Il Premio “La Grande Bellezza”, promosso da Starhotels, in collaborazione con Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, Associazione OMA – Osservatorio dei Mestieri d’Arte e Gruppo Editoriale, è arrivato alla sua felice conclusione, decretando il vincitore all’interno di una rosa di 10 finalisti, tutti di assoluta eccellenza.
Selvatica, frutto della collaborazione dell’atelier milanese Fabscarte con il designer Francesco Maluta, è una lampada da parete con retroilluminazione a led, concepita come una finestra sull’esterno per legare alla natura anche luoghi dove essa non è presente. Il frontale è in carta dipinta con successivi interventi materici sul retro per creare giochi di luci e ombre; la forma ovoidale riprende l’idea del ventaglio orientale e la carta, grazie a diverse consistenze e differenti spessori, permette di lasciar trasparire la luce con gradazione eterogenea. I motivi decorativi sono realizzati a mano con la tecnica dell’acquarello.
Il premio è stato infine assegnato all’atelier milanese Fabcarte, che si è aggiudicato l’ambita competizione con la lampada “Selvatica”: un autentico gioiello di raffinatezza, tra artigianalità e design.
Horah, dell’impresa trevigiana di eccellenza Nuova Vetreria Resanese, che produce manufatti in vetro per componenti di arredo e illuminazione, è una raffinatissima serie di cinque lampade in vetro e metallo realizzate su disegno del noto duo di designers londinesi Raw Edges, composte da foglie di vetro curvo fuso a mano che ruotano lentamente attorno alla colonna di luce centrale, ispirandosi alla sincronicità della danza israeliana nota come Horah.
A seguito delle votazioni di una prestigiosa Giuria, composta da molti nomi illustri del design, delle arti applicate, del giornalismo e della cultura, Elisabetta Fabri, Presidente e CEO di Starhotels, il gruppo alberghiero italiano di eccellenza artefice di questa speciale iniziativa di mecenatismo, ha individuato in questa lampada da parete il progetto vincente: “Un’interpretazione poetica e romantica della luce, un’opera particolarmente suggestiva e sofisticata, che ho scelto per la sua doppia anima di creazione d’altissimo artigianato e di prodotto di design contemporaneo: un connubio perfetto tra design e tradizione, progetto e grande cultura manuale, pienamente nello spirito di questo Premio”.
La Luce di Venere, di Alessandro Rametta, è unaffascinante specchio in metalli diversi, vero esercizio di maestria tecnica. La superficie in rame lavorata a sbalzo e cesello evoca il mare di Cipro, dalle cui acque nacque Venere. La patinatura è ispirata alla crosta del pianeta Venere, tramite la stratificazione di nitriti di rame, zolfo e acido solforico. La semisfera in bronzo è stata forgiata a fuoco e martello su stampo in ferro. Il basamento ruotabile consente infinite variazioni di luce in movimento.
Alessandro Rametta, maestro d’arte milanese, fonda nel 1997 La Fucina di Efesto, luogo di ricerca sui metalli al confine tra arte, design e architettura. Sperimenta diverse tecniche scultoree e pittoriche sui metalli e si dedica alla produzione di opere uniche.
Ben 131 maestri artigiani si sono cimentati nel tema della prima edizione del concorso: “Una fonte di luce”. Tema quanto mai suggestivo e simbolico in questo periodo difficile e buio per tutti noi, che ha avuto sul fragile mondo artigiano gravi ripercussioni.
Un grandissimo successo, di cui parlano i numeri, molto al di là delle aspettative: ben 131 le candidature ricevute; 15 le Regioni di provenienza; 14 i settori di attività rappresentati: vetro, ceramica, carta, metalli, metalli preziosi, decorazione, mosaico, pietre dure, scagliola, legno, sartoria, tappezzeria, cereria, pelletteria…
Freedom, di Davide Medri, artista e mosaicista attivo a Cesena, è una contemporanea lampada modulare realizzata con un rivestimento in mosaico di specchio, una catena che lega alla vita e alla libertà: alla vita perché può proliferare, germogliare, espandersi liberamente nello spazio; alla libertà perché unisce terra e cielo, la concretezza della dimensione terrena alla vastità della dimensione spirituale.
Molti gli atelier storici e di chiara fama che si sono iscritti, ma in generale altissima la qualità delle opere in concorso, fra tradizione e contemporaneità.
Il progetto vincitore si aggiudica il premio in denaro di 10.000 euro, mentre le 10 opere finaliste saranno oggetto di un’importante campagna di comunicazione, esposizioni ed eventi.
