La ceramica ha accompagnato l’uomo da sempre e in ogni cultura, fin dal periodo del Neolitico, variando negli impasti, nelle forme, nei decori. A Castelli, un centro piccolo e piuttosto isolato in provincia di Teramo, la storia della maiolica italiana raggiunge apici di eccellenza, soprattutto nei secoli che vanno dal XVI al XVIII. In questo piccolo borgo di origine medievale abbarbicato alle pendici del Gran Sasso vive e opera la famiglia Di Simone, il padre Vincenzo e il figlio Antonio, ceramisti per tradizione: il primo esperto di formatura, foggiatura, composizione di smalti e colori, il secondo abilissimo nella decorazione.
Vincenzo Di Simone, Maestro ceramista tra i veterani di Castelli, è legato fortemente al know-how del territorio. Questo grande artigiano della maiolica da tutta una vita crea i suoi manufatti, dall’inizio alla fine del ciclo di produzione, realizzando da solo perfino gli smalti e i colori.
Vincenzo Di Simone nasce a Castelli nel 1933: la casa natia sorge nei pressi di un’antica bottega di ceramica, fin da bambino, quindi, l’argilla diventa il materiale preferito con cui giocare. Ceramista per passione – ancor oggi gli brillano gli occhi chiari quando parla della sua arte – può essere a tutti gli effetti considerato un artigiano innovatore: nella sua bottega i manufatti vengono cotti nei forni “a respiro”, di sua invenzione, alimentati con la legna dei boschi circostanti, chiamati così perché una volta accesa la legna si può percepire un rumore simile appunto a un profondo respiro. Vincenzo ancor oggi, all’età di 89 anni, crea da solo anche gli smalti e i colori: il giallo, il blu cobalto, il manganese, il verde ramina e l’arancio “Castelli” (risalente al Cinquecento), considerati i colori storici del territorio.
Antonio Di Simone, figlio di Vincenzo, affianca il padre dagli anni Ottanta. È Maestro della decorazione, abile soprattutto nella pittura su ceramica: qui al lavoro su un piatto di recente produzione (2022), che riproduce il mito di Galatea tra tritoni e nereidi.
All’insegna di gesti sapienti, la smaltatura dei manufatti, che si ottiene attraverso un bagno a base di stagno, piombo e silice, serve per assicurarsi un fondo neutro su cui dipingere e garantirsi la lucentezza nella decorazione. “Lo smalto castellano non deve essere bianchissimo; è resistente, e lo si percepisce anche dal suono che si produce quando due vasi, ad esempio, vengono a contatto. Questo rumore è caratteristico, segno tangibile di una cottura dalla durata di oltre 20 ore, spiega il veterano Vincenzo, che nel 2020 riceve il titolo di MAM-Maestro d’Arte e Mestiere dalla Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte. Una parte della sua produzione è rivolta ai fischietti, strumenti a fiato tipici di un’arte povera, e pipe per fumare il tabacco, solitamente di color manganese.
Il piatto decorato da Antonio Di Simone è ispirato all’originale di fine XVII secolo Galatea tra tritoni e nereidi di Carlantonio Grue (Castelli, 1655-1723): tra le tematiche preponderanti della maiolica del Settecento di Castelli figurano proprio le maioliche degli dei.
Lo spirito della tradizione, il recupero delle forme e dei decori come si sono affermati da Castelli nel mondo, il senso del colore ancorato alla tipicità della tavolozza castellana sono i tratti caratteristici della Vecchia Bottega Maiolicara, tornata al suo splendore originario dopo un attento restauro, riconosciuta dal Ministero dei Beni Culturali e dichiarata bene di interesse storico e artistico. Le opere a firma Di Simone, una volta modellato l’oggetto al tornio o con gli stampi (alcuni risalenti all’Ottocento), sono pronte per la cottura a 980 gradi: si crea il cosiddetto “biscotto”, poroso, pronto per essere nuovamente messo in forno.
Il vaso, realizzato durante questi anni di pandemia e decorato dalle sapienti mani di Antonio Di Simone, è un omaggio al riconoscimento MAM-Maestro d’Arte e Mestiere, tributato a Vincenzo Di Simone nell’ottobre 2020. L’opera d’arte è conservata a Milano presso la sede della Fondazione Cologni.
Impasti d’argilla, modellati sul tornio a pedale, che si trasformano in maioliche d’uso o decorative dal fascino senza tempo, impreziosite dalla mano di Antonio: le sue decorazioni, come vuole la tradizione, sono eseguite con pennelli di crini d’asino, adatti per esaltare bellezza e precisione. Antonio Di Simone, classe 1964, realizza tutti i tipi di decori, dal paesaggio classico alle scene pastorali e mitologiche, fino alle rappresentazioni di stile popolare, come i piatti e i boccali con i galli e i bordi a stampo o spugnetta.
Nella produzione a firma Di Simone noti e apprezzati sono i paesaggi, le figure minute che si stagliano su piatti e vasi e il tipico decoro con gallo e spugnetta. Oltre ai manufatti del repertorio classico che rimandano ai Grue, a Gentile e Cappelletti, le ceramiche Di Simone propongono una linea strettamente popolare.
I Di Simone rappresentano oggi una tradizione familiare solida e attenta all’artigianato locale abruzzese, valorizzando con il loro operare quotidiano le tecniche produttive fondate sui metodi e i materiali ereditati dal passato, ma anche sulla profonda conoscenza delle materie prime di cui il territorio è ricco e della loro felice combinazione.