Da quattro generazioni, a Pistoia, l’azienda Rose Barni coltiva rose esclusive d’autore. Beatrice Barni, erede di una radicata tradizione di famiglia, si dedica con passione e talento all’arte dell’ibridazione per ottenere sempre nuove e originali varietà di rose.
Da quattro generazioni Rose Barni mantiene alto il valore di questa pianta ornamentale. Pietro ed Enrico Barni collaborano nella conduzione dell’azienda: il primo si occupa delle relazioni con il pubblico e della parte promozionale, il secondo è addetto alla produzione e sopraintende ai lavori del vivaio. Sul finire degli anni ’90, il team si allarga con i rispettivi figli: Vittorio, che affianca il padre nella gestione della clientela, e Beatrice, che è impegnata nel settore della ricerca e si dedica al programma di ibridazione per l’ottenimento di nuove varietà di rose
William Shakespeare faceva dire alla sua Giulietta che una rosa avrebbe avuto lo stesso profumo anche con un altro nome. Rose Barni, storico vivaio attivo in Toscana dal 1882, dimostra da sempre che il nome, contrariamente a quanto affermava il drammaturgo inglese, ha una grande importanza soprattutto in fatto di rose.
Dedicate a grandi personalità del mondo della moda, dell’arte e dell’attualità, le rose del catalogo a firma Barni, capolavori d’ibridazione, hanno nomi altisonanti e di prestigio. Rosa Ottavio Missoni, rosa Valentino, rosa Rita Levi Montalcini, rosa Papa Francesco, solo per citarne alcune, fino alla più recente rosa Marella Agnelli. Tutti petali fragili e preziosi, piccoli miracoli di perfetta bellezza. L’intera collezione è costituita da circa 300 diversi tipi di rose, che vengono moltiplicate e commercializzate su vasta scala.
In memoria del famoso stilista, la rosa Ottavio Missoni ha il fiore rosso screziato di varie tonalità di rosa, magenta e bianco e un profumo fruttato.
Artefici di tanta meraviglia, ai giorni nostri, sono i fratelli Pietro ed Enrico Barni con i rispettivi figli Vittorio e Beatrice: una dinastia di rosaicoltori creatori alle porte di Pistoia del “Laboratorio della Rosa”, avventura che unisce tradizione e dedizione per la qualità, ricerca delle antiche specie e molta sperimentazione. Un primo importante fattore del successo è sicuramente il terreno: la famiglia Barni coltiva le proprie piante nel Grossetano, e la zona non è casuale. Un’area poco piovosa, abbastanza secca, con terra buona e tanta aria ma al riparo dai venti freddi: una conformazione orografica estremamente rara da trovare in altre parti d’Italia, che ben si adatta alla crescita e allo sviluppo delle rose.
I due poli di produzione di Rose Barni Pistoia e Grosseto, rispettivamente di 15 e 40 ettari, permettono a Rose Barni di coltivare le rose in terreni sempre ricchi di nutrimento e di tutti gli elementi minerali fondamentali per la buona riuscita delle piante, applicando il metodo della rotazione delle colture. Qui la serra dove ha luogo la prima parte delle operazioni di ibridazione.
Le rose sono sempre state un’eccellenza francese, che nell’Ottocento ha “invaso” tutta Europa; da oltre un secolo, grazie ai Barni, questo fiore parla italiano e viene distribuito in tutto il mondo.
Per questa dinastia di Pistoia ogni rosa è un unicum, ha cioè una sua specifica singolarità e deve essere coltivata nel rispetto dei processi naturali.
L’eccellenza che contraddistingue Barni Rose assicura la riuscita di un prodotto di qualità, controllato e seguito in tutte le sue fasi da occhi esperti come quelli di Beatrice Barni, intenta qui a prelevare un campione di polline.
Beatrice Barni, erede di una tradizione familiare di eccellenza, è una esperta ricercatrice e ibridatrice.
Parte del suo lavoro consiste proprio nel porre il polline di una rosa sui pistilli di un’altra con mano attenta e precisa e seguire nel tempo le diverse evoluzioni. L’ottenimento di una nuova varietà è un processo che richiede dai 7 ai 10 anni di osservazioni, prove e valutazioni. La prima parte di questo lungo iter avviene in serra, poi la nuova varietà viene piantata nei campi all’aria aperta…per arrivare alla moltiplicazione del fiore fino alla vendita su vasta scala.