Filide, di Laura Carraro, è uno scenografico centrotavola in mosaico che nasce dal fermo immagine di una foglia, caduta in un prato, che riflette la luce del sole. La forma si ispira a quella foglia per poi farsi ancora più stilizzata, mantenendo la sottigliezza e la leggerezza, grazie alla sperimentazione tecnica di un mosaico autoportante in tessere d’oro.
Laura Carraro crea opere di ricerca artistica, gioielli, oggetti per l’arredo e progetti per l’architettura nell’atelier Carraro Chabarik Mosaico Contemporaneo, nel cuore di Udine.
L’atelier Fabscarte, primo classificato, è fondato a Milano nel 2000 da Luigi Scarabelli ed Emilio Brazzolotto, che dopo una ventennale esperienza nel campo della pittura, decidono di aprire questo laboratorio insieme a giovani artigiani esperti in decorazione murale. La loro produzione di carte da parati e opere su carta, dipinte a mano grazie alla sperimentazione con materiali e tecniche antiche e contemporanee, si distingue per la grande preziosità e raffinatezza. L’atelier collabora con artisti e designer, partecipando a numerosi eventi e mostre. “Cerchiamo ispirazione nella natura e nell’arte per creare opere su carta e decorazioni pittoriche fatte a mano, capaci di fondere in modo originale materia, tocco e colore, offrendo un nuovo lessico all’interior design”, dichiarano con orgoglio i titolari.
Joy, dello studio comasco di design multidisciplinare Draga&Aurel, che opera nell’arredo e nell’interior design, è una serie di modernissime lampade da parete dalla forma desueta, in resina, vetro e plexiglass, di ispirazione anni ’70, dove ogni strato di resina fusa a mano si compone di una saturazione diversa; le tonalità complementari sono stratificate per creare un effetto bagliore morbido e sfumato.
Selvatica, frutto della collaborazione con il designer Francesco Maluta, è una lampada da parete con retroilluminazione a led, concepita come una finestra sull’esterno per legare alla natura anche luoghi dove essa non è presente. Il frontale è in carta dipinta con successivi interventi materici sul retro per creare giochi di luci e ombre; la forma ovoidale riprende l’idea del ventaglio orientale e la carta, grazie a diverse consistenze e differenti spessori, permette di lasciar trasparire la luce con gradazione eterogenea. I motivi decorativi sono realizzati a mano con la tecnica dell’acquarello.
Dduma, dell’eclettica artista-artigiana e decoratrice Barbara Abaterusso, che vive e lavora a Roma, è una poetica lampada da tavolo della collezione “Merletti” in bronzo e ottone nero, una scultura che riproduce un pizzo italiano d’epoca a motivi floreali, di grande raffinatezza. L’opera è fissata alla base in ottone nero, sulla quale è inserito un piccolo led che, illuminando la scultura, ne proietta l’ombra ingrandita.
Con i Fabscarte arrivano nella prestigiosa rosa dei 10 finalisti altri 9 atelier italiani di prima grandezza, nel segno dell’alto artigianato e del design più contemporaneo: Draga & Aurel, Bianco Bianchi, Antonino Negri, Nuova Vetreria Resanese, Barbara Abaterusso, Laura Carraro, Davide Medri, Salviati, Alessandro Rametta.
Ferai Codega, della celebre vetreria muranese Salviati, fondata nel 1859, è una raffinata collezione di tre lampade in vetro soffiato su design di Alberto Lago. Nascono dalla fusione di due vetri soffiati che si uniscono a creare un corpo unico. Il progetto si ispira alla storia dell’illuminazione di Venezia, una versione moderna della lanterna veneziana, che richiama gli archetipi della tradizione muranese. Nome noto a livello internazionale, Salviati rispetta e celebra la millenaria tradizione lagunare e collabora con importanti artisti e designer.
Dal talento e dalla maestria di questi artigiani dalle mani d’oro è nata una serie di creazioni di grande bellezza: lampade, vetri, specchi, lampadari, candelieri, centrotavola e istallazioni luminose, opere che spesso hanno proposto un’interpretazione simbolica e non letterale del tema.
Nirvana, di Bianco Bianchi, è un prezioso tavolo realizzato in marmo e scagliola, dove Il motivo decorativo del “mandala” è un intarsio realizzato con 167 lastre di selenite naturale trattate con uno strato sottile di scagliola pigmentata, e per la prima volta l’antica tecnica della scagliola diventa trasparente e luminosa, grazie alla celebre bottega fiorentina dedita alla lavorazione della pietra di luna, fondata a metà del XIX secolo e oggi gestita dai fratelli Elisabetta e Alessandro Bianchi, che hanno appreso l’ardua tecnica dal padre Bianco.
La prossima edizione del Premio avrà luogo nel 2022: tutti i maestri artigiani italiani sono invitati fin d’ora a partecipare!