentessa dell’Associazione Bolsena Ricama Maria Vittoria Ovidi Pazzaglia, ha gettato le basi per ottenere il riconoscimento del merletto come bene immateriale Unesco.
La passione per il collezionismo di pizzi e merletti nasce in Rita Bargna agli inizi degli anni ‘70, quando intraprende la sua ricerca girando per i mercatini e gli antiquari dello Stivale, cercando in particolare veli neri in seta (come l’esemplare in foto). La sua collezione ha nel tempo seguito il filone delle scuole artistiche, privilegiando quelle più rare e tecnicamente più complesse sparse fra Belgio, Francia, Malta, Russia, Spagna e la nostra Italia.
Courtesy archivio Rita Bargna
Proprio in questi giorni, fino al 31 ottobre, è possibile ammirare alcuni dei più preziosi pezzi della collezione della Maestra merlettaia presso il Castello di Ariberto, a Capiago Intimiano (Como), suo luogo del cuore, che ospita la mostra Antiche e Amate Trine, Merletti antichi e contemporanei dalla Collezione di Rita Bargna: 150 veli dal ‘700 al ‘900 provenienti da Italia, Francia, Belgio e Malta, e merletti a fuselli contemporanei da lei realizzati a regola d’arte. Trame preziose così come le mani di chi intreccia i fili con amore da una vita!