Di notevole impatto visivo è la rosa Moonstone: i suoi fiori, portati su steli molto lunghi, si evolvono da bocci allungati. Il prezioso colore, bianco panna con una sottile orlatura di rosa sul bordo del petalo, ricorda quello di una fine porcellana.
Le rose create da Beatrice Barni sono tra le più apprezzate per maestria tecnica e competenza florovivaistica. La rosa, secondo la maestra artigiana, non deve essere concepita solo come pianta esclusiva, come fiore per un roseto, ma può essere utilizzata in molti modi, anche abbinata a piante delle quali solitamente non viene riconosciuto il valore ornamentale.
La raccolta degli stami che ancora non hanno rilasciato il polline avviene in piccoli barattoli in vetro, su cui sono scritti i nomi delle varietà. Dopo l’osservazione per circa tre anni all’interno delle serre, gli ibridi ritenuti potenzialmente validi per la messa in commercio vengono riprodotti per innesto nei campi di prova e poi controllati attraverso una serie di prove colturali.
Attenta alla diffusione della cultura del verde, l’azienda apre spesso le porte della propria struttura per corsi indirizzati a esperti del settore e amatori. Organizza lezioni sia pratiche sia teoriche sulla potatura e sulla coltivazione con approfondimenti sulle concimazioni e sulle patologie di questo fiore.
Presenti in tutte le più famose mostre-mercato del nostro territorio, che siano cespugli fiorenti o rampicanti della serie “Treillage” e a mazzi, le rose dello storico vivaio Barni hanno corolla e petali di una bellezza che incanta.
Dedicata all’architetto paesaggista, fondatore e presidente dell’Accademia Piemontese del Giardino, la rosa Paolo Pejrone, di colore albicocca e giallo, colpisce per la grazia dei suoi fiori. Ha ottenuto la Medaglia d’argento “La più Bella Rosa Italiana” a Monza nel 2011.
L’intera famiglia Barni ha nel tempo partecipato a numerosi concorsi nazionali e internazionali per nuove rose, ottenendo riconoscimenti come la Rosa d’oro di Ginevra, la Corona della Regina Teodolinda a Monza e la Rosa d’oro di Monaco. Tra i premi più recenti, nel giugno 2018 Beatrice Barni viene insignita del titolo di MAM – Maestro d’Arte e Mestiere della Fondazione Cologni nella categoria “Floricoltura e Giardino” e nel febbraio 2019 riceve il Premio dell’Impresa dei Mestieri d’Arte a Parigi dal Centre du Luxe et de la Création.
Dedicata a tutti gli innamorati e al grande stilista, la rosa Valentino ha il caratteristico colore rosso passione e brillante, dai petali carnosi e vellutati. “Per celebrare il giusto connubio tra moda e bellezza naturale”, spiega Beatrice Barni.
“L’esempio di Rose Barni” – così leggiamo nel volume monografico A Rose is a Rose is a Rose (Mondadori), curato dal fotografo Luca Bracali – “diventa il filo conduttore di un’Italia del fare, anzi del saper fare, attraverso la pratica di un artigianato colto e sensibile che conserva la sua vocazione umanistica in un attaccamento alle creazioni della terra anche quando le macchine, i computer e i laboratori di sperimentazione scientifica prendono progressivamente il posto degli utensili tradizionali e delle mani”.
In memoria della famosa neurologa Premio Nobel per la medicina nel 1986, la rosa Rita Levi Montalcini è un arbusto rifiorente con i fiori dalle tonalità rosa albicocca e un profumo delicato.
Come allegre stelle filanti, le striature rosse e gialle tinteggiano i fiori di questa particolare varietà, utilizzabile in bordure, aiuole e vasi su terrazzo. La rosa Carnevale è rifiorente, la sua fioritura avviene più volte da maggio all’autunno.
In apertura: Beatrice Barni è esperta artigiana dell’azienda di famiglia a Pistoia, famosa per la coltivazione di rose esclusive per i migliori giardini italiani. Vanta numerose presenze a concorsi nazionali e internazionali per nuove rose; tiene conferenze in Italia e all’estero sulla cura, coltivazione e ricerca di questo fiore, “inno alla bellezza e messaggio d’amore”.
Photo credits: Courtesy Rose Barni
A cura di Fondazione Cologni dei Mestieri d’arte