“Vietri ha la pelle di terracotta”. È il Maestro Francesco Raimondi a dare questa poetica descrizione della sua città natale. “Vietri sul Mare è tutto per me: mi rende felice perché qui la ceramica è sempre esistita. Basta attraversare i suoi vicoli per scorgere pezzi di cotture non riuscite che spuntano dai muri dei palazzi antichi”.
Passeggiare per il comune di Vietri sul mare vuol dire immergersi in una cittadina che ha fatto della ceramica la sua ragione d’esistere.
La storia, il turismo, il lavoro, l’arte, qui ruotano attorno a un unico epicentro: il laboratorio ceramico. Francesco Raimondi non è immune da questa attrazione, e delle ceramiche di Vietri si innamora da bambino, nella seconda metà degli anni sessanta. Fin dalle scuole elementari, accompagnato dalle inseparabili matite per disegnare e da un quaderno, passa il tempo dopo la scuola a sbirciare dentro le vetrine di qualche maestro decoratore, per poi riprodurre i disegni ed esercitarsi con colori e figure. I genitori e lo zio ceramista lo incoraggiano, riconoscendo il suo talento. Ancora adolescente inizia a frequentare la storica ditta ceramica di Vietri di Don Ciccio Avallone, in cui cinquant’anni prima aveva fatto la gavetta anche un giovane Guido Gambone.
È il suo ingresso nel mondo del lavoro come decoratore ceramista: seguiranno le esperienze alla Ceramica Solimene, al laboratorio Nando, poi in quello di Raffaele Pinto dal 1992. Quest’ultima “faenzera” in particolare segna un punto di svolta nella sua formazione artistica: Giovannino Carrano, considerato uno dei più grandi decoratori di ceramiche vietresi di tutti i tempi, gli fa da mentore e maestro.
Francesco Raimondi si perfeziona con lui nello “stile Vietri”, che consiste in pennellate veloci date senza ripensamenti, pressioni diverse esercitate sui pennelli, accostamenti di colori molto vivaci. Uno stile naïf che racconta con semplicità – a volte con immaginazione fiabesca – la vita e la natura del territorio della Costiera.
Vaso “Vietri sotto il mare”. In quest’opera Raimondi gioca con l’immaginazione, ponendo la sua Vietri sul Mare nelle profondità marine, meta di subacquei e casa per pesci, polipi e squali di ogni tipo. Raimondi ha un rapporto speciale con la sua città e la Costiera Amalfitana. L’amore verso questi luoghi è la prima fonte di ispirazione per le sue creazioni.
“Fiasca scaramantica”, 90 cm di altezza. Come per l’iconico “Grande Corno”, anche in quest’opera ritornano gli elementi tipici legati alla scaramanzia: pianeti, luna e stelle, sirene ammaliatrici, scale (sotto cui non passare), ferri di cavallo, cornetti, gufi, asini che volano, e molto altro. Collezione privata Forlì.
Vietri sul mare, capitale indiscussa della ceramica artistica
La fabbrica Pinto è anche un crocevia di ceramisti e artisti di passaggio, con cui Raimondi ha modo di instaurare dialoghi creativi. Dopo il 1999, scomparso Raffaele Pinto, lascia la manifattura e inizia a collaborare con la Cear di Bruno Siani. Nello stesso momento decide di aprire un laboratorio di ceramica artistica, per poter dare voce alla propria immaginazione, coltivando una ricerca più personale. Inizia a realizzare grandi vasi e piatti murali con figure femminili, immerse nei paesaggi della costiera amalfitana. Il suo percorso di reinterpretazione della tradizione vietrese è arricchito dagli scambi di opinioni con importanti artisti e storici dell’arte come Ugo Marano, Massimo Bignardi, Enzo Biffi Gentili, Manuel Cargaleiro. Da questi scambi nascono nuovi filoni di opere: quelle definite di “astrattismo geometrico”, e le “grottesche”, rappresentazioni legate ai miti mediterranei, ricche di ironia.
“Le creazioni ‘astratte geometriche’ e le ‘grottesche’ sono creazioni nate in momenti differenti della mia vita”, spiega il Maestro: “la mia curiosità dapprima mi ha condotto verso un mondo astrale composto di linee e punti che riprendono molte volte gli elementi geometrici della tradizione vietrese. Con smalti e colori vivaci ho sperimentato un effetto visivo più moderno. Ogni artista però è soggetto a un naturale e continuo processo di cambiamento, si è influenzati dalle correnti artistiche che continuamente si rinnovano”.
L’evoluzione dello stile lo porta quindi, dopo alcuni anni, alle sue rivisitazioni delle grottesche: “In quelle che chiamo le ‘Raimondesche’, ripropongo volti giovani, dei tempi odierni, e non più soggetti del passato posti negli affreschi, nei mosaici e nelle sculture antiche. Quello che volevo era che la mia rilettura delle grottesche riflettesse un’ironia a tratti borderline, che facesse riferimento alla nostra cultura: ricca di doppi sensi, del ‘detto non detto’, delle leggende popolari di cui il nostro territorio è ricco”.
I colori di Vietri, indescrivibile meraviglia e fonte di creatività per il Maestro Francesco Raimondi
Un territorio, quello della Costiera Amalfitana, leggendario per i tramonti dalla bellezza struggente, il profumo degli agrumi, le passeggiate romantiche. Un luogo che non può fare a meno di ispirare cose belle, soprattutto a un animo d’artista come quello di Raimondi: “La mia Vietri, porta d’ingresso della Costiera Amalfitana, tra mare e natura, è sempre stata la prima ispirazione delle mie creazioni. Magari in un pomeriggio mentre sono tranquillo a leggere un libro: in un attimo l’ispirazione giunge da un ricordo, uno studio, un viaggio, da ciò vedo o leggo, dalla vita. In quel preciso momento la mia mente viene colpita e l’idea viene messa dapprima su carta affinché non svanisca, e successivamente su ceramica”.
Ecco come nascono le opere sorprendenti di questo Tesoro Vivente della ceramica vietrese, nominato nel 2016 MAM, Maestro d’Arte e Mestiere dalla Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, e che ogni giorno crea, modella e decora capolavori di ceramica tra le mura dell’Archetto, il suo amato laboratorio.
A cura della Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte