Trapani è da sempre conosciuta come la città dei due ori del mar Mediterraneo: il sale, l’oro bianco e il corallo, l’oro rosso. Proprio quest’ultimo, nel centro storico della città sicula, viene sapientemente lavorato e trasformato in monili preziosi da Platimiro Fiorenza, l’ultimo “mastru curaddaru” della scuola trapanese.

Il Maestro del corallo Platimiro Fiorenza con la figlia Rosadea, suo braccio destro all’interno della gioielleria Rosso Corallo, gestita dalla famiglia Fiorenza fin dal 1921. Situato nel centro storico di Trapani, l’atelier è punto di riferimento per estimatori e appassionati d’alta gioielleria e oreficeria sacra. Foto di Cristina Dione
Classe 1944, figlio di un artigiano orafo corallaio, a soli sette anni il Maestro Fiorenza comincia a lavorare l’oro, l’argento e il corallo nella bottega paterna. La sua formazione è costellata da importanti punti di riferimento, primo tra tutti il padre Pasquale Fiorenza; nella scultura Domenico Li Muli e nell’oreficeria “futurista” il grande Giò Pomodoro. Ma è la sua innata curiosità e volontà di apprendere che ha reso il Maestro Fiorenza uno dei massimi esponenti dell’arte del corallo dei nostri tempi.

Scrigno in argento, corallo e smalti. Il prezioso portagioie, pezzo unico come moltissime tra le creazioni Rosso Corallo, coniuga perfettamente tradizione e innovazione nella sapiente lavorazione dell’“oro rosso”. Foto di Stanislao Savalli
Nella sua bottega, ancora oggi, prosegue una tradizione nata nell’anno Mille e diventata vera arte nel Cinquecento. Da allora Trapani e il corallium rubrum formano un binomio indissolubile: per secoli tutte le corti d’Europa e le chiese d’Italia hanno richiesto oggetti agli artisti trapanesi, affascinati dalla magia scaturita dal colore scarlatto del corallo così simile al sangue di Gesù.
Che si tratti di adoperare con sapienza le più moderne punte diamantate o gli storici bulini (dove bisognava saper far da sé anche le punte) provenienti dall’atelier paterno, usati soprattutto per le rifiniture per mezzo della tecnica dell’incisione all’acquaforte, le mani sapienti di Platimiro Fiorenza sono gli strumenti privilegiati per creare capolavori interamente fatti a mano. “U mastru fa i ferri e i ferri fannu u mastru”, afferma un calzante detto siciliano!

Pettine in oro e corallo mediterraneo in stile floreale del 2004. Il Maestro Fiorenza ha sempre giocato sulla vanità femminile, creando oggetti in corallo capaci di colpire il gusto delle sue ricercate clienti. Foto di Nicola Bulgarella
Non solo orafo, ma anche incisore e cesellatore, Platimiro Fiorenza è abile restauratore di gioielli e oggetti d’arte in corallo, eseguendo lavori per famosi antiquari di Palermo, Roma, Firenze, Londra e New York.
“I gioielli e i manufatti da lui creati” – scrive la figlia Rosadea, suo braccio destro nella gioielleria di famiglia Rosso Corallo e curatrice di alcune mostre dedicate al padre (Tra sogno e materia, 2012) – “sono unici e irripetibili e sono garanzia di un prodotto artistico altamente artigianale”. Pettorali, acquasantiere, vassoi, sculture, presepi e, naturalmente, gioielli. Spille, pettini, collier e anelli: creazioni poetiche che fanno sognare il mondo femminile che, sin dalle guerre puniche, ha usato il corallo come ornamento a scopo estetico e scaramantico. Platimiro Fiorenza è un poeta del corallo, custode della tecnica del retroincastro, inventata dagli artigiani trapanesi nel XVII secolo: l’oro rosso viene incastonato sul metallo, l’oro o l’argento, utilizzando la tela, la colla e la ceralacca.

Spilla in oro e corallo mediterraneo raffigurante grappoli d’uva. Gli accostamenti di colore intenso e le forme sinuose manifestano la grande perizia dell’artigiano-orafo nella lavorazione di questo prezioso materiale custodito dal mare. Foto di Stanislao Savalli
Grande esperto della lavorazione di uno dei beni più preziosi del mare di Sicilia, ma soprattutto generoso Maestro che dona le sue conoscenze ai tanti apprendisti che accoglie in bottega, Platimiro Fiorenza è stato insignito di svariati riconoscimenti. Nel 2013 è entrato a far parte del R.E.I. (Registro delle Eredità Immateriali della Sicilia) nel “Libro dei Tesori Umani Viventi” riconosciuto dall’UNESCO; nel 2018 la nomina a MAM-Maestro d’Arte e Mestiere da parte della Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, in collaborazione con ALMA, per l’indiscusso talento e la preziosa trasmissione del suo sapere alle giovani generazioni.

Porta reliquie in argento, corallo, madreperla e smalti. Tra leggenda, magia e tradizione artistica, il corallo è da sempre uno dei materiali privilegiati utilizzati al servizio degli oggetti sacri. Foto di Stanislao Savalli
“Il rapporto con la mia terra è un rapporto felice, mi sento cittadino del mondo, sono siciliano e ne vado orgoglioso”, leggiamo in una conversazione tra l’artista-artigiano e la storica dell’arte Cristina Costanzo. “Mi definirei un Maestro all’antica, ovvero un ricercatore del bello, colui che spazia all’interno delle idee, sensibile a ogni novità, perché nel mondo dell’arte non si finisce mai di apprendere”.
Le opere firmate da Platimiro Fiorenza sono sparse per il mondo, e persino custodite nei Musei Vaticani. Dai crocifissi e pastorali per le committenze ecclesiastiche ai manufatti d’uso comune come piatti e sculture destinati a prestigiose collezioni private, ai monili preziosi, agli accessori per l’alta moda.

Spettacolare “Madonna di Trapani”, realizzata nel 2012, in oro, avorio, argento, brillanti e corallo mediterraneo, con la tecnica del retroincastro, inventata dagli artigiani trapanesi nel XVII secolo. Foto di Nicola Bulgarella
“Platimiro Fiorenza, definito come autentico esempio di laboriosità e continuatore della migliore tradizione artigianale trapanese” – continua Cristina Costanzo – “resta un unicum nella storia, nell’arte e nella tecnica di lavorazione e rielaborazione del pregiato corallo, di cui si serve con immensa perizia e con risultati di grande modernità nell’ambito della tradizione”.
È una storia che nasce dal mare, e al mare riporta: il Mediterraneo è ricco di corallo e, grazie alle nuove leggi che regolamentano la pesca – come ci spiega il Maestro – oggi nuovi sedimenti possono nascere e crescere nel loro habitat naturale (da un centimetro a un centimetro e mezzo l’anno) prima di essere pescati e trasformati in gioielli dalla forte connotazione poetica. Una storia, appunto, tra sogno e materia.
